Isis: il modus operandi della “guerra terrestre” in Europa


Isis: il modus operandi della “guerra terrestre” in Europa

 

La Storia delle Relazioni Internazionali contemporanea fornisce tutti gli elementi essenziali per trarre la teoria che gli Stati mondiali stiano vivendo la loro Terza Guerra Globale. Analizzata dal punto di vista della strategia di attacco dell’attore principale, l’IS, essa si presenta come una Guerra anomala nei suoi vari aspetti; una Guerra che cambia e modula le sue tattiche in base al Soggetto-Stato che si vuole colpire. Contrariamente alle due grandi guerre della storia mondiale,  che gli storici hanno definito “Guerre Anfibie”, poiché combattute per terra, per aria e per acqua, la Guerra condotta dall’IS è una “Guerra Terrestre”, in quanto ciascuna loro offensiva prende luogo solo in uno spazio ben definito, ossia il territorio: ora attraverso cinture esplosive, ora attraverso sparatorie di massa. Il 13 novembre 2015 è stata la volta dell’Europa, di Parigi. Un complesso di uomini armati di fucili  AK 47 (meglio conosciuti come kalašnikov) sferrano attacchi coordinati in uno stadio, in un teatro, in due cafè e in due ristoranti nella capitale francese, uccidendo, ferendo e prendendo in ostaggio civili indifesi. È proprio partendo da questo ultimo caso che l’Europol [1] con la collaborazione di alcuni Esperti di ciascun Stato membro, decide di definire, grossomodo, non solo le principali caratteristiche dei “modi di attacco” del sedicente Stato Islamico contro l’Europa, ma allo stesso tempo tenta di disegnare il profilo psicologico e morale degli attentatori.
Da un’attenta disamina, risulta che gli attentati di Parigi si siano svolti secondo il c.d. “Mumbai style”. Il modus operandi
degli assalti a Mumbai nel 2008 è simile a quello di Parigi 2015: dieci attentatori (o poco più) dotati di AK 47; spedizioni coordinate in cafè, ristoranti e teatri; 164 vittime cadute a Mumbai, 130 morti e 352 feriti a Parigi. Ecco che pian piano scompare la figura del terrorista come “lupo solitario” e comincia ad emergere “il branco” che cerca di colpire il cuore della vita di una città. Sono attacchi ben pianificati e preparati eseguiti con strumenti di combattimento facilmente reperibili, da persone accuratamente addestrate, quasi sempre figli della stessa Nazione che si vuole ferire, che hanno in comune il fattore età (giovane età) e legami sociali (comune etnia, background e lingua) e quindi non esclusivamente fattori religiosi o uguali credenze ideologiche. Alcune ricerche testimoniano che circa il 20% di loro soffre di patologie mentali, e che circa l’80% ha precedenti penali per reati minori e che il loro avvicinamento al IS sia stata la giusta opportunità per dare sfogo agli impulsi violenti che vivono silenti in ognuno di loro.
L’Europol mette in allerta l’intera Europa, ricordando che la minaccia terrorismo è pronta a bussare alla nostra porta in qualsiasi momento. A tal proposito si intercettano quattro possibili scenari dove essa può palesarsi. Questi ultimi sono individuati grazie alla mescolanza di quattro fattori: attacchi sofisticati (cioè pianificati, ben organizzati che hanno come oggetto un determinato target) e attacchi non sofisticati (frutto di un personale ed improvviso impulso), da una parte; hard target (forze armate, persone di spicco o semplicemente luoghi protetti) e soft target (persone e luoghi non protetti in caso di attacco), dall’altra [2]. Certo è che oggi l’IS punta, in Europa, la sua attenzione soprattutto al target da colpire  piuttosto che al tipo di attacco da sferrare. È la tattica più astuta per creare paura, panico ma soprattutto spettacolarità, una sorta di finestra da dove sventolare i loro fatti per aumentare la credibilità nel mondo europeo o non solo.
Anna Chiara Ganci
 
Note:
[2] Parigi 2015: attacco sofisticato + soft target.

 

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