Nasce la rubrica settimanale Radio Aut: uno spazio di libertà, aperto al contributo di tutti, anche esterni alla associazione, per dare voce a chi voce non ce l’ha o semplicemente per affrontare ed approfondire un tema di attualità politica, economica, giudiziaria, sociale, culturale… non una rubrica contro qualcuno ma una rubrica per qualcosa di importante ed irrinunciabile: la libertà!
Non sono appassionato di colori: giallo-verde, giallo-rosso. Forse mi appassiona il rosa-nero, i colori del Palermo, la mia Palermo, con la sua magia, la sua bellezza e le sue contraddizioni.
Le stesse contraddizioni che, in queste ultime settimane di agosto, hanno visto il nostro Paese avvinghiato da una crisi di governo che, secondo molti osservatori, è “pazza”.
Diciamolo subito: Salvini ed il salvinismo, ispirato alla xenofobia e all’odio interculturale, mi stanno parecchio antipatici. Non solo perchè Salvini ha introdotto nel dibattito sociale prima e politico dopo il concetto anacronistico del “sovranismo”, ossia l’idea che esistano non tanto confini geografici ma muri tra le nazioni; ma soprattutto perchè Salvini ha tutelato e continua a tutelare i poteri economici forti del nostro Paese, il ceto industriale del Nord, la famiglia Benetton, l’inutile Tav Lione-Torino.
La fine del governo Lega-M5S, tuttavia, ma ancor prima la nascita dello stesso, mi consolano non tanto perchè non amo Salvini, quanto perchè finalmente è caduta la becera fictio degli ultimi venti anni, introdotta dal Cavaliere, che illudeva il popolo italiano di eleggere direttamente il Capo del governo.
La nostra è e rimane una Repubblica parlamentare, in cui la centralità spetta alle Camere, dove nascono e muoino le maggioranze parlamentari e dove viene data o tolta la fiducia al Governo. Quanto dico può apparire scontato e banale, fin troppo ovvio ad uno studente che si appresta ad un esame di diritto costituzionale. Ma ciò che è scontato finisce con l’essere dimenticato: fino alle ultime elezioni politiche, gli italiani venivano chiamati a scegliere, falsamente, chi li doveva governare. E tutto ciò, a Costituzione invariata, a guisa del sistema elettorale passato e presente. Grazie a Dio, tutto ciò è finito: l’anno scorso il Parlamento impiegò tre mesi per dare al Paese una maggioranza ed un Governo. E per la prima volta, il Presidente del Consiglio non era più ildominus dell’indirizzo politico governativo, ma semplicemente ciò che prevede la Costituzione: unprimus inter pares, che dirige sì il Consiglio dei Ministri, ma la cui linea è rimessa alla intera collegialità dell’organo medesimo.
Bene ha fatto il Presidente Mattarella, nel suo intervento conclusivo a margine del primo giro di consultazioni, a ricordarci questa banalità, questa ovvietà.
Non so che sbocco avrà la crisi di governo e, francamente, poco mi interessa. Michele Anais suggerisce un governo di decantazione, anche se credo non esistano le condizioni.
Io ritengo invece che abbiamo bisogno di un Governo politico, frutto dell’intesa tra le forze parlamentari in grado di stilare un programma di governo lineare ed omogeneo, che metta l’Italia al riparo dalle speculazioni economiche, che riduca le sacche di povertà, che abolisca i decreti sulla sicurezza e sui “porti chiusi”, che tolga alla famiglia Benetton le autostrade, che faccia una seria riforma della giustizia e riduca il numero dei parlamentari.
Piaccia o non piaccia, credo che spetti al M5S, partito di maggioranza relativa, farsi promotore della soluzione della crisi di governo, indicando al Capo dello Stato la propria volontà di dare vita ad un nuovo Governo, e credo anche che a guidarlo debba essere il suo capo politico, ossia l’onorevole Luigi Di Maio.
Il Partito Democratico ha oggi una grande occasione, sciupata l’anno scorso: relegare Salvini ed ilsalvinismo all’oblio della storia. Serve volontà e coraggio. Altrimenti andiamo a votare e consegniamo il Paese a Salvini e alle destre.