Sergio Mattarella, l’uomo che ragiona a bassa voce


– EDIZIONE STRAORDINARIA –

Sergio
Mattarella, l’uomo che ragiona a bassa voce
a cura di Rosario Fiore, docente di Diritto internazionale Unipa
e Gabriele Messina Presidente I.ME.SI
L’elezione
di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica rappresenta, certamente,
un motivo di orgoglio per tutti i siciliani, qualunque sia il colore politico. Palermitano,
docente universitario di diritto parlamentare, sia a Giurisprudenza che a
Scienze Politiche dell’università di Palermo, Matarella appartiene ad una
famiglia politica assai importante. Il padre Bernardo fu potente Ministro
democristiano dal secondo dopoguerra fino alla metà degli anni sessanta,
ingiustamente additato dal sociologo Danilo Dolci di contiguità mafiose,
circostanza questa smentita in maniera netta sia dal Tribunale di Roma che in
via definitiva dalla Corte di Cassazione. Sergio Mattarella non era destinato a fare
politica: schivo, di poche parole, grande studioso, si dedicava assiduamente
all’insegnamento universitario del diritto pubblico, in modo particolare del
diritto parlamentare fino a quando, il 6 Gennaio 1980, Cosa Nostra uccide il
fratello Piersanti, all’epoca Presidente della Regione Siciliana: e’ questo il
periodo degli omicidi eccellenti, con la morte l’anno precedente del segretario
provinciale della DC palermitana Michele Reina, poi Pio La Torre, il Generale
Dalla Chiesa, magistrati, poliziotti. Siamo in piena guerra di mafia in
Sicilia, con l’ascesa dei corleonesi al vertice mafioso siciliano e l’inizio di
una vera e propria contrapposizione tra lo Stato e la mafia. In questa
contrapposizione, il fratello Piersanti era schierato dalla parte dello Stato,
proteso ad un profondo rinnovamento interno della Democrazia Cristiana
siciliana, fino ad allora dominata da Lima e Ciancimino, ma soprattutto proteso
a rivoluzionare la macchina amministrativa e degli appalti della Regione. Morto
il fratello, Nel 1983 Sergio Mattarella continua l’impegno politico della
propria famiglia, risultando eletto alla Camera dei Deputati nella lista della
DC, di cui diviene successivamente uno dei maggiori rappresentanti della
sinistra interna, tanto da ricoprire importanti ruoli di ministro nei governi,
De Mita, Goria e Andreotti, dal quale governo, come noto, si dimise nel 1990
per protesta contro l’approvazione della legge Mammi, che tutelava gli
interessi imprenditoriali di Silvio Berlusconi e della Fininvest.  Mattarella certamente e’ ricordato soprattutto
per essere il padre della legge elettorale che, nel 1993, sostituì il sistema
proporzionale puro con il sistema maggioritario dei collegi plurinominali, noto
come Mattarellum per la definizione del politologo Giovanni Sartori. Tra i fondatori del Partito Popolare Italiano
prima e dell’Ulivo di Romano Prodi, Mattarella ritorna a ricoprire ruoli di
primo piano sul finire degli anni 90, quando con i due governi D’Alema e col
governo Amato, diviene Vice premier e Ministro della Difesa per poi, nel 2011,
essere eletto dal Parlamento giudice costituzionale. Mattarella è un uomo
politico assai navigato, come disse di lui Giuliano Amato “un uomo che
quando tutti gridano, lui ragiona a bassa voce”. Questa sua
caratteristica, ossia un moderatismo accentuato, fatto di poche parole, garbo e
sensibilità istituzionale, potrà conciliarsi col renzismo dei tweet,
dell’immagine a scapito della sostanza? Molti, oggi, sono convinti che
l’elezione di Sergio Mattarella al soglio quirinalizio abbia rappresentato la
fine del patto del Nazareno, cioè l’accordo Renzi-Berlusconi sulle riforme
elettorali e istituzionali; molti, anzi gran parte, lo hanno votato non tanto
per le sue doti politiche e le sue sensibilità istituzionali, ma per sabotare
le riforme in cantiere, tra tutte la nuova legge elettorale, l’Italicum,
approvato in seconda lettura la scorsa settimana. Certamente in questa
direzione si sono mossi sia Sel che la minoranza Dem, nell’ovvia convinzione
che l’Italicum con i capilista bloccati ed il premio di maggioranza alla lista
più votata farebbe di Renzi il padrone dell’ Italia per i prossimi anni. Da
questo punto di vista, l’elezione di Mattarella, apparentemente, affossa il
patto del Nazareno, allontanando l’approvazione della nuova legge elettorale e
l’abolizione del Senato.  Ma solo
apparentemente! Se Renzi avesse proposto al suo partito il nome di Mattarella,
con l’ accordo di Berlusconi, oggi Mattarella non sarebbe il 12simo Capo dello
Stato, poiché ne’ Sel ne’ sinistra Dem avrebbero mai votato una personalità
espressione del patto del Nazareno. Ecco, allora, la necessità di indicare una
personalità in disaccordo, ma solo apparente, con Berlusconi, il cui partito
decide alla fine di votare scheda bianca. Ed è’ questa la prova che Berlusconi
finge quando dichiara che il nome non e’ condiviso. Diversamente Forza Italia,
come ha fatto la Lega di Salvini, avrebbe votato un proprio uomo. Ecco allora che il nuovo Capo dello Stato si colloca perfettamente nel solco
del patto del Nazareno, col vantaggio che, date le sue doti politiche e
istituzionali nonché giuridiche, riuscirà a mitigare le irritanti renzate. Ed
ancora una volta, mentre tutti grideranno, lui sarà l’unico a ragionare in
silenzio. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *