Lotta alla radicalizzazione, una discussione con Bart Somers, Sindaco di Mechelen


 


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Bart Somers, Sindaco di Mechelen (Belgio)


Il Belgio è uno dei paesi che da più di due anni ha assistito all’interno dei suoi confini ad un processo di radicalizzazione importante, soprattutto al livello giovanile. Il fenomeno ha seriamente influenzato le politiche locali del paese, che dopo gli attentati ha voluto promuovere delle iniziative per rallentare il processo di radicalizzazione. Uno dei primi personaggi politici a voler prendere delle iniziative è stato Bart Somers, sindaco della città di Mechelen. Tuttavia, la lotta al radicalizzazione può essere vista come una impresa ardua a causa della complessità del problema.

Durante la discussione con il sindaco, avvenuta il 26 Gennaio a Bruxelles, su un progetto finalizzato alla lotta contro la radicalizzazione, il quesito fondamentale si è fondato su come le autorità locali possono svolgere un ruolo cruciale per contenere questo fenomeno, e in che modo uno Stato o addirittura l’Unione europea possono supportare queste iniziative.

Il Belgio è paese che ha visto crescere sia il numero delle persone che partono per combattere per il Califfato, sia il numero di adulti e bambini radicalizzati. Mechelen è una città multiculturale, di cui circa il 20% degli abitanti sono di religione musulmana, soprattutto provenienti dal Marocco. Come sindaco di questa città, Bart Somers ha cercato un modo per  prevenire la radicalizzazione e le partenze di una parte della popolazione musulmana, ma anche degli altri abitanti di Mechelen: nonostante il processo di radicalizzazione colpisca i musulmani, dei dati forniti spiegano che questo fenomeno colpisce diverse fasce della popolazione indipendentemente dalla loro religione e/o origini.

Oltre alla questione della provenienza il sindaco ha anche sottolineato la problematica legata alla dimensione delle città, e la relativa complessità a gestirle. In molti sono portati a pensare che in una piccola cittadina ci sia meno “pericolo” di radicalizzazione rispetto ad una metropoli. Tuttavia, il sindaco ha spiegato che la dimensione di una città non ha un impatto diretto sul processo di radicalizzazione.

Infatti, prendendo ad esempio Mechelen, che è una piccola città come Vilvoorde (un piccolo comune confinante con Bruxelles), si può notare che nonostante le due città abbiano quasi lo stesso numero di abitanti, la prima ha avuto un numero nettamente inferiore di foreign fighters rispetto alla seconda.  Questo esempio è emblematico per comprendere i meccanismi di lotta alla radicalizzazione: il modo più rilevante per evitare questo processo è la prevenzione a livello locale.

Bart Somers ha insistito su due concetti, che sono secondo lui la base intrinseca della società occidentale: «La libertà e la diversità sono due facce della stessa medaglia».

La diversità nell’identità

La diversità è un concetto che il sindaco Somers ha voluto mettere in rilievo durante la discussione, e ha messo l’accetto sul fenomeno della ghettizzazione. La miglior politica da promuovere intorno alle periferie degradate della città è quella dell’investimento: infrastrutture di buona qualità, miglioramento degli spazi pubblici, strade pulite. Secondo il sindaco bisogna seguire un ragionamento circolare che nel medio periodo può portare i suoi frutti.

L’abolizione dei ghetti e il miglioramento delle periferie avvicina la figura del politico alla popolazione, che si sentirà presa in considerazione. Questo circolo virtuosa è caratterizzato dall’inclusività e dalla promozione della diversità attraverso diverse classi sociali. Quindi, Bart Somers ha insistito sul concetto di “social-mix”: bisogna trasmettre il principio secondo cui siamo tutti diversi l’uno dagli altri per questioni religiose, sociali, economiche, e culturali. Tuttavia, possiamo vivere insieme nel rispetto della diversità reciproca.

Poi, il sindaco ha messo in luce una parte della strategia di Daesh, che si fonda sulla divisione sociale, tra chi è nella verità e chi ha torto in funzione della propria interpretazione. Daesh gioca con questo problema per creare una identità unica: noi – i veri musulmani- e gli altri che non credono allo stesso modo. A partire da questo processo, la pluralità di identità è negata, ogni persona è bianca o è nera, buona o cattiva: Daesh ha creato una ideologia, proprio come i regimi totalitari, come il comunismo o il nazismo hanno già fatto nel secolo scorso.

Stanno distruggendo le identità trasversali, che creano legami tra gli individui, attraverso la strumentalizzazione della religione. Secondo Bart Somers, l’ideologia di Daesh non ha nulla in comune con l’Islam come religione, poiché vengono usati dogmi islamici per servire il proprio intento al fine di manipolare persone isolate o marginalizzate.

Secondo il sindaco, l’approccio di Daesh non si fonda su una questione religiosa, ma su un processo politico elaborato. L’esempio pratico è legato al fatto che non tutti i musulmani hanno abbracciato la dottrina imposta dal Califfato. La guerra portata avanti dall’ISIL non mira a distruggere una particolare religione: si lotta contro la democrazia, le società aperte, l’umanità in generale. Questa è  politica, non religione. Inoltre, come ogni ideologia totalitaria, gli altri, cioè le persone che non hanno la stessa opinione, non sono viste come esseri umani, motivo per cui l’uso della violenza è in questo caso legittimo.

Libertà: un vettore di adattamento e di ricchezza culturale

Daesh si comporta come un regime totalitario e nega le libertà e le identità che per il Califfato non sono consentite. Pertanto, gli attacchi terroristici hanno lo scopo di servire questa ideologia totalitaria e creare rotture tra le popolazioni, soprattutto per quanto riguarda l’Islam come una religione pacifica. Questa paura per gli altri comporta una legittimazione della violenza.

Il legame tra l’ideologia e la propaganda in questo caso è molto stretto. L’approccio adottato dalla propaganda dello Stato islamico tocca tutti i livelli della società: le classi povere, le classi medie e persone anche istruite. L’obiettivo di Daesh è l’individuo con forti problemi di integrazione: il disadattato. Attraverso la propaganda, l’ISIL colpisce le “vittime” della società occidentale, per fargli credere che una volta abbracciata la loro dottrina avranno l’opportunità di diventare eroi. La loro propaganda si basa proprio sulla deresponsabilizzazione dell’essere: la causa del disagio è l’altro (in questo caso la società occidentale).

Il sindaco Somers cerca di basare la sua politica tenendo a mente certi processi complessi, che esulano dal semplice piano religioso. In quanto politico liberale, lui ha affermato che «la libertà non è un modo di vivere, è tolleranza verso altri modi di vita»: la società ha bisogno di adattarsi e cambiare, ma non dovrebbe decidere della libertà degli altri. Il cambiamento e l’accettazione di questo sono in profonda opposizione con l’ideologia di Daesh: secondo loro, nulla deve cambiare dal momento che il Profeta ha camminato sulla Terra, e ogni prova di evoluzione è un tradimento. È per questo che il rispetto della libertà e delle differenze è una base per combattere Daesh.


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Contrastare la radicalizzazione: diversi livelli di azione

La lotta alla radicalizzazione comporta un percorso di contrasto che può risultare lungo e difficile, che richiede costi importanti, molto tempo, e i risultati non sempre sono garantiti. Nonostante queste difficoltà, agire a livello locale per prevenire o fermare questo processo è secondo Somers una delle chiavi del problema: conoscere personalmente gli individui coinvolti aumenta l’impatto dell’intervento. La fiducia reciproca è in un primo momento un approccio importante, e in secondo luogo, per aiutare una persona in fase di radicalizzazione, è necessario capire come questo fenomeno ha guadagnato terreno per vedere la causa ed essere in grado di trattarlo e prevenirlo.

Inoltre, il livello locale è più pertinente per combattere il fenomeno, perché la variabile principale utilizzata da Daesh è l’isolamento delle persone. Invece, creare una sensazione di inclusione, di appartenenza ad un gruppo, è il miglior modo di agire. Il sindaco ha paragonato la strategia di Daesh a quello di una setta, che funziona come «una droga». Ecco perché la lotta alla radicalizzazione è così complicata e imprevedibile: una persona isolata, che viene improvvisamente paragonata ad un eroe, non tornerà più alla sua quotidianità, perché non l’accetta più.

Il contrasto alla radicalizzazione deve essere una parte delle politiche sociali, sia al livello nazionale che europeo. Bart Somers ha ripetuto che la sicurezza e la difesa non è l’unica questione importante. L’unione europea, in quanto istituzione comunitaria potrebbe, e dovrebbe, incentivare delle pratiche, tali che la condivisione dei dati tra i servizi di intelligence dei pesi membri, la creazione di un organo responsabile delle politiche per la lotta alla radicalizzazione. La forza della UE si fonda sull’esistenza di alcuni organismi dinamici, e che possono evitare la polarizzazione della società.

Quindi, secondo il sindaco, l’UE deve agire su tre livelli. Il primo si basa su un piano di sicurezza, non come un processo di isolamento, ma come pratica top-down, al fine di creare un programma in grado di raggiungere e toccare la società civile. Dopo aver creato un programma di sicurezza, la cooperazione tra gli Stati a più livelli deve essere migliorata, specialmente l’intelligence, la condivisione delle informazioni, la collaborazione, la cooperazione tra le forze di polizia.

Infine, dopo aver stabilito un programma di sicurezza comune e una cooperazione tra i 28 paesi, devono essere sviluppare le buone pratiche. Grazie a queste ultime, la società civile sarà in grado di diventare un attore chiave per contrastare il processo di radicalizzazione, cercando di mettere in contatto le regole che vengono dall’alto e le esigenze provenienti dal basso.

Inoltre, l’UE, ma anche gli altri paesi occidentali, dovrebbero prestare più attenzione alla diffusione dell’ideologia wahabita, perché questo tipo di propaganda è notevole. Bart Somers ha indicato che il 95% della letteratura musulmana on-line è wahabita. Tale ideologia, basata su una interpretazione estremista e deviante dei testi islamici,  dimostra una attitudine aggressiva verso i credenti di altre religioni, come i cristiani e i mussulmani di altre confessioni e sostiene la necessità di sradicarli.

Secondo il sindaco, l’interpretazione dei testi sacri ha una notevole importanza. In quanto pieno di contenuti metaforici e allegorici, qualsiasi testo sacro deve essere letto ed interpretato a livello teorico, e da parte di persone in grado di comprenderne il contenuto. Nel caso del Corano, se ogni verso fosse letto in modo letterale per applicarlo in una società diversa da quella del Profeta Maometto, il rischio sarebbe quello di interpretare e applicare in modo non corretto il contenuto: questo è il caso dei jihadisti.

Fino ad ora, gli interessi finanziari hanno frenato le iniziative e gli sforzi di questa ideologia, anche se la visione wahabita svolge un ruolo principale nella radicalizzazione. In particolare, l’UE deve ammettere che l’Islam è una parte della sua storia e le istituzioni europee devono accettare e supportare questa caratteristica come parte della loro identità multiculturale.

Emmanuelle Gris

Maria Elena Argano

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