La società moderna è culturalmente pluralistica. Società come quelle dell’Australia che hanno istituzionalizzato una politica che favorisce l’interazione sociale tra più culture all’interno di una società e che si basa sul rispetto delle differenze culturali sono gli esempi della nuova frontiera dell’assetto socio-politico della varie Nazioni dell’Oggi. Certamente il contesto australiano è culturalmente progredito e si sviluppa all’interno di un’etica volta all’apertura verso l’altro, cioè vi è uno Stato che tutela quelle minoranze che si inseriscono all’interno della società ospite. Purtroppo non è un sistema che viene ritenuto adeguato nella maggioranza dei casi. Perché a parte le eccezioni su riportate di società pluralistiche, nella maggior parte del mondo vi è un Multiculturalismo che non viene salvaguardato e dunque visto come una risorsa ma al contrario, questo pluralismo di culture, diventa un qualcosa di negativo. In Europa vi sono dei provvedimenti volti alla salvaguardia della coesistenza tra più culture all’interno di una stessa società ma non vi è nulla di consolidato e perfettamente implementato. Per esempio la società del Regno Unito che è tra le società più multietniche sullo scenario mondiale ha negli anni attuato alcuni provvedimenti per attuare una dialettica tra le varie etnie ma in realtà non ha realizzato nessuna politica concreta che creasse una coesione al livello sociale delle varie culture. Certamente alla base di una politica che salvaguardi il pluralismo di una società, purché si riconosca come risorsa la minoranza culturale che viene “ospitata”, vi deve essere oltre che una volontà da parte di chi decide anche dei presupposti socio-politici che possano permettere l’implemento di tale progetto.
Abbiamo preso in esempio società dove vi sono tutte le possibilità per attuare una politica volta all’intercultura ma prendiamo un attimo in esempio anche il contesto italiano.
In Italia non vi è attualmente nessun presupposto socio-politico per aprire alla multicultura che proprio nel contesto qui citato assume un significato prettamente negativo. Perché proprio nel contesto italiano assume un significato negativo la multicultura?
Per un fattore culturale colui che rappresenta una nuova cultura e che approda in un Paese come l’Italia è , attraverso una pregiudiziale a priori, visto immediatamente come uno straniero e dunque tacciato con accezione negativa come “immigrato” e tale rimane. In Italia oggi non vi sono i presupposti per salvaguardare lo straniero che giunge sul suo suolo, poiché la crisi economica ha causato l’eliminazione di qualsiasi possibilità di tutela dell’intercultura per fattori puramente pragmatici. Chi giunge in Italia come migrante prende il posto di chi come lui lascia il proprio paese per le stesse motivazioni.
Se andiamo a rivedere storicamente ciò che è stata la costruzione dell’identità nazionale italiana possiamo notare come vi sia sempre stata una netta contrapposizione tra il Nord e il Sud. Storicamente si è sempre avuta la concezione secondo la quale al Sud di Roma iniziasse l’Africa. Il Meridione è sempre stato visto come ciò che era diverso da un sistema consolidato come quello italiano. Viene dunque sempre visto come uno “straniero”, condizione che generò un processo di migrazione scellerato. Emblematico per la rappresentazione di questo tema è il “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi nel quale l’immagine della Lucania dimenticata da Dio funge perfettamente da metafora dello stato centrale che difende gli interessi economici e politici del centro-nord senza preoccuparsi del Sud e del suo miglioramento. Questa concezione del Sud che si è andata susseguendo nel tempo ha trovato oggi massimo modo di implementarsi con quella che fu la formazione della Lega Lombarda che attua la proposta di uno stato federale in cui il Nord venga separato dal resto del Paese a discapito ovviamente del Paese stesso. Questa è una premessa volta a far comprendere che per questioni politiche nel contesto dell’emigrazione furono tantissimi gli italiani nella storia. Proprio per questa analogia rilevata con le migrazioni dei meridionali nel secolo scorso il migrante che arriva in Italia si aspetta solidarietà dagli italiani. Solidarietà che poi non vi si presenta assolutamente. Infatti, ricollegandoci al discorso sopra affrontato riguardo al multiculturalismo fallimentare in Italia possiamo notare che il processo di integrazione di culture differenti, che spesso si ritrovano con un credo religioso altrettanto differente , generano violenza, intolleranza sociale e discriminazioni.
Abbiamo visto come il Multiculturalismo deve essere accolto da società pronte e strutturate per un tale sistema e abbiamo visto come l’accogliere e tutelare svariate culture all’interno di un’unica società potrebbe essere una risorsa. Ma c’è anche un aspetto negativo che viene generato dalla multicultura. Questo è un aspetto che dovrebbe indurre a riflettere l’uomo, ovvero l’aspetto dell’immensa crisi d’identità che abita l’individuo odierno. Forse questo contatto tra le varie culture che oggi si ritrovano a coesistere all’interno delle varie società può generare un distacco con la propria identità che soggettivamente è costituita dalle proprie radici. Al concetto di identità va assolutamente accostato il concetto di “appartenenza”. Tu puoi appartenere a un luogo anche se non ci nasci ma la tua identità non è il prodotto del processo di appartenenza che si instaura con il luogo verso il quale migri e nel quale ti vai insediando. L’Identità è un sostrato che è costituito da più parti nel suo interno. Sintetizza ciò che è un uomo. L’identià è l’essenza dell’individuo e non è un qualcosa che viene attestato solamente attraverso quel documento che rivela chi tu sia, quanto sei alto, quanti anni hai o da dove tu venga. Amin Maalouf in quel bellissimo libro intitolato “l’identità” spiega proprio ciò e dice esattamente queste parole:
“… la mia identità è ciò che fa si che io non sia identico a nessun’altra persona…”
Ecco la differenza tra le persone, le loro peculiarità che fanno della diversità un bene e non oggetto di discriminazione. Se crolla il valore dell’identità , crolla il soggetto. Accanto alla crisi dell’identità è assolutamente accostabile un’altrettanta enorme crisi dei valori. Tali valori calpestati da una volontà di potenza negativa che rende l’uomo incapace di adattarsi al nuovo. Proprio in questa incapacità si riscontra il crollo del soggetto, della sua identità. In fondo l’identità è ciò che rivela il “Chi sei” e in un mondo liquido come quello di oggi in cui tutto è teso al cambiamento ciò che deve rimanere immutato è proprio questa sfera dell’Io, dunque ciò che rivela tua essenza alla quale è stato dato un nome, la quale ha un’età, la quale ha una provenienza.
Siamo diventati la società in cui l’uomo riveste il ruolo di quello che Cioran chiamerebbe “Apolide metafisico” . Ma in questa condizione di esistenza in cui la multietnia progredisce giorno per giorno l’uomo non può che accettare tale stato di cose ed essere sempre pronto ai cambiamenti traendo risorse per l’autocoscienza della propria identità. La volontà di potenza insita nell’indole dell’individuo non può che essere alimentata , affinché vi sussista internamene un sentimento di adattamento, in cui i legami intersoggettivi non siano solamente il frutto di una ricerca di un uguale , che abbia la stessa pelle o la stessa etnia, ma che siano il frutto di una disinvoltura nei confronti di un rapporto con chiunque sia l’altro. L’autocoscienza del sè diventa un traguardo verso cui giungere attraverso un’intenzionalità che dal fondo muove l’individuo a tendere la mano verso l’altro.