– EDIZIONE STRAORDINARIA –
Il futuro della Siria si decide a Vienna
L’Osservatorio Siriano per i
Diritti Umani (SOHR), con sede a Londra e fondato nel 2006, fornisce
gli sconcertanti dati del conflitto siriano che ci aiutano a prendere coscienza
della gravità della situazione. Dal 18 marzo 2011, data d’inizio del conflitto,
fino al 15 ottobre 2015 il numero delle vittime è 250.124: i civili morti a causa della guerra sono stati 74.426, di cui 12.517 bambini e 8.062 donne. Il resto delle vittime sono combattenti. Tra questi 41.201 appartengono alle milizie curde
e ai ribelli al regime, 37.010 ai
combattenti jihadisti (che includono i foreign fighters provenienti da altri
paesi arabi così come dall’Europa) e 91.678
alle forze appartenenti o a supporto del regime di Assad. Come se non bastasse,
bisogna considerare anche tutti coloro che sono stati costretti a fuggire dal
proprio Paese. Secondo l’Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) dall’inizio del conflitto 12 milioni di
siriani, il 60% della popolazione, sono stati costretti a lasciare le loro
case. Di questi 8 milioni sono sfollati interni mentre sono 4,1 milioni i rifugiati in
altri paesi. Di questi, 1.650.000
sono giunti in Libano, 800.000 in
Giordania, 1.000.000 in Turchia, 400.000 in Iraq, 250.000 in Egitto e 348.000
nei vari stati dell’Unione Europea. Da questi numeri appare evidente come una
soluzione del conflitto siriano sia di massima priorità per limitare il più
possibile i danni provocati dai combattimenti ed evitare che tali numeri
crescano ulteriormente.
I risultati dei negoziati di Vienna:
E’ proprio nella capitale austriaca che ieri e l’altro ieri (29 – 30 Ottobre 2015)
si sono dati appuntamento le delegazioni di 17 paesi: Russia, Stati
Uniti, Iran, Cina, Arabia Saudita, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Qatar,
Giordania, Germania, Francia, Egitto, Italia, Gran Bretagna, Oman, Iraq e Libano, oltre all’inviato speciale del Segretario
generale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, e l’Alto
rappresentante per la politica estera dell’UE, Federica Mogherini, per dare il
via ai negoziati di pace per la Siria. Moltissime
sono state le questioni sul tavolo, dal futuro del presidente Assad,
all’integrità territoriale della Siria passando per le modalità di soluzione
della crisi. Di certo questo incontro è solo l’inizio del processo di
negoziazione per la pace in Siria, e aspettarsi svolte consistenti sarebbe
ingenuo, ma quello che si è potuto evincere dalle dichiarazioni dei
protagonisti, è sicuramente la volontà da parte delle parti in causa di trovare
punti d’unione. Il capo della politica estera dell’Unione europea, Federica
Mogherini, ha descritto i negoziati svoltisi a Vienna “storici” e
“molto consistenti”: “Abbiamo
affrontato le principali questioni che erano sul tavolo […] ma abbiamo
trovato un terreno comune per continuare i colloqui“, sottolineando
che benché la riunione non sia stata “facile”, ha avuto il merito di
riunire “per la prima volta, tutti
gli attori intorno a un tavolo e, direi, in un’atmosfera molto costruttiva […] Quindi c’è speranza che si avvii un processo politico sotto gli auspici delle
Nazioni Unite“. Tuttavia rimangono differenze significative tra
i punti di vista dei soggetti in causa. Il ministro degli Esteri francese,
Laurent Fabius ha dichiarato: “Ci
sono punti di disaccordo, ma siamo abbastanza avanti per incontrarci di nuovo,
con la stessa configurazione, tra due settimane“.
1) Sono fondamentali l’unità della
Siria, la sua indipendenza, la sua integrità territoriale e il suo carattere
secolare.
2) Le istituzioni dello Stato
resteranno intatte.
3) I diritti di tutti i siriani
devono essere protetti senza distinzioni religiose o di appartenenza etnica.
4) È imperativo accelerare gli
sforzi diplomatici per mettere fine alla guerra.
5) Si garantirà l’accesso umanitario
a tutto il territorio e si aumenteranno gli sforzi per i rifugiati.
6) Bisogna sconfiggere l’Isis e
altri gruppi terroristici.
7) Si chiede all’Onu di convocare
rappresentanti del governo e dell’opposizione per avviare un processo politico
che porti alla formazione di un governo credibile, inclusivo, non settario, che
elabori una nuova Costituzione e convochi libere elezioni, supervisionate
dall’Onu.
8) Questo processo politico deve
essere diretto dai siriani e i siriani decideranno il futuro del loro Paese.
9) I Paesi partecipanti e l’Onu
individueranno le modalità di un cessate il fuoco parallelo al processo
politico.
Dall’inizio
del conflitto, la Siria è passata dall’essere uno dei vari esempi di ‘’primavere
arabe’’, ad uno dei teatri più sanguinari della regione mediorientale. Dal 2011
ad oggi, una situazione iniziale di grave guerra civile si è trasformata in una
vera e propria guerra internazionalizzata, in cui i molteplici attori coinvolti
sono spesso difficili da individuare così come è difficile decifrare la
quantità di interessi che si intrecciano all’interno di un territorio che nella
storia è sempre stato di elevata rilevanza strategica. Dopo quattro anni, ieri e l’altro ieri, per
la prima volta, i principali attori statali coinvolti direttamente o
indirettamente nel conflitto siriano, si sono incontrati a Vienna, sotto
l’egida delle Nazioni Unite, per intraprendere un percorso diplomatico di
risoluzione del conflitto. La notizia è stata comprensibilmente accolta con
grande entusiasmo e speranza, in quanto, quella siriana, appare essere la crisi
politica e umanitaria più grave dalla seconda guerra mondiale.
del conflitto, la Siria è passata dall’essere uno dei vari esempi di ‘’primavere
arabe’’, ad uno dei teatri più sanguinari della regione mediorientale. Dal 2011
ad oggi, una situazione iniziale di grave guerra civile si è trasformata in una
vera e propria guerra internazionalizzata, in cui i molteplici attori coinvolti
sono spesso difficili da individuare così come è difficile decifrare la
quantità di interessi che si intrecciano all’interno di un territorio che nella
storia è sempre stato di elevata rilevanza strategica. Dopo quattro anni, ieri e l’altro ieri, per
la prima volta, i principali attori statali coinvolti direttamente o
indirettamente nel conflitto siriano, si sono incontrati a Vienna, sotto
l’egida delle Nazioni Unite, per intraprendere un percorso diplomatico di
risoluzione del conflitto. La notizia è stata comprensibilmente accolta con
grande entusiasmo e speranza, in quanto, quella siriana, appare essere la crisi
politica e umanitaria più grave dalla seconda guerra mondiale.
I numeri del conflitto:
L’Osservatorio Siriano per i
Diritti Umani (SOHR), con sede a Londra e fondato nel 2006, fornisce
gli sconcertanti dati del conflitto siriano che ci aiutano a prendere coscienza
della gravità della situazione. Dal 18 marzo 2011, data d’inizio del conflitto,
fino al 15 ottobre 2015 il numero delle vittime è 250.124: i civili morti a causa della guerra sono stati 74.426, di cui 12.517 bambini e 8.062 donne. Il resto delle vittime sono combattenti. Tra questi 41.201 appartengono alle milizie curde
e ai ribelli al regime, 37.010 ai
combattenti jihadisti (che includono i foreign fighters provenienti da altri
paesi arabi così come dall’Europa) e 91.678
alle forze appartenenti o a supporto del regime di Assad. Come se non bastasse,
bisogna considerare anche tutti coloro che sono stati costretti a fuggire dal
proprio Paese. Secondo l’Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) dall’inizio del conflitto 12 milioni di
siriani, il 60% della popolazione, sono stati costretti a lasciare le loro
case. Di questi 8 milioni sono sfollati interni mentre sono 4,1 milioni i rifugiati in
altri paesi. Di questi, 1.650.000
sono giunti in Libano, 800.000 in
Giordania, 1.000.000 in Turchia, 400.000 in Iraq, 250.000 in Egitto e 348.000
nei vari stati dell’Unione Europea. Da questi numeri appare evidente come una
soluzione del conflitto siriano sia di massima priorità per limitare il più
possibile i danni provocati dai combattimenti ed evitare che tali numeri
crescano ulteriormente.
I risultati dei negoziati di Vienna:
E’ proprio nella capitale austriaca che ieri e l’altro ieri (29 – 30 Ottobre 2015)
si sono dati appuntamento le delegazioni di 17 paesi: Russia, Stati
Uniti, Iran, Cina, Arabia Saudita, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Qatar,
Giordania, Germania, Francia, Egitto, Italia, Gran Bretagna, Oman, Iraq e Libano, oltre all’inviato speciale del Segretario
generale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, e l’Alto
rappresentante per la politica estera dell’UE, Federica Mogherini, per dare il
via ai negoziati di pace per la Siria. Moltissime
sono state le questioni sul tavolo, dal futuro del presidente Assad,
all’integrità territoriale della Siria passando per le modalità di soluzione
della crisi. Di certo questo incontro è solo l’inizio del processo di
negoziazione per la pace in Siria, e aspettarsi svolte consistenti sarebbe
ingenuo, ma quello che si è potuto evincere dalle dichiarazioni dei
protagonisti, è sicuramente la volontà da parte delle parti in causa di trovare
punti d’unione. Il capo della politica estera dell’Unione europea, Federica
Mogherini, ha descritto i negoziati svoltisi a Vienna “storici” e
“molto consistenti”: “Abbiamo
affrontato le principali questioni che erano sul tavolo […] ma abbiamo
trovato un terreno comune per continuare i colloqui“, sottolineando
che benché la riunione non sia stata “facile”, ha avuto il merito di
riunire “per la prima volta, tutti
gli attori intorno a un tavolo e, direi, in un’atmosfera molto costruttiva […] Quindi c’è speranza che si avvii un processo politico sotto gli auspici delle
Nazioni Unite“. Tuttavia rimangono differenze significative tra
i punti di vista dei soggetti in causa. Il ministro degli Esteri francese,
Laurent Fabius ha dichiarato: “Ci
sono punti di disaccordo, ma siamo abbastanza avanti per incontrarci di nuovo,
con la stessa configurazione, tra due settimane“.
Il
punto più spinoso appare essere quello che riguarda il Presidente Bashar al-Assad:
“Il futuro di Assad non è in discussione
– ha chiarito il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov – Solo il popolo siriano può decidere sul futuro politico di Assad”.
Dichiarazioni che cozzano con quelle che nei giorni scorsi il direttore della
Cia, John Brennan, aveva fatto in riferimento ai segnali lanciati dalla
diplomazia russa dicendosi convinto che Mosca, a dispetto dalle apparenze, sta
cercando di ottenere l’addio al potere del presidente siriano.”Malgrado quello che dicono, penso che i
russi non vedono Assad con un ruolo nel futuro della Siria – ha detto
Brennan – La questione è quando e come
saranno in grado di farlo uscire di scena ” . Sicuramente i passi in avanti
di questa ‘’due giorni viennese’’ sono evidenti, cominciando per esempio dalla
fondamentale e storica presenza dell’Iran, alleato storico di Damasco. L’altro
nodo cruciale è la presenza delle opposizioni politiche siriane (comprese
quelle curde) al negoziato. Russi, americani, sauditi e turchi si sono
scambiati le liste dei gruppi che potrebbero partecipare ai prossimi incontri.
In teoria dovrebbero essere loro i protagonisti (e questa sì che sembra una vera
e propria svolta) del prossimo round di incontri, atteso tra due settimane
sempre a Vienna e affidato alla guida di Staffan de Mistura, inviato dell’Onu
per la Siria. Il prodotto principale del summit di Vienna è sicuramente il
documento in cui si articolano i nove punti in cui sono presenti i principi e
le linee guida che orienteranno l’esito delle negoziazioni, eccoli:
punto più spinoso appare essere quello che riguarda il Presidente Bashar al-Assad:
“Il futuro di Assad non è in discussione
– ha chiarito il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov – Solo il popolo siriano può decidere sul futuro politico di Assad”.
Dichiarazioni che cozzano con quelle che nei giorni scorsi il direttore della
Cia, John Brennan, aveva fatto in riferimento ai segnali lanciati dalla
diplomazia russa dicendosi convinto che Mosca, a dispetto dalle apparenze, sta
cercando di ottenere l’addio al potere del presidente siriano.”Malgrado quello che dicono, penso che i
russi non vedono Assad con un ruolo nel futuro della Siria – ha detto
Brennan – La questione è quando e come
saranno in grado di farlo uscire di scena ” . Sicuramente i passi in avanti
di questa ‘’due giorni viennese’’ sono evidenti, cominciando per esempio dalla
fondamentale e storica presenza dell’Iran, alleato storico di Damasco. L’altro
nodo cruciale è la presenza delle opposizioni politiche siriane (comprese
quelle curde) al negoziato. Russi, americani, sauditi e turchi si sono
scambiati le liste dei gruppi che potrebbero partecipare ai prossimi incontri.
In teoria dovrebbero essere loro i protagonisti (e questa sì che sembra una vera
e propria svolta) del prossimo round di incontri, atteso tra due settimane
sempre a Vienna e affidato alla guida di Staffan de Mistura, inviato dell’Onu
per la Siria. Il prodotto principale del summit di Vienna è sicuramente il
documento in cui si articolano i nove punti in cui sono presenti i principi e
le linee guida che orienteranno l’esito delle negoziazioni, eccoli:
1) Sono fondamentali l’unità della
Siria, la sua indipendenza, la sua integrità territoriale e il suo carattere
secolare.
2) Le istituzioni dello Stato
resteranno intatte.
3) I diritti di tutti i siriani
devono essere protetti senza distinzioni religiose o di appartenenza etnica.
4) È imperativo accelerare gli
sforzi diplomatici per mettere fine alla guerra.
5) Si garantirà l’accesso umanitario
a tutto il territorio e si aumenteranno gli sforzi per i rifugiati.
6) Bisogna sconfiggere l’Isis e
altri gruppi terroristici.
7) Si chiede all’Onu di convocare
rappresentanti del governo e dell’opposizione per avviare un processo politico
che porti alla formazione di un governo credibile, inclusivo, non settario, che
elabori una nuova Costituzione e convochi libere elezioni, supervisionate
dall’Onu.
8) Questo processo politico deve
essere diretto dai siriani e i siriani decideranno il futuro del loro Paese.
9) I Paesi partecipanti e l’Onu
individueranno le modalità di un cessate il fuoco parallelo al processo
politico.
Lorenzo Gagliano