Guerra: tutto ciò che dovete sapere sul conflitto in Nagorno-Karabakh


Nelle ultime settimane si è infiammato un conflitto “congelato” di carattere territoriale che dura da decenni e che ha come oggetto la contesa del territorio del Nagorno-Karabakh che sia Armenia che Azerbaijan rivendicano da lungo tempo. Non è la prima volta che il conflitto si infiamma, vi sono spesso state brevi guerre della durata di 3-4 giorni ma questo sembra essere più violento delle precedenti (compresa quella di aprile 2016).

La regione:
Il Nagorno-Karabakh è una terra in cui gli armeni abitano da secoli e che nel corso del tempo è stata sottoposta a varie dominazioni, tra cui quella dell’URSS. Nel 1988, facendo leva su una legge sovietica allora vigente venne dichiarata la nascita della Repubblica del Karabakh montagnoso.

Negli anni successivi alla caduta dell’URSS scoppia il conflitto armato tra azeri e amerni (1992-1994) per il Nagorno-Karabakh al termine del quale la terra viene conquistata dagli armeni. Da quel momento il territorio si consolida come una repubblica DE FACTO, non riconosciuta quindi dalla comunità internazionale. Da un lato l’Azerbaigian lo rivendica secondo il principio di integrità territoriale dall’altro l’Armenia invoca il principio di autodeterminazione dei popoli.

Non mancano considerazioni di carattere religioso: gli armeni sono nella stragrande maggioranza cristiani, mentre gli azeri sono musulmani. Quella della fede è un’altra via sulla quale si consuma la giustificazione ideologica dei due popoli.

Attori coinvolti:
L’Armenia fa parte della CSTO, alleanza militare a guida russa, quindi, almeno in linea teorica, gli armeni dovrebbero poter contare sul sostegno di Mosca, anche se allo stato attuale non vi sono notizie su un loro coinvolgimento anche indiretto in termini di sosteno militare. Dall’altro lato la Turchia ha forti relazioni con l’Azeirbaigian e ha già dichiarato pubblicamente la possibilità di intervenire al suo fianco (secondo fonti armene la Turchia è già intervenuta nel conflitto con i suoi aerei) oltre ad avere già inviato combattenti siriani (v. https://www.ilpost.it/2020/09/29/reuters-turchia-combattenti-siriani-azerbaijan-contro-armenia/). Secondo fonti armene anche combattenti dell’ISIS sarebbero coinvolti a fianco dell’Azerbaigian.

C’è il rischio che il conflitto si internazionalizzi ma proprio perché la posta in gioco è alta (scontro NATO- Russia) non si dovrebbe allargare.

L’Azerbaigian ha una grande influenza economica poiché molti paesi dipendono dal suo petrolio e dal suo gas.

Comparazione militare delle forze in campo:

 

Considerazioni del blogger israeliano  (nato in Russia) Aleksander Lapshin da un post che ha pubblicato su Faceebook 3 giorni fa:


“Ilham Aliyev (presidente azero) non ha bisogno del Karabakh, ma dell’immagine del nemico nella persona degli Armeni e dell’Armenia, per distrarre per 30 anni il proprio popolo dalla terribile povertà, corruzione e usurpazione del potere in Azerbaijan.

Esiste un tale termine “strategia della disperazione”, è stato preso come base della dottrina militare di Israele nel 1948. Quando non hai un posto dove ritirarti e comprendi che non c’è diritto di perdere, combatti fino alla fine. I soldati e gli ufficiali armeni, a differenza di quelli azerbaigiani, non combattono per una medaglia dalle mani di Aliyev e per l’opportunità nel dopoguerra di ottenere la carica di commissario militare e di estorcere tangenti ai loro vicini per aver escluso l’esercito. O ancora meglio, lancia i tuoi combattenti al massacro sotto i proiettili del nemico, siediti nel bunker e poi diventa un eroe dell’Azerbaigian. Tutto è diverso con gli armeni. Gli armeni stanno combattendo per la loro casa, per la loro famiglia, e questa strategia di disperazione li rende soldati forti.

Aliyev non ha bisogno del Karabakh, come abbiamo già detto, ma solo una piccola vittoria di immagine e un equilibrio molto pericoloso qui. Non può permettersi di perdere una mini-guerra, altrimenti la sua posizione a Baku sarà in discussione. È pericoloso gettare troppe forze e risorse sulle posizioni armene, ma cosa succede se non funziona? Quindi dovrai dichiarare una mobilitazione su vasta scala e combattere sul serio, cercando di portare la questione alla fine. Ma non ha bisogno di una vittoria in Karabakh, ha bisogno di un’immagine del nemico nella persona dell’Armenia.

Ci sarà una parvenza della guerra dell’aprile 2016. Allora le parti imporranno una tregua. Il compito di Aliyev è arrivare in tempo in questo momento.”

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A cura di:
Sara Pola 
Dottoressa in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali 

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