È trascorso un mese dall’inizio della quarantena in Italia, che in breve tempo è passata dall’essere il primo centro europeo del contagio a competitor nella malattia della madre patria cinese. Gli altri Paesi europei, inizialmente disinteressati e forti di una presunta immunità virtuale al virus, hanno atteso qualche settimana prima di correre ai ripari annunciando il lockdown e iniziando una guerra contro il cosiddetto “nemico invisibile”. Siamo di fronte ad un pianeta fermo, lacerato, melanconico, ridotto al silenzio da qualcosa che nel XXI secolo, nel trionfo della medicina, pensavamo fosse solo un ricordo del passato.
Tutti mobilitano risorse per tentare di arginare lo tsunami economico che preme incessante alle loro porte; e ancora una volta risulta evidente come far parte di realtà territoriali imponenti sia fondamentale per affrontare le sfide della nostra storia. La Cina, la Russia, gli USA, schierano in campo delle misure di difesa gigantesche, specchio del loro status di super potenze. E l’Europa?
In questi giorni una coalizione di 14 membri capeggiata da Italia, Francia e Spagna chiede l’utilizzo degli Eurobond e del MES, che creerebbero sì debito ma allo stesso tempo immetterebbero liquidità salvifica; contrari sono principalmente Germania e Paesi Bassi, che non accettano il debito comune e acconsentirebbero all’uso del MES solo con delle condizionalità di austerità. A questo si aggiunge un personale risentimento nei confronti di Paesi che hanno eccessivamente fatto ricorso al debito pubblico. Sconvolgente la proposta del Ministro delle finanze olandese Hoekstra di indagare i Paesi del Sud Europa per non aver risparmiato in tempi di abbondanza. Inutile il supporto delle massime istituzioni europee.
Sembra stia riemergendo un’antica conflittualità tra due civiltà: quella mediterranea, latina e cattolica e quella nordica, germanica e protestante. Tra una che, come ha ben espresso Weber, dà al denaro un ruolo di strumento e una che lo vede come la prova provata di una benedizione divina; una weltanschauung che induce a guardare la “povertà” come la punizione per una vita di negligenza. Una vita fatta di bianco o nero, che persegue le regole e il rispetto delle norme a tutti i costi, senza possibilità di una tantum. Un noto Rabbi direbbe: le legge per l’uomo, non l’uomo per la legge. Ma i “falchi” come possono aver dimenticato cosa avvenne dopo la seconda guerra mondiale?
La scelta di non richiedere i danni di guerra all’ex Paese nazista e l’emissione di aiuti finanziari grazie al FMI e al Piano Marshal consentirono alla vecchia RFT e ai Paesi Bassi una ripresa economica sbalorditiva. Prevalse la consapevolezza di doversi dare la mano l’un l’altro per ricostruire un mondo in rovina.
Lo scopo della nascente UE non era solo di evitare una nuova guerra, ma la consapevolezza che il mondo si stava trasformando in un terreno di super potenze, come ha ben rappresentato Orwell nel suo romanzo 1984. Ai tempi i colossi erano USA e URSS. Oggi si sono aggiunte la Cina e l’India. L’UE guardava agli Stati Uniti d’America, che nonostante le divisioni riuscì a trovare un punto di incontro nello spirito americano. Tuttavia doveva fare i conti con una tradizione nazionale molto più forte, ma era convinta che da una iniziale unione economica sarebbe scaturita quella politica sulla base di un sentire comune.
Oggi il Papa e il presidente Mattarella richiamano l’attenzione sul senso di responsabilità verso la comunità, ed è questo che l’Ue dovrà applicare se vorrà gettare ferme fondamenta per divenire, finalmente, Stati Uniti d’Europa. Vogliamo davvero dire addio ai valori che ci hanno sempre contraddistinto: l’importanza della persona, della comunità, la tutela del lavoratore, del Welfare, ovvero un capitalismo liberale e umano? Vedremo emergere potenze che non rispettano tutto questo, che faranno prendere al mondo definitivamente un’altra direzione. Il mondo ha ancora bisogno dell’Europa. “Nessuno si salva da solo”.
Giuseppe Puleo
Dott. In Scienze Filosofiche e Storiche
Direttore del Dipartimento Studi e Ricerca I.ME.S.I.
Anche un Pianeta costretto a fare i conti con la conduttura della vita sociale, e i singoli nella loro conduzione di vita personale e familiare.
Sta a ciascuno la capacità di cogliere la crisi come opportunità di svolta, crescita, mutamento, oppure come scusa per sciorinare comportamenti degradanti.
Mi complimento, Signor Direttore, è stato trattato, con competenza scientifica e umana, in un breve scritto, una visione della situazione storica attuale della nostra Europa, in cui sembrano emergere antichi egoismi, che non tengono conto del cammino comune fatto finora.
Come ben sappiamo l’egoismo è un dirupo senza fondo, che può generare la rovina dell’uomo e della sua umanità.
Gentile Direttore del Dipartimento Studi e Ricerca I.ME.S.I., sarà per me sempre un piacere poter leggere i suoi commenti.
Grazie!
Roberto Clementini.