Valutare se una notizia sia buona o meno non è mai cosa semplice.
Partiamo da questa certezza per riflettere su degli avvenimenti di pochi giorni fa.
Il 9 settembre diversi organi di stampa nazionali hanno diffuso la notizia che erano state oscurate le pagine ufficiali e molti dei profili personali Facebook e Instagram di esponenti di rilievo dei gruppi di estrema destra Casapound e successivamente anche di Forza Nuova (entrambe formazioni apertamente neofasciste), per ordine della direzione delle rispettive piattaforme social, con l’accusa di non averne rispettato le normative in merito alla diffusione dei contenuti.
La notizia ha destato reazioni e commenti di diversa natura: da un lato i neofascisti si propongono come vittime di scelte che negano la libertà di espressione, dall’altro (e quindi da tutto quel mondo che possiamo definire democratico-antifascista) in molti si sono espressi tramite post e commenti caratterizzati da un tono festoso e soddisfatto.
Chiaramente non può che far piacere, in prima battuta, che mezzi di comunicazione di massa vengano negati a chi ha scelto di dedicare la propria vita alla diffusione di odio, razzismo e, peggio ancora, visioni revisionistiche su terribili momenti della storia contemporanea. Tali “pensieri” hanno già il loro posto: la spazzatura.
Diventa però necessario, a mio avviso, soffermarsi su “chi” ha posto in essere questa decisione.
Sappiamo che il nostro ordinamento vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista, ne vieta l’apologia ed inoltre la nostra costituzione, nei suoi valori fondanti, è apertamente antirazzista ed inclusiva.
C’è quindi da festeggiare se una azienda multinazionale (ovviamente privata) fa quello che dovrebbe essere già stato fatto parecchio tempo fa dallo stato?
Probabilmente più che da festeggiare, ci sarebbe da chiedersi come mai fino ad ora gli organi responsabili dello stato italiano abbiano permesso a queste organizzazioni di esistere, avere delle sedi, diffondendo messaggi intrisi di omofobia, razzismo, sessismo e così via. E, come se non bastasse, di candidarsi alle elezioni politiche a livello sia territoriale che nazionale ed europeo!
Ma c’è un altro aspetto fondamentale sul quale è necessario soffermarsi:
lasciare che questi colossi social, privati, possano decidere chi e come può usufruire di questi ormai insostituibili strumenti comunicativi è molto rischioso.
Queste aziende non decidono per amore dei valori antirazzisti, antifascisti o anti sessisti, ma lo fanno esclusivamente per loro logiche interne legate all’accumulazione di profitto che ne possono trarre.
Episodio recentissimo che ci spiega quanto ciò sia rischioso è la chiusura, da parte di Twitter, di tutte le pagine di informazione ufficiali dello stato cubano il 12 settembre scorso, proprio un minuto prima dell’inizio del discorso ufficiale del presidente Dìaz-Canel.
Il presidente cubano ha forse espresso odio, razzismo o fascismo? Ovviamente no.
Nel suo discorso, Díaz-Canel ha presentato le misure che il suo governo ha adottato in merito al rafforzamento del blocco degli Stati Uniti, che ha avuto ripercussioni sulla nazione caraibica in settori quali la produzione di energia, la distribuzione di prodotti e alcuni servizi pubblici. La scorsa settimana, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva introdotto modifiche al regolamento sul controllo delle attivitàdi Cuba che limitano l’invio di rimesse e transazioni bancarie al fine di limitare l’accesso alla valuta estera da parte del paese latinoamericano.
Per cui, avviandoci alla conclusione di questo articolo – ma non alla fine della riflessione in merito alla libertà di espressione di tutti – non mi resta altro da dire se non che non c’è nulla da festeggiare se Facebook o Instagram si sostituiscono allo Stato italiano o al popolo, che questi dovrebbe rappresentare e proteggere dai mostri del passato e del presente.
L’antifascismo è un valore troppo importante, la cui applicazione pratica non può essere delegata ad aziende private che la usano a proprio uso e consumo, nel nome del profitto.
Oggi colpiscono i neofascisti, domani potrebbero colpire altri che esprimono idee contrarie agli interessi dei loro padroni, proprio come successo ai mezzi di informazione cubani.
Devono essere lo Stato ed il popolo a praticare l’antifascismo, e se lo fanno altri festeggiare non serve a nulla.
Federico Guzzo
Carissimo
Signor Federico Guzzo
Da quello che ho potuto capire,leggendo il suo articolo,il timore di essere oscurati dalle piattaforme social, è anche di chi appartiene a quel “mondo democratico” ,da lei citato;o da chi semplicemente esprime idee diverse da chiunque altro.Non c’è nulla da festeggiare in effetti.
La “Libertà” di espressione ci è garantita dall’art. 21 della Costituzione Italiana.
Io di politica non ci capisco un granchè,però, mi piace informarmi con la lettura,le ricerche,le riflessioni su quello che ascolto o vedo;sono solo una mamma e nonna; e quello che mi hanno insegnato i miei genitori,l’ho insegnato ai miei figli prima,e ai miei nipoti adesso: la “Libertà”.
La Libertà di professare qualsiasi ideologia politica,la Libertà delle scelte sessuali,la Libertà di qualsiasi credo religioso e, il “Rispetto”.
Il Rispetto verso tutte le persone di qualsiasi colore e di qualsiasi nazionalità abbiano,il rispetto delle proprie e delle altrui cose,il rispetto del lavoro.Si Signor Guzzo, del lavoro; proprio e altrui. Come quello del popolo cubano che, viene limitato,solo perchè contrario a idee ed interessi di un “Padrone”.Insomma Libertà, Rispetto,Inclusione. Valori fondamentali che credo si stiano perdendo .a causa di certi “Mostri del passato”che, girando liberi sui colossi social, fanno tornare l’odio a galla
Anche per me i mostri del passato sono: “pensieri finiti nella spazzatura” uso un suo termine Signor Guzzo.Ma ahimè ,a volte,il bisogno di odiare ,muove certa gente ,e i “mostri” tornano. Ma, se un giorno,capitasse che verrebbe lesa la “Libertà” mia, dei miei figli o dei miei nipoti.
Quel giorno mi creda. Festeggerò anch’io.