Paul Yaw Aning, 51 anni è un migrante irregolare, con permesso di soggiorno scaduto, e a causa della mancanza di un impiego fisso non può chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno.
Il permesso di soggiorno non può essere rinnovato o prorogato quando risulta che lo straniero ha interrotto il soggiorno in Italia per un periodo continuativo di oltre sei mesi, o, per i permessi di soggiorno di durata almeno biennale, per un periodo continuativo superiore alla metà del periodo di validità del permesso stesso, salvo che detta interruzione sia dipesa dalla necessità di adempiere agli obblighi militari o da altri gravi e comprovati motivi.
In caso di mancato rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno (per mancanza di requisiti; mancata richiesta; richiesta illegittima, richiesta fuori dai termini, ecc.), la legge prevede che sia disposto il procedimento di espulsione dal territorio dello stato italiano dello straniero, provvedimento che è immediatamente esecutivo.
Proprio a causa di ciò, pochi giorni fa, il 26 aprile 2019, viene raggiunto da un decreto di espulsione dall’Italia emesso dal prefetto e da un provvedimento di accompagnamento alla frontiera firmato dal questore, ed è sottoposto all’obbligo di firma, presso la caserma di polizia del quartiere Brancaccio di Palermo.
Chi è Paul?
Paul, originario del Ghana, è arrivato in Italia 17 anni fa, a Bologna, per lavorare in una fabbrica di metalmeccanica, ma a causa della crisi, la fabbrica ha chiuso e Paul ha dovuto lasciare Bologna e trasferirsi a Palermo trovando ospitalità nella missione “Speranza e Carità” di Biagio Conte, famoso missionario palermitano, diventando uno dei suoi principali collaboratori svolgendo lavori d’idraulica per circa dieci anni. Nonostante non abbia mai commesso alcun reato, a causa del decreto sicurezza emanato dal Governo negli scorsi mesi, non ha più il diritto di rimanere in Italia.
L’inizio della protesta.
A seguito di questa circostanza, Biagio Conte ha deciso di cominciare una battaglia restando al fianco di Paul, anche a costo di beccarsi una denuncia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il missionario infatti già da diversi giorni ha iniziato una protesta pacifica rifiutandosi di mangiare fino a quando non sarà risolta questa situazione, anche a costo di morire.
A sostenere tale protesta anche il centro di accoglienza “Padre Nostro” di Palermo Brancaccio, che gestisce la casa-museo di Don Pino Puglisi, il cui presidente, Maurizio Artale, si esprime cosi:
“Per risolvere una situazione così grave, che rischia di diventare esplosiva, ci vuole un approccio globale, coinvolgendo istituzioni, associazioni, enti impegnati nel sociale, avvocati. Propongo di istituire un tavolo tecnico per affrontare il problema di centinaia di migranti che vivono nella missione Speranza e Carità e che sono a rischio di espulsione”.
Durante la propria protesta, Biagio Conte ha scritto anche una lettera aperta alle Istituzioni: “Carissima e amata terra d’Italia, non è giusto, la nazione d’Italia non merita abbandonare i suoi figli e i figli di altri popoli – si legge in una lettera aperta del missionario – Ricordati e sappi che anche noi italiani siamo emigranti in tutto il mondo, non ci hanno chiuso le porte, perché adesso l’Italia, che è stata sempre aperta, sensibile, accogliente, decide di chiudere le porte, il cuore?”.
Ormai dopo più di due settimane, incatenati insieme Paul e Biagio, hanno deciso di scrivere una lettera anche al Papa nella quale, chiedono che ad ogni persona di buona volontà venga data la dignità e la speranza di poter essere tolto della strada e recuperato e allontanato, come diceva in siciliano Padre Puglisi: “Chiddi ca ti portanu a mala strada”.
Anche Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e l’arcivescovo Corrado Lorefice hanno fatto visita a Biagio Conte, per chiedere alle istituzioni di intervenire e revocare l’espulsione di Paul Yaw Aning. “La Chiesa e le istituzioni si stringono attorno a Biagio Conte che dà voce all’uomo invisibile”, dicono Orlando e Lorefice “In una Palermo che non dimentica nessuno”.
Paul, gli altri immigrati e il decreto sicurezza.
Questa fattispecie si colloca all’interno delle espulsioni volute dal Governo a seguito dell’entrata in vigore del c.d. “Decreto sicurezza”. Il punto principale del decreto è la cancellazione dei permessi di soggiorno umanitari. Al suo posto il decreto introduce una serie di permessi speciali, della durata massima di un anno. Il decreto aumenta il tempo massimo nel quale gli stranieri possono essere “trattenuti” (cioè obbligati a rimanere) nei Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) da 90 a 180 giorni. Per effettuare più rapidamente i rimpatri, il decreto stabilisce anche un moderato incremento di fondi: 3,5 milioni di euro in tre anni.
Viene poi allungata la lista dei reati che comportano il ritiro della protezione internazionale che dall’approvazione del decreto è passata a includere anche minaccia o violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e gravissime, pratiche di mutilazione dei genitali femminili, furto aggravato, furto in abitazione e furto con strappo. Inoltre, lo status di protezione internazionale viene ritirato se il rifugiato ritorna, anche temporaneamente, nel suo Paese d’origine.
Un’altra parte molto criticata del decreto è quella che depotenzia il sistema SPRAR, l’accoglienza diffusa gestita dai comuni che serve a fornire ai richiedenti asilo corsi di lingue e altri percorsi di integrazione.
Viene infine introdotta la possibilità di revocare la cittadinanza italiana per le persone che sono ritenute un pericolo per lo Stato. La Corte Costituzionale, però, considera la cittadinanza tra i diritti inviolabili e questa disposizione rischia di essere considerata incostituzionale.
Il decreto è stato molto criticato da giuristi, esperti di immigrazione e organizzazioni non governative. Le critiche si concentrano su tre aspetti. Il primo è l’accusa di incostituzionalità del decreto stesso e di alcune sue parti. Altre critiche riguardano il forte ridimensionamento del sistema SPRAR a favore della concentrazione dei richiedenti asilo in grandi strutture che offrono soltanto servizi essenziali (come i CARA).
Il terzo punto, oggetto di disapprovazione, è l’elevato rischio che il decreto moltiplichi il numero di stranieri che si trovano in maniera irregolare nel nostro Paese e che quindi non possono avere un lavoro regolare o ricevere prestazioni sociali e che per questo sono incentivati a dedicarsi ad attività illegali. Numerose disposizioni del decreto rischiano di contribuire all’aumento degli irregolari, ma la principale è l’eliminazione della protezione umanitaria che fino ad oggi era stata assegnata a circa metà dei richiedenti asilo che hanno visto accogliere positivamente la propria domanda.
A tutto ciò si somma anche il rischio di incriminazione per Biagio Conte, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è stato introdotto in Italia con il decreto legislativo n. 286 del 1998 (Testo unico sull’immigrazione), che all’art. 12 prevede che chiunque “promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, ovvero di altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa di 15.000 euro per ogni persona”. In sostanza, aiutare uno straniero sprovvisto di permesso di soggiorno, cittadinanza o altro titolo a fare ingresso in Italia costituisce reato. La pena detentiva prevista per questo reato, inizialmente fissata a un massimo di 3 anni, è stata aumentata con il decreto-legge 241/2004.
Ma non solo: in seguito alle modifiche apportate al Testo unico sull’immigrazione dalla legge Bossi-Fini (legge n. 189/2002), la norma in questione punisce anche chi favorisce l’ingresso illegale di uno straniero in altri Stati. L’obiettivo di questa modifica è contrastare il passaggio nel territorio nazionale degli stranieri che non intendono entrare illegalmente nel territorio italiano per rimanervi, ma vogliono solo transitare in Italia al fine di raggiungere la loro destinazione finale in un altro Paese dell’Unione Europea.
Il ricorso e la tregua.
Questo succedeva fino a pochi giorni ma, dopo due settimane di digiuno e dopo aver ricevuto la solidarietà delle più di mille persone povere che gravitano intorno alla missione per cui lavora, Paul Yaw ha vinto la sua battaglia. L’uomo ghanese, a Palermo da anni, non sarà espulso. Almeno per il momento. Il Tar ha accolto la sospensiva del provvedimento di rigetto della domanda di permesso di soggiorno. Nei giorni scorsi, Giorgio Bisagna, dell’Associazione “Adduma”, che si occupa di diritti umani, e che segue il caso di Paul Yaw, ha depositato il ricorso al Tar contro il rigetto del rinnovo del permesso di soggiorno.
La presidente di sezione del Tar, Maria Cristina Quiligotti, ha tenuto conto del «danno grave e irreparabile alla persona» per Paul e ha fissato per la trattazione collegiale la camera di consiglio dell’11 giugno.
L’articolo 54 del codice penale nel disciplinare la scriminante dello stato di necessità, esclude la punibilità di chi abbia “commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”.
Dalla lettura testuale della norma si desume che i requisiti perché si possa invocare lo stato di necessità sono l’esistenza di un pericolo attuale e inevitabile che riguardi un danno grave alla persona.
Al fine dell’operatività della scriminante, la situazione di pericolo che rende l’azione necessaria deve essere attuale e l’attualità del pericolo deve essere valutata ex ante con riferimento alla situazione in cui versa l’agente prima di porre in essere la sua condotta offensiva. Il pericolo attiene ad un grave danno alla persona propria o altrui: non necessariamente ad essere minacciato deve essere il bene vita o l’integrità fisica; la situazione di pericolo può investire anche altri diritti della personalità come la libertà personale, l’onore e il decoro.
Intanto, in due giorni ha raggiunto le 2.500 firme la petizione popolare, contro l’espulsione di Paul, su Change.org indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al premier Giuseppe Conte.
La sospensione del provvedimento da parte del TAR ha convinto il missionario Biagio Conte a sospendere lo sciopero della fame, dopo diciassette giorni di digiuno, e che che hanno visto una nuova ondata di solidarietà per l’ennesima battaglia del missionario laico. “Credo in una vera giustizia e aspetto con tutto il cuore, ma sono pronto a dare la vita per i fratelli”, ha detto Fratel Biagio durante l’incontro con la stampa, alla Missione “Speranza e carità” del capoluogo siciliano.
Salvatore Cirà
Sitografia
-Diritti e risposte, “Immigrazione e cittadinanza”
http://www.dirittierisposte.it/Schede/Persone/Immigrazione-e cittadinanza/permesso_di_soggiorno_ id1120438_ art.aspx
-Avvenire, “Paul l’amico di fratel Biagio che per l’Italia è irregolare”, Aprile 2019
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/paul-l-amico-di-fratel-biagio-che-per-l-italia-e-irregolare.
-Famiglia Cristiana, “Il calvario di fratel Biagio contro l’ingiusta espulsione di Paul” Aprile 2019
-Cild.eu, “Reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina”.
https://cild.eu/blog/2018/10/17/reato-favoreggiamento-immigrazione-clandestina/.
-Huffington Post ,“Digiuno contro l’espulsione di Paul, i poveri di missione speranza e carità seguono il gesto del loro fondatore” Maggio 2019.
-Studio Cataldi, Diritto penale “Lo stato di necessità”.
https://www.studiocataldi.it/guide-diritto-penale/lo-stato-di-necessita-art-54-del-codice-penale.asp
-Avvenire, “Paul non sarà espulso” Maggio 2019
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/paul-ghanese-non-sara-espulso-palermo.
-Live Sicilia, “Biagio e Paul e la fine del digiuno”, Maggio 2019