A marzo, l’occupazione si è rivelata in notevole ripresa dopo la sostanziale stabilità raggiunta nel mese precedente. Tale aumento risulta tanto più rilevante ai fini della nostra analisi, in quanto riporta il numero di occupati vicino ai livelli massimi registrati a metà del 2018.La crescita occupazionale riguarda entrambi i generi, con una significativa espansione delle classi di età più giovani, e si concentra prevalentemente tra i dipendenti permanenti.
Tuttavia, all’interno della notizia della crescita degli occupati a marzo, si aprono due scenari: ad un forte calo dei disoccupati si accompagna la sostanziale stabilità degli inattivi. Su base trimestrale, si rileva un aumento dei dipendenti permanenti e un calo di quelli a termine. [1]
La percentuale di occupati è in lieve crescita (+0,3% rispetto a febbraio) ed in calo il tasso di disoccupazione che passa dal 10,5% al 10,2%. Prima della crisi economica (aprile 2007) era al 5,8%. Ma la stima complessiva degli inattivi compresi nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni è ancora elevata al 34,3% per il terzo mese consecutivo, con una diminuzione tra i minori di 34 anni e un aumento tra gli over 35.[2]
Occupazione sì, ma quale?
Un altro fattore può spiegare il calo della disoccupazione: l’occupazione stessa. Ancora una volta, però, questo fatto non è sinonimo di miglioramento.Dal grafico vediamo il tasso di disoccupazione diminuire ma, analizzando meglio queste cifre, è chiaramente visibile che è la voce “lavoro a tempo determinato”ad aumentare, mentre i “lavori a tempo indeterminato”scendono di poco.
Una società “modello”in cui il lavoro a tempo determinato predomina, è quella che oggi abita gran parte della Germania, dove vige un sistema-paese che tutti citano come esempio da seguire poichè non vi alberga un alto tasso di disoccupazione. Malgrado la felicità delle cifre, tuttavia, un modello del genere porta soltanto precarietà.
Gli scenari europei
In Italia rimane endemico il problema della disoccupazione, con quasi 3 milioni (2 milioni 771 mila a febbraio) di abitanti in cerca di occupazione. Il tasso di disoccupazione giovanile, in particolare, si attesta al 32,8%: quasi 14 punti in più della pre-crisi. Nel febbraio 2007, infatti, si attestava intorno al19,4%. Secondo Eurostat, il nostro Paese è terzo in Europa per tasso di disoccupazione complessiva dopo Grecia (18,0%) e Spagna (13,9%). Ma nel raffronto fra le 280 regioni dell’Unione Europea, il Nord Italia figura bene, con le province autonome di Bolzano (con il 9,2%) e Trento (con il 15,3%) e con Emilia-Romagna (con il 17,8%), Lombardia (20,8%) e Veneto (21%) che vantano i tassi di disoccupazioni giovanile decisamente inferiori alla media italiana. [3]
Affermare che la riduzione del tasso di disoccupazione è sempre un aspetto positivo è falso. Si tratterebbe di un aspetto positivo solo sei disoccupati si trasformassero in occupati. Non lo è se invece diventano inoccupati, ovvero escono dal mercato del lavoro, rinunciando del tutto a cercare un’occupazione.
Quale sia il caso, i dati Eurostat non lo dicono. Dicono invece che in Europa c’è stato un generale calo della disoccupazione. L’eccezione principale è rappresentata dalla Turchia, che ha visto invece gli aumenti più significativi: nella parte dell’Anatolia orientale al confine con l’Iran l’incremento è stato di oltre 9 punti percentuali. Ci sono inoltre anche regioni della Francia, della Gran Bretagna e della Germania in cui la percentuale di disoccupati è cresciuta.
E l’Italia? In 15 tra regioni e province autonome il tasso di disoccupazione si è ridotto. Fanno eccezione Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Calabria, dove è rimasto invariato. Ma soprattutto Lazio, Liguria e Veneto, che hanno registrato un aumento rispettivamente di 0,5, 0,4 e 0,2 punti percentuali.[4]
Prima di esultare, vale la pena spostare l’attenzione ai dati relativi al solo 2018, che mostrano come la disoccupazione resti uno dei problemi più profondi del nostro Paese.
Il parere di un esperto: Prof. Cottarelli
Così si esprime in una recente intervista, rilasciata per il programma Di martedì condotto da Giovanni Floris, il Prof. Carlo Cottarelli, Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano: «La politica non ascolta i giovani, tanto più che questi sono sempre meno. Il che, anche statisticamente, con soli 500 mila nuovi nati all’anno, spiega perché la Nazionale italiana di calcio non possa ambire a grandi risultati». Ma il crollo demografico è solo uno dei tanti mali, troppi anche raffrontati a un Paese come la Spagna dove, chiarisce Cottarelli, «c’è meno burocrazia, meno corruzione e la giustizia è più veloce che da noi. Di certo l’Italia ha vissuto male l’esperienza dell’euro, per un decennio abbiamo vissuto come se l’euro non ci fosse». Lo scenario è difficile da decifrare, per certi versi contraddittorio. Una crescita del Pil come quella ipotizzata dal governo lo scorso dicembre, all’ 1,5%, «non era possibile a meno di un’esplosione mondiale dell’economia, ma anche una crescita dello 0,2% è perfino troppo prudente. Credo che l’anno si chiuderà con una crescita stimabile dallo 0,4% allo 0,5%». Nessuna ricetta se non un chiaro: «rimbocchiamoci le maniche, anziché pensare che lo Stato ci debba dare qualcosa».[5]
Ulteriori fattori d’incidenza: Reddito di cittadinanza e tema del chilometraggio
Un’altra questione sulla quale Cottarelli si è espresso, è quella riguardante il reddito di cittadinanza.
«Anzitutto, il reddito di cittadinanza non rafforza i nostri conti pubblici, già gravemente provati dal debito. E non rafforza neanche le fasce più povere della popolazione. Con un debito così alto continuiamo a essereesposti al rischio crisi e a risentirne sono soprattutto i più poveri. Se davvero volessimo fare qualcosa in loro favore, dovremmo essere disposti a tassarci di più». L’ex commissario risponde così anche all’obiezione legata alla presenza (con successo) del reddito minimo garantito in altri Paesi europei. «È vero, ma si tratta di misure strutturate in maniera diversa. Anzitutto nel quantum: da noi, il Reddito di Cittadinanza è più generoso rispetto a quello fissato in Francia, pari a circa 530 euro, o in Germania, circa 400 euro, Paesi che hanno un reddito pro-capite molto più alto del nostro. Non solo la cifra dei 780 euro complessivamente definita per l’Italia è uguale tanto al Nord quanto al Sud, ma la soglia di povertà assoluta, come evidenziato dall’Istat, è molto diversa».
L’Istituto Nazionale di Statistica, identifica la soglia di povertà assoluta in una piccola città del Sud pari a 560 euro, in una città medio grande del Nord, invece, arriva a 820 euro. Una differenza di quasi un terzo che sarà rilevante anche sui conti.
Infine, alla domanda se il Reddito di Cittadinanza va inteso più come uno strumento di contrasto alla disoccupazione che alla povertà, il Direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici continua dicendo: «Non direi proprio. Il Reddito di Cittadinanza non creerà più posti di lavoro, anche perché fino a che non metteremo mano al debito pubblico saremo sempre esposti alle crisi e quindi alla distruzione dei posti di lavoro. Per altro, dubito che i centri per l’impiego potranno fare i miracoli».[6]
A limitare l’efficacia del provvedimento rispetto alla riduzione della disoccupazione ci pensa anche il tema del chilometraggio. «È assurdo che in un Paese come l’Italia, lungo 1.300 km e con un tasso così alto di disoccupazione, si possa decidere di rifiutare un lavoro solo perché è a 250 km di distanza». Per altro, sempre guardando al resto d’Europa, in ben 22 Paesi è concesso di rifiutare al massimo un’offerta di lavoro ritenuta appropriata. Cosa che da noi, appunto, non accade.
Infine, non vanno dimenticate le difficoltà che inevitabilmente si creeranno nella gestione pratica del sussidio a cui sarà chiamata a collaborare una pluralità di enti: Anpal, Poste Italiane, Ministero del Lavoro, Inps e Centri per l’Impiego con circa 250 milioni di euro finalizzati all’assunzione dei cosiddetti “Mississipi navigator”, ovvero di tutor che prenderanno in carica il beneficiario del sussidio accompagnandolo nella ricerca del lavoro, nella formazione e nel reinserimento professionale. «Insomma– conclude Cottarelli – l’ennesimo carrozzone burocratico di cui l’Italia proprio non avrebbe avuto bisogno».[7]
Conclusioni
Come più volte accennato nel corso di questa analisi, possiamo confermare che il dato relativo al calo della disoccupazione è un dato non sempre positivo, in quanto è positivo solo se si sviluppano determinate condizioni; in caso contrario, potrebbe essere un dato interpretabile in diversi modi, dovuto per esempio all’aumento degli occupati a tempo determinato oppure all’aumento degli inattivi. Le evoluzioni socioeconomiche e il variare delle circostanze saranno in grado di rivelare se il calo della disoccupazione degli ultimi mesi sarà un fattore positivo in termini realistici oppure un falso positivo.
Antoine Canaud, Salvatore Cirà
(Tirocinanti presso l’I.ME.S.I.)
Sitografia
“Occupati e disoccupati”, ISTAT, Marzo-Aprile 2019.
https://www.istat.it/it/files//2019/04/CS_Occupati-e-disoccupati_MARZO_2019.pdf
“La disoccupazione in calo, uno sforzo maggiore per recuperare gli inattivi”,
Bevilacqua Ugl, Maggio 2019
“Perché non è tutto oro, calo disoccupazione, Europa e Italia tempi duri per i giovani”.
Il sole 24 ore, Maggio 2019.
“Per la crescita serve controllo della spesa”, C. Cottarelli, Bergamo Corriere.it, Aprile 2019.
bergamo.corriere.it/notizie/economia/19_aprile_30/cottarelli-per-crescita-serve-controllo-spesa.
“Reddito di cittadinanza misura poco credibile e inefficace”. C.Cottareli, Gennaio2019.
www.lincmagazine.it/2019/01/10/reddito-cittadinanza-cottarelli-misura-poco-credibile-inefficace/.
[1] https://www.istat.it/it/files//2019/04/CS_Occupati-e-disoccupati_MARZO_2019.pdf
[2] http://www.modena2000.it/2019/05/02/lavoro-disoccupazione-in-calo-in-rtegione-bevilacqua-ugl-sforzo-maggiore-per-recuperare-gli-inattivi/
[3] Ibidem, nota 1.
[4] www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2019-05-02/perche-non-e-tutto-oro-calo-disoccupazione-europa-e-italia-tempi-piu-duri-i-giovani.
[5] https://bergamo.corriere.it/notizie/economia/30_aprile_2019/cottarelli-per-crescita-serve-controllo-spesa.
[6] https://www.lincmagazine.it01/ottobre/2019reddito-cittadinanza-cottarelli-misura-poco-credibile-inefficace/
[7] Ibidemnota 6.