Nel corso degli ultimi mesi si è potuto assistere ad una crescente inclinazione dei rapporti italo-francesi, a causa delle differenti posizioni assunte dagli attuali governi in merito a questioni politiche rilevanti, quali, ad esempio, l’immigrazione o il sostegno da parte del Movimento Cinque Stelle nei confronti dei Gilet gialli francesi.
Recentemente il Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, si è recato a Parigi per incontrare gli esponenti del gruppo di protesta francese, ciò ha avvalorato l’ipotesi di un ridimensionamento della stima che il movimento italiano nutriva nei confronti della linea politica perseguita dal Presidente francese. I motivi che hanno indotto tale cambiamento dimorano soprattutto nella problematica inerente le politiche di immigrazione. La posizione italiana a riguardo risulta essere sfavorevole: essendo uno dei paesi di primo attracco, ciò ha sollevato la necessità di una richiesta di maggiore partecipazione da parte degli stati europei e di una rivisitazione della Convenzione di Dublino. È facilmente immaginabile che lo Stato francese abbia respinto la richiesta, da parte del nostro Governo, di una differente ridistribuzione dei richiedenti asilo ed inoltre, abbia sollevato diverse critiche in merito alle politiche protezionistiche in tal senso a cui è ricorso.
Attualmente i Gilet Gialli e il Movimento di Beppe Grillo condividono “lo spirito anti elitario, anti oligarchico, anti establishment, ovvero l’idea di opporsi e contrapporsi alle classi dirigenti in carica.”, come sostiene il sociologo Damiani, ricercatore dell’università di Perugia. Anche gli alleati Verdi dei Grillini hanno condiviso ed appoggiato i valori sopra citati. Come viene riportato dal giornale Internazionale «Per Salvini si tratta di cittadini onesti che protestano contro un presidente che governa contro il suo popolo», mentre il Vice Premier Di Maio esclamava “Non Mollate!!!”[1]. Secondo quanto riportato dalla fonte, Di Maio, inoltre, avrebbe immaginato di coinvolgere il Movimento francese in merito alla piattaforma Rousseau, utilizzata dagli stessi Grillini. Secondo il Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, la piattaforma può essere vista come “un sistema pensato per un movimento orizzontale e spontaneo”[2] quale risulta essere il Movimento francese.
Quanto spiegato, ha sollevato nell’opinione pubblica diversi interrogativi suscitati dalla constatazione dell’evidente trasformazione, avvenuta in corso d’opera, delle posizioni dei rispettivi governi a riguardo. Il Movimento Cinque Stelle, infatti, auspicava ad un sistema di welfare simile a quello francese, il quale tutelasse le famiglie e prevedesse un risarcimento delle eventuali spese obbligatorie e di pari passo sosteneva che tale progetto politico potesse essere realizzato attraverso i tagli degli stipendi parlamentari e dei vitalizi, che avrebbero fatto risparmiare al nostro Stato 50 miliardi di euro.
È evidente come siano avvenute rilevanti trasformazioni inerenti alla politica del nostro paese; si può evincere facilmente che, per diverso tempo, i partiti comunisti e democratici siano stati i veri protagonisti dello scenario politico del nostro paese. Questi ultimi, negli anni, si sono dovuti adattare al nuovo scenario europeo e di conseguenza sono mutati in partiti “eurocomunisti”, “democratici di sinistra” e poi semplicemente “democratici” e “sembrano oggi in via d’estinzione”[3].
È una realtà di cui si deve prendere atto: l’attuale impossibilità di identificare partiti quali, ad esempio, quello democratico e Forza Italia con i gruppi di rappresentanza della sinistra e della destra storica. Questo ha fatto sì che il Movimento di Casaleggio abbia potuto farsi strada e proporsi come valida alternativa.
Un apparato scenico simile, seppur non totalmente analogo, si è presentato in Francia dove il Partito Socialista ed il “Repubblicano” hanno perso la maggioranza al Governo ma continuano ad avere un forte consenso a livello locale e regionale. Ad ottenere la maggioranza prima citata sono stati i partiti La France insoumise e il Front National, l’odierno Rassamblement National. Per entrambi, secondo sempre quanto riportato da Internazionale, “i gilet gialli sono un potenziale rinforzo da non farsi scappare”.
Tali partiti hanno sostituito quelli “storici”, così come è avvenuto in Italia con il Governo Lega-Cinque Stelle. Nei mesi successivi, la nascita del Governo Giallo-Verde, accompagnato dall’ammirazione dei Grillini nei confronti della Francia, incominciò a non essere più limitata alle politiche di welfare ma rivolta proprio verso il partito En Marche di Emmanuel Macron.
Possiamo evincere, inoltre, che i Grillini avrebbero volentieri affiancato il Presidente francese a Bruxelles nel portare avanti l’idea di un nuovo partito europeo volto a sostituire popolari e socialisti e, contestualmente, a perseguire l’obiettivo di una maggiore integrazione europea al punto da spingerli a fare un primo passo concludendo un accordo con l’Alde (gruppo di liberali e democratici). Tale alleanza aveva respinto il progetto a causa della posizione dei suoi membri, in quanto ritenuta di matrice euroscettica e nazionalista.
A sostegno di questa posizione, potrebbe essere richiamata l’analisi dello studioso di sociologia dei fenomeni politici Marco Damiani, di cui sopra. La sua tesi mira a sottolineare l’esigenza da parte dei pentastellati “di confrontarsi con un soggetto politico comparabile (…). L’obiettivo è trovare forme di organizzazione politica diverse da quelle tradizionali, capaci di rappresentare gli interessi delle componenti della società fino a oggi poco rappresentate e tutelate». Secondo Damiani, infatti, «l’accostamento con Macron è stato passeggero e veloce, teso a individuare un interlocutore fuori dall’Italia”.[4]
Un ulteriore motivo di preoccupazione da parte dell’Alde si fondava sull’espansione del movimento italiano che avrebbe potuto ottenere il più elevato numero di rappresentanti europarlamentari, rilevato il 30% dei consensi[5].
Diversi quotidiani, sottolineavano, per di più, il possibile impedimento che avrebbe comportato l’introduzione del “Patto Salvini”[6], in merito ad un mancato accordo sull’argomento con gli alleati Verdi, nonostante quest’ultimo non fosse stato stimato come un ostacolo particolarmente rilevante.
In realtà il vice-premier leghista ha sempre simpatizzato con il Partito di Marine Le Pen, mentre il vicepremier Luigi Di Maio non aveva potuto instaurare un dialogo con il segretario del partito La Franse insoumise Jean-Luc Mélenchon, nonostante le due rispettive visioni politiche avessero diverse affinità. Questo trait d’union avrebbe potuto rappresentare un “trampolino di lancio”, il cui approfondimento sarebbe stato proficuo per una possibile intesa a livello europeo.
Secondo quanto riportato nell’articolo realizzato dall’Osservatorio ISPI-IAI sulla politica estera italiana[7], l’inclinazione dei rapporti italo-francesi, che avrebbe toccato l’apice con il richiamo dell’ambasciatore francese a Roma, è stata dettata anche da altri fattori prescindenti le relazioni politiche: emerge infatti dalla ricerca che, nel tempo, sono venute meno l’intesa e la comprensione reciproca, anche a livello culturale. Inizialmente la Francia simpatizzava con l’Italia la quale a sua volta ricambiava con una certa empatia. La progressiva divergenza culturale ha avuto origine nel momento in cui il nostro Governo preferì un approccio anglosassone con gli altri paesi a livello europeo ed internazionale.
Ciò ha causato non poche ripercussioni su diversi settori di produzione italo-francesi, come quello cinematografico ed audiovisivo. Dalla ricerca emerge che l’estinzione della produzione italo-francese, in auge lo scorso secolo, è stata conseguenza diretta dei cambiamenti che l’avevano investita, con un conseguente depauperamento della cultura comune di cui era artefice.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto magistralmente nell’affrontare la crisi determinata dall’appoggio diretto dei vice-premier Salvini e Di Maio, nei confronti dei Gilet Gialli che ha comportato il ritiro dell’ambasciatore francese.
Il Presidente è riuscito, mantenendosi nei limiti imposti dalla Costituzione, ad imporsi come attivista-europeista[8], posizione che è risultata in netto contrasto con le linee politiche perseguite dall’attuale governo. Secondo quanto riportato dall’ ISPI, affinchè si possa tornare agli equilibri iniziali, non è sufficiente la mediazione di Mattarella, che si è anche recato a Parigi per colmare il vuoto diplomatico in attesa delle prossime europee, ma sarebbe necessario “un vertice governativo bilaterale, da tenere su invito dell’Italia visto che l’ultimo si è svolto a Lione nel settembre del 2017, saltando di fatto quello previsto per il 2018”.
Si potrebbe, per di più, addebitare la crisi italo-francese sia alla mancanza di prospettive di matrice culturale e politica a sostegno dell’Unione, sia ad una crescente manipolazione mediatica. Entrambe le cause sopracitate potrebbero comportare un’estinzione definitiva dell’accordo europeo ed un ritorno a politiche meramente populiste in ciascuno stato membro. Questa tendenza, che emerge dalla pubblicazione, si pensa possa essere legata ad una divulgazione che trova le sue origini in Russia.
Oggi la posizione degli industriali in merito risulta essere in favore di un rafforzamento del “processo di integrazione che ha assicurato fin dall’inizio la pace, la prosperità e la protezione ai nostri cittadini”[9], riuscendo a porre fine ad ogni ostilità.
Secondo quanto asserito dal Presidente francese il suo obiettivo risulta essere affine alla posizione degli industriali. Durante l’intervista concessa a Fabio Fazio, per la trasmissione Che tempo che fa, Macron ha dichiarato infatti quanto segue «Alcuni difendono i nazionalismi ma io mi batterò con forza perché dobbiamo rispettare le identità dei popoli ma costruire un’Europa forte e sovrana. C’è bisogno di un’Europa forte per palare sia ad americani che cinesi» ed, in merito alla questione migrazione ha aggiunto «L’Europa ha una responsabilità in tutta questa situazione europea e italiana perché non ha saputo ascoltare che un paese, a causa della geografia, aveva un fardello troppo importante per sé (…) In Italia oggi non c’è una crisi migratoria, c’è stata una diminuzione degli sbarchi dell’80% nell’ultimo anno»[10].
Per il Presidente francese “il dialogo con Roma è fondamentale” per conseguire l’integrazione europea sopracitata, nonostante abbia esplicitamente sostenuto nei giorni scorsi di ritenere i vicepremier italiani non all’altezza[11] del proprio incarico, presupposto che non a gioca a favore della tanto declamata intesa tra i due Governi. La risposta del vicepremier Luigi Di Maio, infatti, è stata la seguente: “Prima di fare la morale all’Italia, Macron dovrebbe liberare dal neocolonialismo francese gli Stati africani, perché se quegli Stati li impoverisce poi quelle persone partono(….) le nostre parole saranno irrilevanti per lui, ma non per gli italiani e gli europei”[12].
Si può comprendere che il clima di tensione tra i due paesi persiste e la strada verso l’integrazione auspicata dagli industriali, per il benessere di tutti gli stati membri, non sia facilmente percorribile. L’opinione pubblica continua ad interrogarsi sulla possibilità di un ritorno alla cooperazione e alla solidarietà che ha contraddistinto le relazioni tra i due Governi dal secondo dopoguerra fino a qualche mese fa.
Giulia Montalto
[1] Cfr. Bernard Guetta, Lega e Cinquestelle sostengono i gilet gialli in vista del voto europeo, Internazionale, Challenges, Francia, 8 gennaio 2019.
[2] Cfr. Ibidem
[3] Cfr. Ibidem
[4] Cfr. Ibidem
[5] Cfr. Andrea Mollica, Il M5S e il gruppo europeo con Emmanuel Macron che vuole Di Maio secondo il Foglio, Giornalettismo, 28 marzo 2018.
[6] Cfr. Ibidem
[7] Cfr. Jean-Pierre Darnis, Italia-Francia: finita la crisi, restano i problemi, ISPI Istituto per gli studi di politica internazionale, 21 febbraio 2019.
[8] Cfr. Ibidem.
[9] Cfr. II Economic Forum Medef – Confindustria con la partecipazione di FEBAF, Dichiarazione Congiunta, Versailles, 28th February – 1st March 2019.
[10] «Macron: “I malintesi recenti con l’Italia non sono gravi, è nostro compito andare oltre”», 3 marzo 2019, Il secolo XIX edizione.
[11] Cfr. «Macron: “Italia merita leader all’altezza della sua storia”. Di Maio: “Decidono italiani”», 27 gennaio 2019, Skytg24.
[12] Cfr. Ibidem