La realtà iraniana come ogni altra realtà è complessa, ogni tentativo di comprenderla con una visione limitata che sia meramente politica o geopolitica oppure economica, o materialista o dall’altro lato “religiosa” (nel senso profano del termine), è ovviamente fuorviante. Allo stesso modo occorre evitare di giudicare il sistema giuridico, politico e sociale dell’Iran da una prospettiva occidentalista.
L’Iran è una Repubblica Islamica: Repubblica perché è uno Stato fondato sulla sovranità popolare, infatti la scelta stessa di istituire una Repubblica Islamica fu determinata dal popolo attraverso un referendum, inoltre si sono svolte e si svolgono elezioni regolari per eleggere i membri del Parlamento, il Presidente della Repubblica e i membri dell’Assemblea degli Esperti, che sono coloro i quali affidano l’incarico di Guida Suprema a una persona che possieda i requisiti necessari vigilando altresì sul suo operato; Islamica perché le sue leggi si fondano sui valori religiosi, valori basati su un’interpretazione specifica degli insegnamenti islamici, riassumibili nella visione politica della wilayat al-faqih, in altre parole l’autorità del giurisperito (la Guida Suprema appunto), un dotto in scienze islamiche, nonché esperto di politica, geopolitica e in grado di amministrare e guidare la società promuovendo gli interessi di quest’ultima.
È dalla vittoria della Rivoluzione Islamica – avvenuta nel 1979 – quindi da circa quarant’anni, che le potenze arroganti, con a capo gli Stati Uniti, stanno cercando di distruggere i cambiamenti positivi avvenuti grazie alla Rivoluzione, creando conflitti interni, tentativi di colpi di stato, imponendo guerre dall’esterno come il conflitto Iraq-Iran, l’invasione culturale, la guerra economica e mediatica e infine con rivoluzioni colorate e proteste di strada.
Il motivo di tanta ostilità da parte dei poteri arroganti scaturisce dal fatto che l’Iran non ha mai accettato il sistema che lorsignori vogliono imporre, un sistema in cui gli oppressori governano sugli oppressi. Fin dall’inizio della Rivoluzione Islamica è stato chiaro che questo sistema non sarebbe stato accettato, che l’Iran non avrebbe accettato di essere dalla parte degli oppressori né di farsi opprimere. In base agli articoli contenuti nella Costituzione iraniana, ai principi islamici e allo spirito del popolo iraniano, lo Stato iraniano non solo non avrebbe oppresso né si sarebbe lasciato opprimere, ma avrebbe anche combattuto l’oppressore e non sarebbe rimasto imparziale nei confronti dell’oppressione rivolta ad altri. Ciò ha da sempre fatto infuriare i poteri arroganti e ha acceso una speranza nei cuori dei popoli oppressi.
In particolare, sappiamo che l’Iran, guidando l’Asse della Resistenza, ha ottenuto grandi successi in quella che era una guerra per procura volta a indebolire l’Asse stesso attraverso vari gruppi terroristici, primi fra tutti l’Isis, in Iraq, in Libano, nello Yemen e in Siria, sconfiggendo quindi le strategie pianificate dagli Stati Uniti, Arabia Saudita e Israele. Tuttavia l’Asse della Resistenza è riuscito a debellare e contenere tutti questi pericoli.
Ora vediamo più in specifico quali sono i punti di forza e i punti deboli dell’Asse della Resistenza guidato dalla Repubblica Islamica dell’Iran.
L’Asse della Resistenza, e in questo contesto facciamo in special modo riferimento all’Iran, la Siria, alcuni gruppi palestinesi, Hezbollah, gli Houthi e i loro alleati in Iraq, si è trasformato nell’ultimo ventennio in una importante forza influente nelle dinamiche geopolitiche dello scacchiere internazionale. L’Asse si fonda su una visione specifica del mondo che è peculiare all’Islam sciita, in particolare l’interpretazione che vede nella Guida Suprema (wali al-faqih) la guida religiosa e politica e il suo punto di riferimento, le cui indicazioni e direttive sono da seguire. In questa visione valori come la giustizia, la lotta all’oppressione, il sostegno agli oppressi, l’amore per la dignità e per la libertà spirituale rivestono un ruolo importante.
Il ruolo geopolitico dell’Asse della Resistenza e i suoi punti di forza possono essere analizzati in considerazione del soft power e dell’hard power.
Per quanto concerne il soft power, abbiamo detto che il fondamento ideologico poggia sulla visione islamica sciita, specificatamente sulla wilayat al-faqih, una visione sempre esistita ma sviluppatasi negli ultimi decenni in modo sistematico grazie al lavoro di grandi sapienti e intellettuali di vari Paesi: l’Imam Khomeyni, ispiratore a attuatore della Rivoluzione Islamica e del sistema ora vigente in Iran, l’ayatollah Khamenei, attuale Guida Suprema dell’Iran, Sayyed Hasan Nasrallah in Libano, gli ayatollah Hakim e Muhammad Baqir Sadr in Iraq, i leader degli Houthi nello Yemen, importanti sapienti iraniani come il martire Motahhari e l’ayatollah Mesbah Yazdi. Il pensiero di questi leader esercita la sua influenza non solo a livello nazionale e regionale, ma mondiale.
La forza di questo pensiero si è riscontrato in diversi gruppi politici e anche in veri e propri Stati, l’esempio principale per i partiti è il ruolo geopolitico di Hezbollah; ricordiamo la pesante sconfitta inflitta all’esercito sionista, ritenuto sino ad allora invincibile, nell’estate del 2006. Infatti, Hezbollah in quel momento era il rappresentate della Resistenza e sconfisse non solo i sionisti, ma anche i loro mandanti.
L’altro punto di forza per quanto concerne il soft power è rappresentato dal ruolo ideologico della Repubblica Islamica dell’Iran. Questo Paese è riuscito a tessere una serie di relazioni in tutta la regione e a garantirsi un ruolo geopolitico di primo piano; infatti l’alleanza tra l’Iran, la Siria, alcuni gruppi palestinesi e Hezbollah, che abbiamo definito Asse della Resistenza, è il risultato degli ultimi trent’anni di politica iraniana, volta a rafforzare i legami con i gruppi e con i Paesi vicini dal punto di vista della visione geopolitica internazionale.
Il ruolo regionale e internazionale dell’Iran è riconosciuto anche dagli avversari della Repubblica Islamica, quelli che abbiamo definito poteri arroganti, ed è per questo che essi cercano in tutti i modi di indebolire la sfera di influenza dell’Iran, come possiamo osservare in diversi Paesi, ma soprattutto in Siria e Libano, e nell’Iran stesso con i tentativi di destabilizzazione della Repubblica Islamica.
Per quanto concerne invece l’hard power, dobbiamo prima di tutto far notare che, nonostante la presenza di alleati seguaci di varie religioni nell’Asse della Resistenza, il movimento s’ispira alla visione islamica sciita, e gli sciiti, per numero di fedeli, sono minoritari rispetto alle altre scuole religiose del mondo, tuttavia hanno una forte capacità organizzativa e una impostazione ideologica disciplinata, anche grazie al ruolo di leadership dei sapienti religiosi, in particolare l’attuale Guida Suprema, l’Imam Khamenei. Inoltre i Paesi a maggioranza sciita e le zone dove gli sciiti sono maggiormente presenti, sono regioni molto importanti per gli equilibri mondiali, infatti zone come il Golfo Persico possono essere considerate come il cuore energetico del mondo. Bisogna considerare che la principale regione petrolifera della Penisola araba è quella a ridosso della costa del Golfo Persico (regione di Qatif, nell’Arabia orientale). Se le rivolte del Bahrain e dell’Arabia andassero a buon fine, ciò infliggerebbe un duro colpo all’egemonia occidentale che sostiene le monarchie della regione e accrescerebbe ulteriormente il ruolo dell’Asse della Resistenza.
Per quanto concerne i punti deboli, uno dei principali problemi che attanaglia il ruolo geopolitico dell’Asse della Resistenza è la debolezza in ambito mediatico. Il mondo contemporaneo si basa fortemente sulla capacità degli attori internazionali di influenzare l’opinione pubblica.
Pur essendo attualmente migliorata e aumentata la capacità e la portata mediatica dell’Asse della Resistenza, non per niente si è arrivati all’oscuramento dei canali e alla censura delle fonti di controinformazione legate all’Asse della Resistenza, il ruolo egemonico dei media occidentalisti rimane indiscutibile, pensiamo infatti a come le notizie riguardanti le vicende siriane, a ciò che succede in Iran e in altri luoghi, siano costantemente alterate dai media legati ai poteri forti e arroganti o completamente censurate come l’attacco della coalizione a guida saudita allo Yemen. La fobia nei confronti dell’Asse della Resistenza e dei suoi alleati, in particolare di Hezbollah e dell’Iran, è all’ordine del giorno nei media occidentali e anche in quelli arabi vicini ai governi filo-occidentali della regione.
Abbiamo citato i punti di forza e uno dei punti deboli dell’Asse della Resistenza, vediamo ora chi sono i suoi nemici: i movimenti takfiri, ispirati all’interpretazione wahabita dell’Islam e supportati dalla casa regnante dei Sa’ud, e dall’altra parte le potenze imperialiste e arroganti. Il primo gruppo, poiché propone un’interpretazione takfiri, fanatica e retrograda degli insegnamenti islamici, è ostile all’Asse della Resistenza e in particolare alla Repubblica Islamica dell’Iran, in quanto questa costituisce l’unione di un sistema che gode sia dell’appoggio della nazione sia della legittimità religiosa. È per questo che fin dall’inizio della Rivoluzione Islamica molti stati arabi e musulmani si sono dimostrati ostili all’Iran. La corrente del wahabismo si è sviluppata velocemente nella regione araba dell’Hijaz con il sostegno di alcuni stati arroganti. Tale corrente, appoggiata dai servizi segreti di alcuni stati occidentali, si è trasformata in un cancro per il mondo islamico, dando vita a movimenti illegittimi come al-Qaida e l’Isis. Dall’altra parte i poteri imperialisti e arroganti sono nemici dell’Iran poiché la Repubblica Islamica offre un’alternativa al sistema oppressivo vigente nel mondo attirando a sé le nazioni oppresse, infatti il sistema imperialista e arrogante vuole una bipolarità dove da una parte ci siano gli oppressori e dall’altra gli oppressi.
Quindi in realtà questi takfiri, “retrogradi”, e le potenze imperialiste, i “progressisti”, sono due lame di una forbice che non si tagliano a vicenda ma cercano di distruggere la Repubblica Islamica e i movimenti di resistenza. Un altro importante fattore è il sionismo globale, che è il fulcro di queste due lame.
Gli Stati Uniti, dopo aver lasciato in modo unilaterale l’accordo sul nucleare, hanno in agenda nuove sanzioni contro l’Iran, a meno che, dicono, l’Iran non sia pronto ad accettare una serie di condizioni, tra cui lasciare la Siria e non sostenere più i movimenti di resistenza come Hezbollah. Cerchiamo di essere realistici: se l’Iran non fosse intervenuto in aiuto del legittimo governo siriano, su richiesta dello stesso, e pertanto la sua presenza e quella della Russia in Siria sono legittime, al contrario delle altri coalizioni a guida Usa o delle truppe turche, ciò avrebbe portato alla distruzione delle chiese, all’uccisione delle minoranze religiose, in particolare i cristiani, le donne cristiane sarebbero state fatte schiave da parte dei miliziani dell’Isis, i quali, dopo aver conquistato Siria e Iraq, si sarebbero diretti verso l’Iran, che è proprio ciò che volevano gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita e il regime sionista.
La realtà è che la percentuale di influenza di uno stato sulle altre nazioni non si misura in base alla sua presenza o al potere militare, né gli Stati Uniti possono influenzare il Golfo Persico né l’Iran arrivare al Mar Mediterraneo, in questo senso. Il motto dell’Iran, combattere gli oppressori e non farsi opprimere, è quello di tutte le nazioni del mondo ed è quindi naturale che l’Iran riesca a influenzare tutti i movimenti di resistenza nel mondo. Se l’Iran è una potenza, non lo è tanto dal punto di vista militare, ma per la sua visione e razionalità. Il vero potere risiede nell’essere al servizio della gente, non nel signoreggiarla. L’Iran possiede attualmente due caratteristiche salienti che di giorno in giorno aumentano la sua influenza: una è il seguire una visione dell’universo razionale e dinamica e l’altra un governo politico dinamico, accompagnato da un comportamento etico corretto e da progressi scientifici e tecnologici. Ciò ha innalzato la posizione dell’Iran sia dal punto di vista religioso ed etico, sia politico, pertanto sia il takfirismo e il wahabismo, con la loro lettura fasulla e degradata dell’Islam, sia i paesi facenti parte della cosiddetta ‘Arroganza globale’, con la loro politica eticamente scorretta, si sentono minacciati.
L’Iran è riuscito a presentare il suo modello di vita religioso, politico, etico e tecnologico e molte nazioni si sono sentite profondamente attratte da questo modello. Oggi molte nazioni, come l’Iraq, lo Yemen, il Bahrein, la Siria e il Libano, sono pronte ad accettare una democrazia religiosa e politica, e pertanto sono diventate il bersaglio della violenza takfiri e di alcuni poteri arroganti.
È importante sottolineare che l’attuale situazione del Medioriente non è dovuta a un ipotetico conflitto tra sunniti e sciiti, infatti abbiamo detto che nelle file dell’Asse della Resistenza combattono fianco a fianco persone appartenenti a fedi religiose diverse, anche non musulmani; il conflitto attuale è tra la dignità umana e l’abiezione, risultato del sistema politico bigotto delle potenze arroganti e del sistema religioso bigotto del takfirismo ispirantesi all’ideologia wahabita, è un conflitto tra questi e il resto del mondo. L’Asse della Resistenza si trova in prima linea nella lotta contro il takfirismo e le forze imperialiste. L’Occidente deve rendersi conto di questi pericoli, ma purtroppo, non solo a volte non rivela in modo chiaro il pericolo del terrorismo, ma appoggia addirittura l’Arabia Saudita wahabita, lasciandosi corrompere dai proventi del petrolio.
Non dobbiamo permettere che la logica dell’oppressione nei confronti dei palestinesi, degli yemeniti e dei cittadini del Bahrein da parte di alcuni stati terroristi e usurpatori si diffonda, è un problema che riguarda l’etica, la coscienza, la società, non dev’essere considerata una questione meramente politica.
Il problema del terrorismo takfiri e arrogante non si fermerà ai confini del Medioriente, e se non costituisce ancora una minaccia per la generazione contemporanea degli europei, minaccerà certamente quella dei nostri figli.
Quella stessa logica che si arroga il diritto di uccidere le donne e i bambini innocenti, arriverà anche alle donne e ai bambini dell’Europa se non viene fermata. Questa è la legge che vige nell’universo: se non si cura un tumore, questo colonizzerà altri organi e dominerà tutto il corpo.
Alla corruzione non si resiste creando scompiglio, bensì mettendo in guardia: avvertire tutti in modo saggio che un loro membro o più membri stanno soffrendo un attacco. Questo è sufficiente: quando gli oppressi si rendono conto di essere attaccati e resistono, si prepara il terreno per la manifestazione della giustizia globale.
Hanieh Tarkian
Docente presso la “Al Mustafa International University Qum” di Teheran
Fonti di approfondimento:
– https://www.eurasia-rivista.com/geopolitica-dellislam-sciita/