La Sentenza del Tribunale dei popoli: “Italia e Ue corresponsabili di crimini contro l’umanità”


La Sentenza del Tribunale dei popoli: “Italia e Ue corresponsabili di crimini contro l’umanità”

Es tiempo de hablar!

Con questa affermazione, durante la sessione del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) svoltasi a luglio 2017 (Barcelona, 7 – 8 luglio), Carlos Beristain, membro del Tribunale, aveva risposto all’appello da parte di più di 100 associazioni ed organizzazioni non governative che richiedevano l’attivazione del TPP per condurre un’analisi sulle politiche in materia di migrazione adottate dall’Unione Europea e dagli Stati membri, al fine di valutarne l’impatto sui diritti della popolazione migrante. In particolare, si richiedeva di porre l’attenzione sulle politiche del governo Italiano, sostenute economicamente e politicamente dall’UE, e realizzate attraverso accordi con i paesi di origine, come la Libia.  

Sulla linea della sessione di Barcellona, il secondo incontro del TPP con tema “la frontiera meridionale dell’UE: Mediterraneo –Italia” si è svolto a Palermo dal 18 al 20 dicembre 2017. La scelta di ospitare questo evento in Sicilia non è stata casuale. Di fatto, a causa della sua posizione al centro del Mediterraneo, l’isola costituisce un punto focale per gli sbarchi dei migranti e la loro conseguente accoglienza all’interno del sistema europeo.  Ad inaugurare la sessione siciliana era presente anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il quale, ancora una volta, ha colto l’occasione per sostenere l’idea di riconoscere la mobilità internazionale come un diritto umano inviolabile, ribadendo, inoltre, la sua condanna dello strumento del permesso di soggiorno.

Nel corso dei tre intensi giorni di dialogo, gli speakers hanno evidenziato dinanzi ai giudici del TPP come l’Italia, e dunque l’Europa, abbiano un ruolo centrale in questa crisi migratoria che, in seguito alla chiusura della rotta balcanica, vede come unica cornice e punto di sfogo il Mediterraneo, da sempre considerato culla di civiltà e indiscutibile canale di scambi economici e, soprattutto, culturali. Oggi, questo stesso spazio si trova ad essere cimitero di corpi senza identità e testimone silenzioso degli effetti delle scelte politiche di esternalizzazione delle frontiere delle democrazie europee. Decisioni celate ipocritamente dalla volontà di tutelare dei diritti universali, che vengono interpretati ed applicati in chiave particolaristica, finendo per essere in realtà privilegi di pochi, piuttosto che diritti per tutti. Di fatto, ciò che è emerso è che questi diritti stiano subendo un’involuzione, a danno della dignità umana. La migrazione è oggi vista come devianza ed i migranti come invasori, clandestini. Tuttavia, ora più che mai, nell’era della globalizzazione e dell’assottigliamento delle barriere, questa visione risulta essere anacronistica.

Un momento di grande intensità in queste tre giornate è stato quello della condivisione di testimonianze dirette di operatori e di migranti che hanno denunciato la realtà dei fatti tramite i racconti di viaggi interminabili in condizioni disumane, di salvataggi ostacolati o impediti al limite dell’umanità; storie di torture e di detenzioni forzate in prigioni dove gli esseri umani vengono lasciati morire, senza alcuna dignità. Sono state raccontate storie tragiche di migranti che non possiedono alcun tipo di tutela durante le fasi dell’iter migratorio: dalla partenza dai loro paesi d’origine fino all’accoglienza nei cosiddetti “safe countries” in cui vengono ospitati in strutture spesso non idonee, dove devono spesso subire violenze.

Il 20 dicembre, il Tribunale permanente dei popoli presieduto dal magistrato Franco Ippolito, ha sentenziato dunque la sua condanna contro queste politiche migratorie. Nello specifico, i sette giudici hanno valutato che le politiche dell’Unione Europea ‹‹costituiscono una negazione dei diritti fondamentali delle persone e del popolo migrante, mortificandone la dignità, definendoli “clandestini” e “illegali” e ritenendo “illegali” le attività di soccorso e di assistenza in mare››; inoltre, hanno aggiunto che ‹‹la decisione di arretrare le unità navali di Frontex e di Eunavfor Med ha contribuito all’estensione degli interventi della Guardia costiera libica in acque internazionali, che bloccano i migranti in viaggio verso l’Europa, compromettendone la loro vita e incolumità, li riportano nei centri libici, ove sono fatti oggetto di pratiche di estorsione economica, torture e trattamenti inumani e degradanti››. Infine, la corte ha sottolineato la responsabilità dell’Italia e dei suoi rappresentati, condannandone la condotta per ‹‹le attività svolte in territorio libico e in acque libiche e internazionali dalle forze di polizia e militari libiche, nonché dalle molteplici milizie tribali e dalla c.d. “guardia costiera libica”, a seguito del Memorandum del 2 febbraio 2017 Italia-Libia, [che] configurano – nelle loro oggettive conseguenze di morte, deportazione, sparizione delle persone, imprigionamento arbitrario, tortura, stupro, riduzione in schiavitù, e in generale persecuzione contro il popolo dei migranti – un crimine contro l’umanità››.

In aggiunta, il tribunale ha chiesto una moratoria urgente dell’attuazione di tutti quegli accordi caratterizzati da assenza di controllo pubblico e dalla corresponsabilità nelle violazioni dei diritti umani fondamentali dei migranti, ed ha invitato  il Parlamento Italiano ed il Parlamento Europeo a convocare urgentemente Commissioni d’inchiesta  o indagine  sulle politiche migratorie, gli accordi ed il loro impatto sui diritti umani, nonché sull’uso e destinazione di fondi destinati alla cooperazione internazionale, al fine di identificare e perseguire eventuali responsabili.

In conclusione, come Carlos Beristain aveva anticipato a Barcellona, il TPP ha decisamente scelto di parlare e, non meno importante, di ascoltare fonti dirette.

Questo Tribunale nasce proprio come momento di incontro tra popoli, un ponte di dialogo con gli organi di potere ed un laboratorio di denuncia. In qualità di tribunale d’opinione, la sua funzione primaria è proprio quella di mobilitare l’opinione pubblica contro le violazioni dei diritti ed aumentare la consapevolezza su di esse. E, dunque, si può dire che in questo momento particolare in cui le coscienze stanno diventando sempre più intorpidite, impassibili dinanzi alle tragedie e mosse da logiche di mercato, c’è bisogno di “sentenze” come quelle del TPP che hanno come priorità l’essere umano e la sua tutela. Esse rappresentano un contributo fondamentale per accrescere la sensibilità delle persone e smuoverne le coscienze, affinché queste possano non solo prendere una posizione in difesa dei diritti universali, ma anche capire ed essere finalmente parte attiva delle decisioni politiche.

Giorgia Scuderi

Testo completo della sentenza del TPP: http://www.tppsessionepalermo.it/tpp-sessione-palermo-sentenza/

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