A distanza di quarantadue anni non si sono ancora dissipate le nebbie attorno alla misteriosa scomparsa dell’Imam Musa El Sadr, considerato uno dei padri fondatori dell’ideologia del movimento paramilitare libanese Hezbollah, attore importante dell’attuale scacchiere mediorientale.
Nato nella città di Qom, in Iran da una famiglia di origine libanese, Musa el Sadr fu inviato in Libano negli anni cinquanta dall’ayatollah Muhsin el Haikm, uno dei più importanti imam sciiti del tempo. In seguito alla morte dell’ayatollah Sayyed Abed Al Hussein Sharafeddine, capo della comunità sciita di Tiro, Musa el Sadr ne ereditò la leadership ,iniziando a lavorare sulle problematiche sociali della comunità sciita della città. In pochi anni divenne un importante punto di riferimento per la comunità sciita libanese al punto da diventare portavoce dei bisogni e dei sentimenti della comunità sciita, assumendo un ruolo attivo nella vita di questa comunità emarginata. Organizzando le sue azioni su due punti fondamentali : Il miglioramento della condizione degli sciiti libanesi attraverso la lotta contro le discriminazioni sociali, economiche e politiche, per conferire alla comunità sciita libanese un identità politica all’interno del panorama politico libanese, arrivando a fondare un movimento di resistenza libanese contro l’occupazione israeliana. Attraverso queste azioni, Musa el Sadr unì attivismo politico e ideologia religiosa creando cosi un movimento politico rivoluzionario di carattere prettamente sciita ben diversa dal nazionalismo arabo della componente sunnita.
Musa El Sadr esortò gli sciiti libanesi a non accettare passivamente la propria emarginazione politica e sociale, invitandoli a reagire contro le ingiustizie attraverso una rivoluzione sociale. Tra l’inizio degli anni sessanta sino alla sua misteriosa scomparsa, avvenuta in Libia nel 1978, Musa el Sadr tentò di colmare i vuoti lasciati dallo Stato Libanese nel Sud del Libano creando campagne di raccoltahqdefault fondi, imposte fiscali e contributi ricevuti da benefattori iraniani e libanesi, dando vita a varie istituzioni caritatevoli, associazioni filantropiche, istituzioni educative, di beneficenza, professionali, sanitarie e religiose. A livello politico creò stretti rapporti con le autorità statali rivendicando i diritti della comunità sciita ad essere riconosciuta come comunità distinta e separata dalle altre comunità confessionali del Libano. Chiedendo inoltre uguali diritti per i musulmani sciiti all’interno del sistema politico libanese.
Famosi furono i sette punti del suo programma pronunciati il 29 Maggio 1969 in occasione della creazione del Consiglio supremo Sciita ( Al Majlis Al Islamya el – Shia). Discorso pronunciato dinanzi all’allora presidente della Repubblica Libanese Charles Helou.
Riformare gli affari della comunità sciita e migliorarne le condizioni generali ed economiche.
L’avvento di un iniziativa pienamente islamica : nel pensiero, nell’azione, nella Jihad (contro l’occupante israeliano)
Eliminare le differenze tra i musulmani con l’obiettivo di raggiungere una fusione totale.
Cooperare alla pari con le altre comunità religiose libanesi nella salvaguardia degli interessi di un Libano unito.
Adempiere alle responsabilità patriotiche e nazionaliste e preservare l’indipendenza del Libano , la sua libertà e la pace nella sua terra.
Combattere l’ignoranza, la povertà, le controversie, l’iniquità sociali e la corruttibilità della natura umana.
Sostenere la resistenza palestinese e partecipare all’azione ,insieme ai paesi fratelli del mondo arabo, per la liberazione della terra usurpata
La nascita del Consiglio supremo sciita rappresentò il primo grande passo della comunità sciita verso il palcoscenico politico del piccolo Stato del Libano.
Ma la nascita del Consiglio supremo sciita e i 7 punti del programma Al Sadr non furono le sue uniche azioni politiche . Nel 1978 l’Imam pronunciò un famoso discorso dove annunciava la nascita di un movimento passato alla storia come ” movimento dei diseredati” ( Harakat el Mahrumin – حركة المحرومين)
” Il nostro nome è: quelli del rifiuto, della vendetta, quelli che si rivoltano contro tutte le tirannie anche se pagano con il loro sangue […]. Noi non vogliamo più buoni sentimenti. Noi siamo al di là delle parole, degli stati d’animo, dei discorsi. Io ho fatto più discorsi di chiunque altro e sono quello che più ha fatto appello alla calma. Ebbene, io non mi tiro più indietro. Se voi restate inerti, io no ”
I principi fondamentali del ”movimento dei diseredati ” erano :
La devozione verso Dio, il genere umano, la libertà e la dignità.
Il rifiuto dell’oppressione del settarismo.
La lotta contro la tirannia e il feudalesimo.
Il sostegno alla sovranità nazionale e alla salvaguardia.
La lotta contro la colonizzazione e l’avidità.
Con la nascita del movimento dei diseredati e della sua milizia armata Amal, la mentalità sciita subì una profonda metamorfosi. Dalla passività politica e culto del dolore, atteggiamenti tipici dello sciismo classico duodecimano, si passò ad una nuova ideologia di riscossa e rivendicazione. Musa el Sadr capì che dietro la storica marginalizzazione degli sciiti libanesi all’interno della società del Libano c’erano questo atteggiamenti di passività e indifferenza verso la politica e le questioni sociali. Per velocizzare la metamorfosi ideologica dello sciismo contemporaneo, Musa el Sadr reinterpretò il simbolismo dell’ideologia sciita conferendogli un carattere politico e rivoluzionario. Precisamente esortò i musulmani sciiti a non vedere i riti di commemorazione del martirio di Hussein, nipote di Maometto , come riti formali, ma come mezzi per tramutare il dolore in dissenso politico.
Secondo Musa el Sadr, il martirio dell’Imam El Hussein, barbaramente trucidato nel 680 DC a Karballah, in Iraq, durante un suo tentativo di ribellione alla tirannia del califfo ommayade di Yazid ibn Muawya, fu un sacrificio necessario affinché le coscienze dei musulmani venissero risvegliate per abbattere la tirannia e la corruzione nel mondo. Secondo El Sadr, tutti i musulmani del mondo dovrebbero prendere spunto dalla ribellione dell’Imam el Hussein contro il potere del Califfo Yazid per ribellarsi nuovamente e combattere la corruzione, la tirannia e le ingiustizie nel mondo.
In poco più di un decennio di attivismo politico l’imam Musa el Sadr divenne una figura chiave della resistenza della società libanese, e in generale del mondo arabo e musulmano, contro il potere sionista rappresentato dallo Stato d’Israele.
La scomparsa
Ma nel 1978 l’Imam Musa el Sadr scomparve misteriosamente in Libia. Il 25 Agosto del 1978, su invito di Gheddafi, Musa El Sadr si recò in Libia in compagnia del giornalista Abbas Badreddine e dello Shaikh Muhammad Yacoub. Passeranno cinque o sei giorni prima che El Sadr scomparirà senza lasciare tracce. Nei suoi ultimi giorni, gli incontri programmati con Gheddafi furono annullate per ben tre volte. C’è chi lo vide per l’ultima volta il 30 e chi il 31 Agosto, come i membri di una delegazione di scrittori, politici e giornalisti libanesi che in quei giorni incontrarono Gheddafi, o il giornalista giordano Shaker Al Jawhari, recatosi in Libia per assistere alle celebrazioni per l’anniversario della rivoluzione del 1969. Qualche giorno prima della misteriosa scomparsa, il giornalista giordano venne a sapere dall’Imam in persona di un viaggio che quest’ultimo doveva intraprendere verso Parigi per visitare la moglie malata. Sempre Al Jawhari affermò che l’ultima volta che vide El Sadr e i suoi accompagnatori fu di fronte all’Hotel dove risiedevano quando li accompagnò verso la loro Peugeot 405 nera che li doveva portare nella tenda del Rais Libico. Il figlio di uno degli accompagnatori dell’Imam, il giornalista Abbas Badreddine, affermò invece che El Sadr incontrò Gheddafi e che in seguito a un diverbio, l’ex leader libico ne ordinò l’eliminazione.
Undici giorni dopo la misteriosa scomparsa, la polizia italiana trovò in una camera dell’Holiday Inn di Roma, i bagagli e i passaporti del leader sciita e degli suoi accompagnatori. « I bagagli furono manomessi e i vestiti mischiati alla rinfusa » affermerà Rabab El Sadr, sorella del leader sciita. Nove mesi di indagine da parte delle autorità italiane per poi giungere alla conclusione che Musa el Sadr e i suoi due accompagnatori non misero mai piede in Italia. La questione rimane ancora irrisolta, dando vita a leggende e crisi politiche come quella che scoppiò tra il Libano e la Libia di Gheddafi, considerato il vero responsabile della scomparsa dell’Imam della muqawma anti sionista. Negli anni seguenti Gheddafi cercherà di scansare le accuse piovute da tutto il mondo arabo affermando che l’Imam si recò a Roma prima di scomparire senza lasciare traccia.
Traduzione di Muqawma : Resistenza
A cura di Rabih Bouallegue
Rabih Bouallegue, fotografo e aspirante scrittore italiano di origini tunisine e algerine. Particolarmente interessato alle dinamiche geopolitiche del medioriente, durante i fatti del 2011 fonda ” Essawt” – la voce, con l’obbiettivo di riportare quanto più notizie possibili dalle strade della Tunisia in rivolta. Successivamente, tra il 2012 il 2013 tenta l’approccio al mondo dei diritti umani collaborando al documentario ” The price of freedom ” della regista inglese Eleanor Mortimer. Attualmente abita a Palermo dove studia scienze politiche e relazioni internazionali e dove sta tutt’ora completando la stesura della sua tesi di laurea sul fenomeno di Hezbollah in Libano.