Gabriele Giacomini
Assessore all’innovazione e allo sviluppo economico del Comune di Udine.
Autore del Libro “Psicodemocrazia: quanto l’irrazionalità condiziona il discorso pubblico” (prefazione di Angelo Panebianco, 2016) edito da MIMESIS.
Proporre un volume sulla democrazia in un momento di tangibile crisi di legittimità dell’ideale democratico, è impresa che, già di per sé, merita un saluto benevolo.
Ciò per due ordini di ragioni: in primo luogo, perché la minimizzazione di tale crisi di legittimità – e ancor peggio l’indifferenza verso le ragioni che ne sono la causa – sortisce l’effetto di alimentarne intensità, diffusione e durata nel tempo, diventando essa stessa un inaspettato veicolo per spinte antidemocratiche.
Va già, dunque, riconosciuto al filosofo politico Gabriele Giacomini il merito di aver coraggiosamente preso in esame un oggetto di studio che, come è facile constatare, tanto le élites politiche coinvolte nel dibattito pubblico quanto gli elettori stessi, sviliscono e deprimono sempre più.
Lungi dall’essere una descrizione statica dell’attuale stato di salute della democrazia – e qui sta la seconda ragione – Psicodemocrazia è un originale viaggio attraverso i processi di formazione del consenso politico e in particolare della elaborazione della scelta cui l’elettore è chiamato.
Una solida base di teoria politica della democrazia sorregge la trattazione, precisa e dinamica; ma è la sorprendente apertura alla psicologia cognitiva e alla filosofia sperimentale – e al caratteristico impianto metodologico ed empirico – il vero tratto distintivo di questo volume.
Sebbene, come ricorda con premura l’Autore stesso, tale impianto metodologico e sperimentale non sia perfettamente coerente sul piano teorico, il campo di indagine che ne risulta è assai avvincente, configurandosi come una innovativa specialità del grave problema su cui tanto il pensiero politico tradizionale quanto quello attuale si interrogano: il rapporto tra governanti e governati.
Nella sua Prefazione al volume, Angelo Panebianco mette subito in chiaro: la teoria classica della democrazia fornisce almeno due certezze:
a) démos krátos nulla ha a che vedere col “governo del popolo”, bensì riguarda un delicato meccanismo che le élites politiche mettono a punto per contendersi il voto del corpo elettorale;
b) il corpo elettorale, o, se vogliamo, il singolo elettore che lo compone, quando chiamato a esprimere la propria preferenza, smette di rispondere a una logica razionale “economica”, ripudia la freddezza e il distacco del calcolo del “rapporto costi-benefici” , per essere mosso da forze di altra natura, irrazionale, indipendenti dalla bontà o meno della proposta elettorale.
L’analisi di Gabriele Giacomini entra nel vivo di questi due punti di interesse schumpeteriano, riconducendo quelle “forze irrazionali” a processi mentali e cognitivi – analizzabili, riscontrabili e influenzabili – affrontati con disinvoltura dall’Autore, che a questo proposito ricorre abbondantemente a ricerche empiriche.
Comunicazione di massa, media marketing, language engineering, ma anche personalizzazione della politica sono solo alcuni elementi di un ricchissimo ventaglio di spunti di riflessione, sempre suffragati dal momento teorico e sperimentale, volti a spiegarci come arriviamo a formulare la nostra scelta elettorale, come elaboriamo gli input che riceviamo, come rispondiamo a informazioni distorte, quanto pesa il ricorso immediato alla sfera emotiva.
In totale controtendenza rispetto alla teoria della scelta razionale e al relativo principio di utilità, il filone della prospect theory, ad esempio, offre una interessante analisi dei fenomeni decisionali applicata alla politica, capace di mettere in luce diversi effetti, quali una diversa nozione di “atteggiamento nei confronti del rischio”, o il cd “effetto incorniciamento” , o ancora “l’avversione alla perdite” e “l’effetto dotazione”, tutti presentati con problemi che ne esaltano l’attualità e l’aderenza alla realtà politica, e che, allo stesso tempo, provocano suggestioni circa il rischio effettivo di manipolazione.
La derazionalizzazione della politica è, inoltre, la condizione che consente all’Autore di proporre una riflessione sulla tecnocrazia, centrata sulle evidenze che la political cognition offre: se la nostra scelta democratica non è razionale, chi dovrebbe governare? È il caso di tornare al governo dei filosofi di cui parlava Platone?
Messi in luce i limiti della “tentazione tecnocratica”, Giacomini affronta il tema del rapporto paternalismo-libertà, per chiudere con un discorso sulla democrazia dialogica, senza mai perdere di vista l’elemento psicologico, emotivo e cognitivo.
Psicodemocrazia è una lettura vivace, agile e illuminante, capace di rinnovare l’interesse per le scienze politiche e le scienze sociali, di migliorare lo spirito critico degli attori del dibattito pubblico e, in ultima analisi, della pubblica opinione.
Massimo Parisi
Vicepresidente Istituto Mediterraneo Studi Internazionali