8 Marzo, non mimose ma women’s empowerment



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A pochi giorni dall’intervento sessista che ha visto protagonista l’europarlamentare polacco Janusz Ryszard Korwin-Mikke, ricorre oggi la Giornata internazionale della donna, istituita nel 1977 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite al fine di ricordare i progressi e le conquiste ottenute dalle donne in ambito scientifico, economico, politico e sociale.

La cosiddetta festa della donna ha origine nei primi anni del ‘900 e affonda le sue radici nel movimento internazionale socialista delle donne. Più precisamente, Clara Zetkin, delegata del partito socialdemocratico tedesco e dirigente del movimento operaio, e Rosa Luxemburg, teorica della rivoluzione marxista e fondatrice del partito socialista polacco e del partito comunista tedesco, organizzarono nel 1907 la prima Conferenza internazionale della donna.

Il 3 Maggio dell’anno seguente, durante una conferenza del Partito socialista di Chicago, la socialista Corinne Brown prese la parola per denunciare lo sfruttamento delle operaie e le discriminazioni sessuali subite sia in termini salariali che di orario di lavoro. Nonostante l’iniziativa non ebbe un seguito immediato, il Partito socialista americano decise di riservare l’ultima domenica di Febbraio dell’anno 1909 all’organizzazione di una manifestazione in favore del suffragio femminile.


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Rosa Luxemburg


Il successivo 28 Febbraio, presso la Carnegie Hall di New York, tremila donne celebrarono per la prima volta il Woman’s Day, ma sarà solo nel 1910 che le socialiste americane, durante la Conferenza internazionale della donna a Copenaghen, proposero l’istituzione una giornata internazionale dedicata ai diritti delle donne. Le celebrazioni furono interrotte dall’avvento del primo conflitto mondiale.

Tuttavia a San Pietroburgo, l’8 marzo 1917 le donne guidarono una grande manifestazione per rivendicare la fine della guerra, contribuendo al crollo dello zarismo ormai screditato e privo dell’appoggio delle forze armate. Pochi anni dopo, la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste scelse l’8 Marzo, rimasto nella storia a indicare l’inizio della Rivoluzione di Febbraio(1) , per istituire la Giornata internazionale dell’operaia.

La connotazione fortemente politica della nascente Giornata internazionale della donna e gli avvenimenti della seconda guerra mondiale contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini di tale manifestazione. L’8 Marzo sarà comunque destinato a rimanere una data storica per i diritti delle donne e assumerà ufficialità grazie alla Risoluzione 32/142 del 16 dicembre 1977 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Alla luce di quanto sopra, appare evidente che dietro la tradizione tutta italiana di donare un ramo fiorito di mimosa alla donna in occasione della sua festa, questa giornata racchiude in sé una storia unica di lotta di genere e di conquiste sociali. Nonostante ciò, la discriminazione sessuale rappresenta ancora un ostacolo al raggiungimento della parità dei sessi e all’affermazione della leadership femminile.

Proprio oggi, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha rilasciato una dichiarazione secondo la quale le prospettive di raggiungimento della parità di genere non si concretizzeranno fino all’anno 2030. A questo proposito, ‘nel 2015 il tasso di occupazione maschile nell’UE […] si è attestato al 75,9%, mentre quello femminile è stato del 64,3%, nonostante il maggiore livello di istruzione delle donne’(2) .

Riferendosi esclusivamente al nostro Bel Paese, il livello di occupazione femminile si attesta attualmente al 47,2%, mentre in Svezia, ritenuto uno dei Paesi più virtuosi nelle politiche di genere, si arriva al 77%. Un divario certamente significativo. A tale proposito, risale a pochi giorni fa la comunicazione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) secondo cui l’Italia è ancora un Paese prevalentemente basato su un sistema familiare di tipo patriarcale in cui le donne tendono a rivestire per lo più un ruolo domestico.

Al fine di incoraggiare le donne a prendere attivamente parte alla società, e rendere quindi possibile il loro empowerment, le politiche di genere dovrebbero certamente operare su tre punti fondamentali:

1. Abbattere gli stereotipi culturali secondo cui le donne debbano necessariamente ripiegare verso ruoli domestici, secondari, di scarsa responsabilità o ritenuti prettamente maschili;

2. Mettere fine alle discriminazioni di genere a partire dai primi anni di formazione ed incoraggiare bambine e ragazze a nutrire interesse per le materie scientifiche, tradizionalmente dominio del mondo maschile;

3. Incoraggiare i padri ad usufruire dei propri congedi di paternità o parentali, al fine di ridurre la differenza di genere nella cura dei figli.

Gabriella Cinque

Note:
1) L’8 Marzo corrisponde al 23 Febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia.

2) Risoluzione del Parlamento europeo del 13 Settembre 2016 sulla creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all’equilibrio tra vita privata e vita professionale (2016/2017(INI)) , para i.

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