#365giornisenzaGiulio, Vademecum sul caso Regeni



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Il 25 Gennaio del 2016 scompariva al Cairo Giulio Regeni, giovane ricercatore Italiano, in Egitto per un progetto di ricerca finanziato dall’università di Cambridge. Il suo corpo martoriato verrà trovato solamente diversi giorni dopo, il 3 Febbraio, sulla parte superiore di un cavalcavia dell’autostrada che collega Il Cairo ad Alessandria d’Egitto. Il movente dell’omicidio è ancora sconosciuto, così come sconosciuti ne sono i mandanti. L’unica cosa di cui si è certi è che, sin da subito, l’atteggiamento del governo Egiziano non ha convinto la procura di Roma che indaga sulla vicenda. L’obiettivo di questo articolo è quello di fornire un sommario quadro di insieme della vicenda, corredato da diverse fonti consultabili per eventuali approfondimenti.

Chi era Giulio?

Giulio Regeni era uno studente italiano che, dopo una brillante carriera accademica, che lo ha portato alla vittoria del premio “Europa e Giovani” nel 2012 e nel 2013, e dopo un’esperienza di lavoro presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, ha proseguito i propri studi con un dottorato di ricerca presso il Girton College dell’università di Cambridge. La sua attività di ricercatore l’ha portato al Cairo per un’indagine sull’attività dei sindacati indipendenti egiziani, sul lavoro in Egitto ed in particolare sul lavoro dei venditori ambulanti.


Giulio-Regeni

Giulio Regeni


La realtà egiziana

Il suo studio l’ha portato presto ad approcciarsi ad una realtà molto complessa, reduce da una violenta rivoluzione popolare (2011), che ha portato, a seguito di un golpe militare (2013) alla nascita di una forma di governo formalmente semipresidenziale, masostanzialmente dittatoriale. L’instabilità economica del paese[1] ha tuttora gravi ricadute sui lavoratori, soggetti principali della rivoluzione del 2011. Proprio per questo motivo i sindacati indipendenti rappresentano la chimera del capo di stato Al Sisi e proprio per questo motivo, secondo Hoda Kamelattivista dell’ Egyptian Center for Economic and Social Rights vicina a Regeni, essi sono gli organi maggiormente infiltrati dal governo. L’attivista sostiene inoltre che proprio tra gli ambulanti, per la loro distribuzione capillare sul territorio, molti possono essere facilmente comprati per passare informazioni alla polizia; alla luce soprattutto della paranoica campagna anti-spionaggio portata avanti da Al Sisi contro possibili infiltrati stranieri[2].

Allo stesso tempo l’Egitto è un paese che non è nuovo alle sparizioni forzate, alla repressione e alle violazioni dei diritti umani. Almeno secondo quanto denunciato da Amnesty International, che sin da subito ha portato avanti la causa per ottenere verità per Giulio Regeni. Secondo l’Ong con lo stato di polizia in auge in Egitto “Due anni dopo l’estromissione del presidente Mohamed Morsi, alle proteste di massa sono subentrati arresti di massa. Attaccando senza sosta i giovani attivisti egiziani, le autorità stanno spezzando le speranze in un futuro migliore di un’intera generazione[3].

I principali fatti in breve

A seguito del ritrovamento del corpo, la polizia egiziana mostra da subito un’insolita sicurezza riguardo l’identità del cadavere, malgrado esso non avesse con sé alcun documento e il viso della vittima fosse talmente martoriato da renderlo irriconoscibile persino agli occhi della madre durante la successiva autopsia.

Da qui in poi, una serie di depistaggi e bugie caratterizzano l’inchiesta condotta dalle autorità egiziane. Prima di tutto le improbabili ipotesi riguardanti possibili incidenti stradali mai avvenuti. poi la pista del reato passionale a seguito di un rapporto omosessuale. Infine l’ipotesi di una resa di conti per questioni inerenti lo spaccio di droga. L’apice delle mistificazionisi raggiunge quando, a fine Marzo 2016, il giornale filo-governativo Al Watan diffonde la notizia dell’uccisione, da parte della polizia egiziana, di tutti i membri di una banda di rapitori con diverse esperienze nella sparizione forzata di turisti occidentali.

All’interno della loro abitazione la polizia avrebbe trovato una borsa contenente diversi effetti personali di Regeni. Tale notizia viene poi smentita dai parenti dei componenti della banda e da Mohamed Lofti, attivista per i diritti umani al Cairo, il quale sostieneche quei documenti furono  inseriti dalla polizia, solamente dopo lo scontro armato.Il successivo lavoro degli investigatori italiani sul campo, durato dal 5 Febbraio al 30 Marzo 2016 viene svolto sotto la costante ed opprimente sorveglianza dei servizi Egiziani[4] in un clima di forte tensione. Il 10 e l’11 Aprile si svolge invece il primo vertice in Italia tra inquirenti italiani ed egiziani per il reciproco aggiornamento delle indagini che parallelamente vengono portare avanti nei due rispettivi paesi.

Il 25 Aprile il legale della famiglia Regeni al Cairo viene arrestato e, secondo sue successive dichiarazioni, picchiato in carcere. Solamente l’8 Maggio invece, circa 4 mesi dopo l’omicidio di Giulio, gli investigatori egiziani, a seguito di numerose pressioni diplomatiche, consegnano il risultato delle loro ricerche ai corrispettivi italiani. Nello stesso mese l’Italia, noncurante dell’insoddisfazione dell’opinione pubblica sul risultato delle indagini, nomina un nuovo ambasciatore al Cairo[5]. A rendere però più complesse le indagini contribuisce l’omertà dei quattro collaboratori di Giulio Regeni a Cambridge. La sua tutor in particolare,Maha Abdelrahman, chiamata più volte a testimoniare, si rifiuta categoricamente, evitando anche le domande dei giornalisti, per paura di possibili ritorsioni contro la sua famiglia in Egitto. Successivamente, il 23 Gennaio 2017 viene pubblicato, per la prima volta, il video in cui il capo dei sindacalisti degli ambulanti Mohamed Abdallah parla con Regeni.

Il video dimostra un evidente interesse, da parte del sindacalista, ad un finanziamento da parte di una Ong inglese, per la quale Regeni agiva da mediatore, con il compito di implementare l’attività sindacale degli ambulanti. Abdallah, in precedenza più volte sentito dagli investigatori, cambiaspesso versione, fino ad ammettere di aver denunciato il ricercatore ai servizi segreti, per alcune domande eccessivamente invadenti che avrebbe ricevuto da Regeni.Oggi Amnesty International, ad un anno dalla morte di Giulio Regeni, organizza una mobilitazione nazionale per chiedere nuovamente che venga fatta chiarezza sul caso, senza alcun ricorso a verità di comodo[6].

 I rapporti tra Italia ed Egitto

Il legame che lega strettamente i due paesi ha una duplice natura.

Economica prima di tutto. L’Italia è infatti il terzo partner commerciale mondiale dell’Egitto e il primo in Europa.L’Eni possiede impianti nel delta del Nilo, estrae petrolio nel deserto,e circa un anno fa ha iniziato ad estrarre da un enorme giacimento offshore con riserve di gas per 850 miliardi metri cubi[7]. Ma oltre ad Eni sono molte altre le aziende italiane che fanno affari in Egitto. Circa 130. Tra Intesa San Paolo, Edison e poi tutti i grandi costruttori: Caltagirone, Techint, Italcementi. Del mercato egiziano dicono che non possiamo fare a meno.

Il tema dei migranti rappresenta, invece, la seconda natura dei rapporti tra Italia ed Egitto. Considerato come un buon modello di accordo, il trattato bilaterale tra i due paesi, attualmente in vigore, prevede il rimpatrio immediato degli immigrati irregolari egiziani in suolo italiano.

In aggiunta a tali legami, l’Egitto di Al Sisi può vantare ottimi rapporti tanto con gli Stati Uniti, quanto con i paesi del Golfo Persico e la Russia, di modo che, qualunque crisi diplomatica il paese attraversi, il colonnello può vantare un variegato ventaglio di alleanze relativamente stabili sulle quali far conto.

Le due principali piste

Mediaticamente, le ipotesi che hanno avuto maggiore seguito sono due.

La prima, e più importante, è nata da un post pubblicato su  Facebook, a Washington,da Omar Afifi, ex ufficiale della polizia egiziana. La sue teoria, le cui fonti sarebbero funzionari interni agli apparati di sicurezza egiziani, prevede un intreccio di interessi di natura politica. Afifi sostiene che Giulio sia stato sequestrato e portato al commissariato di polizia il 25 Gennaio del 2016. In questo luogo Giulio riceve il primo interrogatorio e quindi il primo pestaggio. Mostrandosi recalcitrante agli occhi dei suoi aguzzini, il direttore del dipartimento investigativo della sicurezza di stato, insieme al direttore del dipartimento investigativo di Giza, Khaled Shalabi, decidono di arrestarlo.

Secondo Afifi il ministero degli interni sapeva. Il loro obiettivo sarebbe stato quello di interrogare Regeni per capire se fosse una spia e quale fosse l’obiettivo del suo soggiorno al Cairo. Regeni viene così trasferito a Madinet Nasr, dove subisce un secondo e più brutale interrogatorio, venendo sottoposto ad ore di violenta tortura. Di ciò vengono informati anche la consigliera per la sicurezza nazionale e il capo di gabinetto di Al Sisi. Le risposte di Regeni continuano a non soddisfare i suoi inquisitori, così viene trasferito all’intelligence militare dove, a seguito di un ulteriore e ancora più brutale tortura, muore. A questo punto Al Sisi ordina il depistaggio[8]. Per tale dichiarazione Afifi si dimostra pronto a testimoniare alla procura di Roma, ma ancora nulla è dato sapere su di una sua possibile richiesta a comparire.

La stessa tesi è sostenuta da un informatore anonimo di Repubblica, il quale dimostra di conoscere a fondo il caso Regeni e anche di essere a conoscenza di particolari della tortura, che soltanto chi ha assistito all’autopsia nell’istituto di medicina legale di Roma può conoscere[9]. Secondo il giornalista  di Repubblica Carlo Bonini, che ha a lungo studiato il caso Regeni, il giovane ricercatore sarebbe stato nel mirino dei servizi segreti militari per molto tempo. Tale tesi è confermata dalla testimonianza di Alessandro Accorsi, giornalista freelance al Cario, rilasciata alle telecamere di Presa Diretta. Secondo i suoi contatti in città i servizi militari interrogavano frequentemente tutte le persone con cui Giulio veniva a contatto: vicini di casa, lavoratori, sindacalisti ecc.

La seconda teoria vede nell’omicidio di Regeni un tentativo di colpire i solidi rapporti economici instauratisi tra l’Italia e l’Egitto. Secondo il senatore italiano Lucio Barani l’Egitto è danneggiato tanto quanto l’Italia da una vicenda del genere e non avrebbe avuto motivo nell’uccidere un ricercatore italiano, rovinando la propria reputazione, in un momento così importante per i rapporti economici dell’Egitto. Il senatore ritiene che il rinvenimento del corpo senza vita di Regeni, all’indomani della scoperta del giacimento di petrolio da parte dell’Eni, non sia casuale, e vede nel silenzio assordante dell’Inghilterra un elemento grave e sul quale far luce.

 CONCLUSIONI

La complessità del caso Regeni è certamente il frutto del giro di interessi all’interno del quale esso è nato. Giulio è stato inviato a lavorare nel contesto egiziano, di una instabile dittatura militare su di un tema fortemente sensibile per il regime di Al Sisi. Il suo paese d’origine, l’Italia, ha nell’Egitto un partner importante, tanto dal punto di vista commerciale, quanto dal punto di vista geostrategico, ed in nessun modo ha intenzione di perderlo.

L’ente, e il relativo paese, per il quale lavorava si circondano di una nube di omertoso silenzio, rifiutandosi inspiegabilmente di collaborare. In un contesto del genere la società civile si stringe attorno alla famiglia Regeni, che attende sgomenta ed attonita per la quantità di depistaggi e di ritardi che hanno caratterizzato le indagini.

L’uccisione di Regeni rappresenta la morte di ognuno di noi. Di ogni studente, di ogni ricercatore, di ogni studioso, il cui unico obiettivo è quello di lavorare per rendere utile il proprio sapere, per metterlo al servizio della comunità, anche se questo può intaccare l’interesse di qualcuno più in alto. Anche se questo comportare la morte. La più brutta, la più brutale.

A cura di Gabriele Tusa

Note:

[1]http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/legitto-tra-sogni-faraonici-e-una-profonda-crisi-economica-15932

[2]http://ilmanifesto.info/i-segreti-dellegitto-si-nascondono-al-cairo-dove-chi-filma-viene-considerato-un-traditore/

[3]https://www.amnesty.it/dalle-piazze-al-carcere-una-generazione-di-giovani-attivisti-schiacciata-dalla-repressione-in-egitto/

[4]http://www.repubblica.it/esteri/2016/04/10/news/titolo_non_esportato_da_hermes_-_id_articolo_3070438-137294076/

[5]http://www.huffingtonpost.it/2016/05/11/caso-regeni-egitto_n_9906640.html

[6]https://twitter.com/hashtag/365senzagiulio

[7] https://www.eni.com/it_IT/media/2015/08/eni-scopre-nelloffshore-egiziano-il-piu-grande-giacimento-a-gas-mai-rinvenuto-nel-mar-mediterraneo

[8]http://www.raiplay.it/video/2016/08/Presa-diretta-Chi-ha-ucciso-Giulio-Regeni-3998c947-6c0f-4695-890f-6d2531b8cc17.html

[9]http://www.repubblica.it/esteri/2016/04/06/news/_ecco_chi_ha_ucciso_giulio_l_accusa_anonima_ai_vertici_che_svela_tre_dettagli_segreti-136996781/

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