La Turchia e la Russia vengono scosse da un orribile attentato. Ad Ankara nel pomeriggio del 19 Dicembre, intorno le 19.00, presso un centro culturale che inaugurava una mostra fotografica, l’ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, viene assassinato con otto colpi di pistola alla schiena, mentre faceva il suo discorso inaugurale davanti le telecamere.
L’attentatore, un ventiduenne di nome Mevlut Mert Altinas, è un agente della polizia di Ankara e sarebbe stato inviato dal Ministero dell’Interno turco come forza di sicurezza dell’evento.[1] Dopo aver sparato otto colpi sul diplomatico russo, Altinas, secondo alcune testimonianze, avrebbe gridato “frasi di condanna ai bombardamenti su Aleppo, inneggiando ad Allah e ricordando le vittime in Siria”[2]
L’attentatore, dopo aver parlato alle telecamere, rimaste a filmare l’agghiacciante assassinio in diretta, avrebbe ferito altre tre persone, prima di venire neutralizzato dalla polizia.
E’ evidente che l’attentato sia legato al ruolo diretto che la Russia ha da tempo nel conflitto siriano, e al “disimpegno” sul fronte di Aleppo est da parte della Turchia che ha negoziato il cessate il fuoco con Assad e Putin per permettere l’evacuazione dei civili, gran parte dei quali però, rimangono asserragliati sotto i bombardamenti russi, iraniani e dell’esercito regolare siriano. Sulla rivendicazione, non ci sono al momento fonti certe. Le prime indiscrezioni indicano il coivolgimento di cellule legate al Jabhat Fateh al-Sham, ( ex – Jabhat al Nusra ), formazione jihadista – salafita legata ad Al Qaeda, che nella rivoluzione siriana ha trovato ampio spazio, “staccandosi” dall’ala che ha poi stabilito il califfato nell’area di Raqqa, e ricoprendo anche posizioni di vertice nell’area di Aleppo e di Idlib, e rimanendo a “difendere” i quartieri orientali di Aleppo, impedendo il più delle volte ai civili di poter lasciare il terreno.
In Turchia, Jabhat al Fateh al Sham, ha molti seguaci, anche per il ruolo che ha ricoperto nel gestire il passaggio di Foreign Fighters dalla Turchia in Siria.
Il fattore che colpisce è che l’attentatore era un membro della sicurezza, presente all’evento presumibilmente per “proteggere” l’ambasciatore russo Karlov. E’ evidente che, se ne verrà confermata la responsabilità, la formazione terroristica è presente nei ranghi della sicurezza turca, e questo darà ampio margine di manovra al presidente Erdogan di effettuare ulteriori epurazioni anche all’interno della polizia, la forza principale che in Turchia aveva “salvato” il presidente dal tentativo di colpo di stato effettuato dall’esercito. Il movimento attribuito a Fethullah Gulen, indicato come responsabile del golpe ha condannato l’attentato, prendendo le distanze da qualsiasi azione terroristica.
Un quadro più chiaro, riguardo la situazione interna della Turchia verrà analizzato con maggiore precisione quando verrà accertata la responsabilità dell’attacco, le cui indagini verranno compiute congiuntamente da Turchia e Russia.
Sul fronte di politica estera, le relazioni tra Turchia e Russia potrebbero subìre dei cambiamenti. L’attacco infatti, avviene il giorno prima del vertice organizzato a Mosca da Iran, Russia e Turchia sulla battaglia di Aleppo e sulle sorti del conflitto siriano. Le conseguenze apparentemente negative delle relazioni tra Turchia e Russia, tornate al dialogo dopo l’alta tensione intercorsa all’indomani dell’abbattimento del jet russo in territorio turco, sembrerebbero essere attenuate dalle dichiarazioni a caldo di Putin ed Erdogan, i quali parlano dell’attentato come “atto provocatorio” volto a lenire i rapporti tra Russia e Turchia, i quali a loro dire non verranno compromessi.
Tuttavia, l’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia è un episodio molto grave, poiché viene compiuto da un membro della sicurezza turca apparentemente “infiltrato” in un evento ad alto rischio, ovvero l’uscita pubblica di un diplomatico in diretta tv.
Gli scenari potrebbero essere molteplici. Sul fronte economico, la Russia potrebbe tornare a “sanzionare” economicamente la Turchia, come aveva già fatto in occasione dell’abbattimento del jet russo, su cui Erdogan aveva presentato pubblicamente le sue scuse, ma i rapporti commerciali ed economici non avevano registrato un netto miglioramento. Sul fronte interno, l’assassinio potrebbe dar luogo a una forte repressione interna e anti-democratica sia in Russia che in Turchia, allo scopo di combattere il terrorismo internazionale di matrice islamica ed eliminare allo stesso tempo le rispettive opposizioni. Sul fronte siriano, Turchia e Russia combattono su fronti diversi, tuttavia entrambi hanno permesso l’evacuazione di un numero cospicuo di civili da Aleppo est, ma l’attentato potrebbe far saltare il cessate il fuoco e potrebbe far acuire ulteriormente gli scontri di entrambi i fronti in altre zone della Siria.[3] L’esercito russo opera maggiormente nel Nord-est della Siria, non molto lontano da dove le truppe turche sono stanziate a presidiare il confine e che sono state coinvolte in attacchi a villaggi in mano ai miliziani dell’Is. A livello globale, è molto improbabile che la Russia attacchi direttamente la Turchia, membro della Nato. Ma la Russia potrebbe offrire, come ha già fatto, protezione ed appoggio ai curdi siriani e ai curdi residenti in Turchia, inclusi i gruppi militanti, nemici storici di Ankara, allo scopo di favorire la destabilizzazione interna ed un ruolo sempre più marginale nella partita siriana.
Danilo Lo Coco
[1] http://nos.nl/artikel/2149210-russische-ambassadeur-in-turkije-doodgeschoten-syrie-lijkt-motief.html
[2] http://www.hurriyetdailynews.com/russian-ambassador-to-turkey-andrey-karlov-assassinated-in-ankara.aspx?pageID=238&nID=107512&NewsCatID=341
[3] R. Gramer, E. Tamkin, “Five things to worry about after the assassination of Russia’s Ambassador to Turkey” in Foreignpolicy.com – http://foreignpolicy.com/2016/12/19/five-things-to-worry-about-after-the-assassination-of-russias-ambassador-to-turkey/