L’elezione di Trump ed i limiti della globalizzazione economica
Si sono concluse le elezioni americane che hanno visto , tra l’altro, la elezione del nuovo Presidente degli USA Trump e la sconfitta della Clinton e devo dire con estrema sincerità che il risultato non mi sorprende . Non mi sorprende perché la politica nel mondo e la classe dirigente a questa deputata non è riuscita , dopo la fine del sistema comunista con la capitolazione delle ideologie e della politica dei blocchi , a creare un nuovo ordine mondiale come sottolineato e auspicato dal Santo Padre Giovanni Paolo II nella enciclica Centesimus Annus (1991): ” la soluzione marxista e’ fallita, ma permangono nel mondo fenomeni di emarginazione e di sfruttamento ,specialmente nel Terzo Mondo , nonché fenomeni di alienazione umana,specialmente nei Paesi più avanzati. C’è anzi il rischio che si diffonda un ‘ideologia radicale di tipo capitalistico, la quale rifiuta perfino di prenderli in considerazione, ritenendo a priori condannato all insuccesso ogni tentativo di affrontarli ,e ne affida fideisticamente la soluzione al libero sviluppo delle forze di mercato .”
Qualche anno dopo, nel 1997, inaspettatamente , George Soros ,grande e conosciuto pericoloso speculatore finanziario, nella sorpresa generale sembrava ripudiare il proprio credo scrivendo “ho fatto fortuna nei mercati finanziari internazionali ma ora ho paura che la disordinata intensificazione del laissez-faire capitalistico ,assieme alla diffusione del cosiddetto valore del mercato in ogni area della vita civile ,mettano in pericolo le società aperte e democratiche “……”le società aperte possono essere minacciate da destra e da sinistra, ma anche dall’eccessivo individualismo , dalla concorrenza sfrenata e dalla scarsa solidarietà “……..”Secondo il l’aissenz-faire capitalistico la migliore strada verso il bene comune coincide con la ricerca senza limitazioni dell’interesse personale . Ma senza un riconoscimento , in chiave riequilibratrice , di un interesse comune che deve avere la precedenza su quelli personali ,il nostro sistema rischia il collasso ” Continua, poi, sostenendo che “c’è da tempo un conflitto tra i valori di mercato e altri sistemi di valori più tradizionali. Il conflitto ha provocato passioni e rivalità. Insicura delle proprie e stesse convinzioni, la gente ha fatto sempre più riferimento al denaro come valore”. E conclude: “l’arcinemico di una società aperta non è più il comunismo ma il capitalismo. È sbagliato che la sopravvivenza del più forte sia il principio guida della società civile”.
Queste parole coglievano di sorpresa il mondo della finanza mondiale ma ben presto il finanziere riprendeva con piena soddisfazione la propria attività di speculatore finanziario lasciando ai posteri affermazioni ancora attuali e che cercano risposta.
Quanto detto e affermato da due uomini così diversi,anche antropologicamente , cosi lontani per ruolo e formazione deve , secondo me , essere oggetto di riflessione e approfondimento e non può essere dimenticato e archiviato perché oggi più che mai i problemi vengono al pettine e gli effetti si vedono anche nella elezione del nuovo presidente USA.
I governanti, le forze politiche , i gruppi di pressione , gli economisti non hanno avuto infatti la capacità di sviluppare nell’ultimo trentennio nuovi modelli sociali ed economici che riducessero il divario tra nord e sud del mondo e nel contempo , all’ interno degli Stati ,non sono riusciti a trovare la strada per ridurre il divario tra ricchi e poveri anzi ,al contrario ,hanno visto l’ampliamento del divario con la nascita di nuova povertà. Tutti , nessuno escluso, hanno ritenuto che il mercato e con esso il mercato globale dessero le risposte alle domande degli uomini .
Purtroppo ci troviamo di fronte al proliferare di guerre , di migrazioni bibliche, di violenza generalizzata , di crisi sociali , di crisi economiche e di crisi finanziarie con una narrazione, spesso imbarazzante ,da parte dei mezzi di comunicazione eccessivamente controllati dal sistema finanziario.
Il dibattito purtroppo si è attardato a girare attorno alle categorie del novecento ( destra,sinistra,conservatori, progressisti,etc) mentre nel mondo nasceva e si affermava un sistema di comunicazione che superava i confini degli Stati mettendo in rete tutti senza dover andare dal giornalaio o accendere la televisione ; tutti ,nessuno escluso , riescono ,in tempo reale , a raccontare il proprio vissuto quotidiano senza alcuna mediazione e senza alcuna forma di condizionamento .
E In queste condizioni di grande difficoltà della comunità internazionale incapace di prendere decisioni politiche e sempre più piegata alle scorribande finanziarie ( banche istituzionali, banche di affari , hedge fund , fondi internazionali, società di rating, etc) si accende uno scontro senza quartiere che destabilizza il mondo e che ridisegna anche il ruolo degli USA .
In definitiva quindi, ritornando alle elezione americane , ci accorgiamo che vince sì un imprenditore miliardario sicuramente legato alla classe dirigente del proprio paese, conservatore , senza alcuna militanza politica e/o senza aver svolto incarichi politici o istituzionali ma il suo avversario è stata una miliardaria ,classe dirigente del proprio paese , moglie dell’ex Presidente USA B. Clinton , Segretario di Stato del governo Obama , Senatrice , donna , progressista , autorevole membro del partito democratico .
Un candidato , progressista e democratica, che si presenta pero’ agli elettori con il cognome del marito e come punto di riferimento della finanza internazionale e speculativa creata e nata durante il periodo di Presidenza del medesimo ,elementi che da un lato gli conferivano potere , gradimento e affidabilità ma dall’ altro la assimilavano a tutto quel mondo che , a torto o ragione , viene considerato la causa di tutti i mali .
Occorre prendere atto di quanto accaduto e sta accadendo facendo tesoro anche delle esperienze degli altri ;dobbiamo incominciare a ripensare la nostra politica nazionale ,europea e mondiale mettendo al centro della azione uomini e donne , giovani , meno giovani , anziani senza farsi condizionare dai problemi di bottega .