The new development Bank: i Brics sfidano il mondo a stelle e strisce
“La New Development Bank completerà il sistema finanziario
internazionale esistente in modo sano ed esplorerà nuovi modelli di governance“.[1]
É in questo modo che il ministro della finanza cinese Lou Jiwei ha apostrofato
la nascita di questo nuovo esperimento finanziario alla cerimonia di apertura
della NDP a Shangai a fine 2015.
internazionale esistente in modo sano ed esplorerà nuovi modelli di governance“.[1]
É in questo modo che il ministro della finanza cinese Lou Jiwei ha apostrofato
la nascita di questo nuovo esperimento finanziario alla cerimonia di apertura
della NDP a Shangai a fine 2015.
Brics, verso un mondo multipolare
L’esperienza dei paesi Brics nasce nel 2003, quando in un report stilato da Goldman Sachs l’analista Jim O’Neill riportò un’analisi economica
intitolata “The world needs better
economy BRICs”[2]
dove prevedeva che nel 2030
le economie di alcuni paesi emergenti, nella fattispecie Brasile, Russia, India
e Cina, sarebbero esponenzialmente cresciute tanto da rientrare nella top 7
delle economie globali. La “S” nella sigla Brics sopraggiunse nel 2011, quando
su proposta cinese il Sud Africa divenne parte integrante del progetto di
questi nuovi paesi emergenti. Dal 2010 i suddetti paesi hanno iniziato a
vedersi in meeting annuali nei quali hanno cominciato a cooperare con un chiaro
obiettivo: contestare l’egemonia americana e creare i presupposti per un nuovo
ordine mondiale. E sopratutto riprendere quel filo rosso che si era perso con
la fine della guerra fredda, quando Francis Fukujama in “The end of the history and the last man” nel 1992 annunciava
l’inizio di una nuova fase storica caratterizzata da un mondo spiccatamente
unipolare a guida statunitense.
La sfida al modello finanziario a stelle
e strisce
La NDP ha il chiaro obiettivo di ribilanciare il mondo della finanza e promuovere
nuovi modelli di sviluppo in primis per gli stessi paesi BRICS e
conseguentemente anche per quei paesi che vorranno prendere parte a questa
nuova esperienza, tra questi i paesi africani. L’obiettivo è ambizioso e
realisticamente potrà essere raggiunto soltanto nel lungo termine, anche perché
l’oggetto di contestazione sono alcune delle istituzioni finanziarie che dalla
fine della Seconda Guerra Mondiale hanno agito indisturbate e cambiato la
struttura economica di molti paesi, la “World
Bank” (Banca Mondiale) e l’”International
Monetary Fund” (Fondo Monetario Internazionale). Istituzioni che hanno
permesso la diffusione non solo di modelli di sviluppo, basti pensare alle
riforme di “Aggiustamento Strutturale” che hanno caratterizzato gli anni ’90 e
cambiato le economie di gran parte dei paesi del globo, ma anche la diffusione
di valori ideologici che hanno marchiato a fuoco il mondo contemporaneo con uno
stampo di matrice “neoliberista”.
Gli ostacoli da superare
Il progetto della NDB è ancora in fase embrionale e non è facile fare
previsioni sulla possibile riuscita o meno di quest’ultimo e sopratutto sul
futuro modus agendi della banca. Gli ostacoli e le contraddizioni da superare
sono però diverse per queste nuove economie emergenti, a cominciare dal fatto
che il capitale iniziale della NDP è di 50 miliardi non di rubli o di yen,
bensì di dollari[3].
Quella del superamento del dollaro sarà infatti l’ostacolo più arduo da
superare sopratutto considerando il fatto che le riserve monetarie dei paesi
BRICS sono ancora in dollari, se per esempio ci si focalizza sugli investimenti
infrastrutturali che i cinesi hanno condotto in Brasile e nel cuore dell’Africa
sono stati fatti in dollari. Le previsioni che al momento si possono fare sul
superamento di questo primo grosso ostacolo sono ancora delle supposizioni
sulla base delle prime dichiarazioni dei leader dei cinque paesi coinvolti. Si
potrebbe ipotizzare che i prestiti che la NDB concederà ai paesi BRICS verranno
fatti nella stessa valuta del paese che riceverà il prestito. Si è anche
parlato della creazione di una nuova moneta che possa essere un reale minaccia
all’egemonia del dollaro in un eventuale futuro. Ma su questo scottante tema, durante
il summit del 2015, il ministro delle finanze russo Anton Siluanov si è
espresso affermando che “la questione di
un’unione finanziaria più stretta tra i paesi Brics – l’unione valutaria – non
è per ora in agenda.”[4]
L’altro grosso interrogativo sarà quello del funzionamento della banca nella
gestione dei prestiti, un oggetto di critica nei confronti della WB e dell’ IMF
è sempre stato l’invadenza di queste istituzioni nella politica interna dei
paesi che usufruendo dei prestiti, avevano poi manifestato una difficoltà nel
saldamento del debito[5].
Su questo tema Cina e Russia, sopratutto all’interno del Consiglio di Sicurezza
dell’ONU, si sono sempre dimostrate molto sensibili sostenendo con vigore
l’importanza della “sovranità statale” ed il principio di “non interferenza”
nella politica interna degli stati-nazione. Ma questi sono gli unici segnali
che possono darci un’idea sul futuro modus
agendi della NDB. Infine un ulteriore ostacolo che questi paesi potrebbero
dover affrontare sarà il possibile tentativo che le esistenti, e già ben
radicate, istituzioni condurranno per cercare di integrare (e possibilmente
inglobare) la Nuova Banca all’interno del vigente ordine, perché seppur non si
tratti più di una battaglia di tipo ideologico come quella ai tempi della
Guerra Fredda, il mutamento dello status quo non sarà di certo “un pranzo di
gala”.
I possibili risvolti per U.E.
Già nel bel mezzo della crisi greca avevamo assistito ad un forte avvicinamento
tra la Russia di Putin ed il governo Tsipras, appoggiato sopratutto dall’ex
ministro delle finanze ellenico Varoufakis, quando stava materializzandosi
l’ipotesi “Grexit”. Non è allora da escludere una possibile futura
collaborazione tra la Grecia e la NDB, tanto che il ministro delle finanze
russo nel corso dello stesso summit Brics del 2015 ha dichiarato: “È
possibile che in futuro progetti greci e di altri stati vengano inclusi in quei
piani su cui verranno convogliati i contributi [della Banca dei Brics], ma
ritengo che ciò non avverrà così presto, o almeno non in un immediato futuro”[6].
Giovanni Tranchina