#Pensatodavoi
Lo spazio settimanale, a misura di lettore, per le vostre riflessioni
Ricerca, Respiro Internazionale e Global
disorder
disorder
Dare vita oggi ad un istituto di ricerca di discipline
internazionalistiche, che pone al centro dell’agenda il Mediterraneo, è una sfida importante e soprattutto attuale
alla luce degli scenari globali contemporanei. A 30
anni dagli accordi di Schengen ed a 20 anni dalla Conferenza di
Barcellona, che ha prodotto il Partenariato Euromediterraneo quale primo
tentativo di rete d’integrazione tra Stati e popoli delle due sponde del
Mediterraneo, il Mare Nostrum
risulta oggi più che mai il centro nevralgico di ogni riflessione a carattere
internazionale. Ulteriore testimonianza in tal senso il fatto che una delle
tracce della prima prova scritta agli esami di maturità proponeva di affrontare
come saggio breve di ambito storico-politico la tematica “Il
Mediterraneo: atlante geopolitico d’Europa e specchio di civiltà”. Promuovere la ricerca scientifica e la formazione
specialistica nel campo degli studi giuridici, politici, economici, storici,
filosofici, sociali e culturali, in una dimensione comparatistica ed
internazionalistica, può oggi servire per comprendere meglio verso dove è indirizzato
il mondo. In un contesto che da più parti viene definito “the global disorder” è necessario fare chiarezza sulle diverse
sfaccettature della politica internazionale, analizzandone la complessità delle
dinamiche e dei rapporti causa-effetto. Nell’attuale disordine internazionale
coesistono svariati centri di potere (siano essi politici ed economici) e
dunque trovare il bandolo di questa matassa è esercizio di non facile
risoluzione. L’ONU (di cui si celebrano i 70 anni), che dovrebbe in
teoria svolgere il ruolo di “governo del
mondo”, in pratica continua ad arrancare e le sue scelte o decisioni risultano
quasi sempre inconcludenti; le stesse prospettive di riformarne gli organi
decisionali (Cds in primis) creano ulteriori occasioni di scontro tra gli
attori statali, finendo così per alimentare le tensioni tra di essi. La tendenza alla decomposizione dell’ordine internazionale,
attiva da inizio millennio, si è acuita negli ultimi anni, con la
moltiplicazione di crisi diplomatiche e militari in Medio Oriente e nella
stessa Europa. Il proliferare di diversi focolai presenti su differenti punti
del globo si aggiunge al raffreddamento delle speranze di uscita dalla crisi
economica, esplosa da quasi otto anni e riassorbita parzialmente negli Stati
Uniti, ma ancora acuta in Europa ed in molti Paesi emergenti. La sensazione prevalente è
quella di una costante incertezza nonché di un continuo spostare l’attenzione
generale da un conflitto ad un altro, da una paura ad un’altra, da un’emergenza
ad un’altra ancora, passando quindi nell’arco di una settimana dall’Isis agli
sbarchi dei migranti, dalla crisi russo-ucraina a quella dello Yemen,
dal Grexit agli accordi di Vienna sul nucleare iraniano. Destreggiarsi in questo vortice di relazioni, strategie,
posizioni di potere da difendere o da acquisire, rappresentato dal magma della
politica internazionale, è uno degli scopi di chi vuole impegnarsi, come il
nostro istituto di ricerca, a diffondere saperi e conoscenze, approfondendo
quel “respiro internazionale” che
serve ad orientarci nel mondo, a possederne varietà e complessità nelle nostre mani
ed a custodirne la ricchezza nel nostro intelletto.
internazionalistiche, che pone al centro dell’agenda il Mediterraneo, è una sfida importante e soprattutto attuale
alla luce degli scenari globali contemporanei. A 30
anni dagli accordi di Schengen ed a 20 anni dalla Conferenza di
Barcellona, che ha prodotto il Partenariato Euromediterraneo quale primo
tentativo di rete d’integrazione tra Stati e popoli delle due sponde del
Mediterraneo, il Mare Nostrum
risulta oggi più che mai il centro nevralgico di ogni riflessione a carattere
internazionale. Ulteriore testimonianza in tal senso il fatto che una delle
tracce della prima prova scritta agli esami di maturità proponeva di affrontare
come saggio breve di ambito storico-politico la tematica “Il
Mediterraneo: atlante geopolitico d’Europa e specchio di civiltà”. Promuovere la ricerca scientifica e la formazione
specialistica nel campo degli studi giuridici, politici, economici, storici,
filosofici, sociali e culturali, in una dimensione comparatistica ed
internazionalistica, può oggi servire per comprendere meglio verso dove è indirizzato
il mondo. In un contesto che da più parti viene definito “the global disorder” è necessario fare chiarezza sulle diverse
sfaccettature della politica internazionale, analizzandone la complessità delle
dinamiche e dei rapporti causa-effetto. Nell’attuale disordine internazionale
coesistono svariati centri di potere (siano essi politici ed economici) e
dunque trovare il bandolo di questa matassa è esercizio di non facile
risoluzione. L’ONU (di cui si celebrano i 70 anni), che dovrebbe in
teoria svolgere il ruolo di “governo del
mondo”, in pratica continua ad arrancare e le sue scelte o decisioni risultano
quasi sempre inconcludenti; le stesse prospettive di riformarne gli organi
decisionali (Cds in primis) creano ulteriori occasioni di scontro tra gli
attori statali, finendo così per alimentare le tensioni tra di essi. La tendenza alla decomposizione dell’ordine internazionale,
attiva da inizio millennio, si è acuita negli ultimi anni, con la
moltiplicazione di crisi diplomatiche e militari in Medio Oriente e nella
stessa Europa. Il proliferare di diversi focolai presenti su differenti punti
del globo si aggiunge al raffreddamento delle speranze di uscita dalla crisi
economica, esplosa da quasi otto anni e riassorbita parzialmente negli Stati
Uniti, ma ancora acuta in Europa ed in molti Paesi emergenti. La sensazione prevalente è
quella di una costante incertezza nonché di un continuo spostare l’attenzione
generale da un conflitto ad un altro, da una paura ad un’altra, da un’emergenza
ad un’altra ancora, passando quindi nell’arco di una settimana dall’Isis agli
sbarchi dei migranti, dalla crisi russo-ucraina a quella dello Yemen,
dal Grexit agli accordi di Vienna sul nucleare iraniano. Destreggiarsi in questo vortice di relazioni, strategie,
posizioni di potere da difendere o da acquisire, rappresentato dal magma della
politica internazionale, è uno degli scopi di chi vuole impegnarsi, come il
nostro istituto di ricerca, a diffondere saperi e conoscenze, approfondendo
quel “respiro internazionale” che
serve ad orientarci nel mondo, a possederne varietà e complessità nelle nostre mani
ed a custodirne la ricchezza nel nostro intelletto.
Francesco Polizzotto
Per saperne di più:
“In mezzo al guado, scenari globali e
l’Italia” , Rapporto ISPI 2015, a cura di Alessandro Colombo e Paolo
Magri
l’Italia” , Rapporto ISPI 2015, a cura di Alessandro Colombo e Paolo
Magri