– EDIZIONE STRAORDINARIA –
Euro-summit: Raggiunta l’intesa sul terzo salvataggio per la Grecia
Trovato l’accordo
all’Euro-summit tra la notte del 12 e il 13 Luglio per il piano di salvataggio
per la Grecia. Dopo 17 ore di trattative, l’annuncio ufficiale viene dato dal
Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk: “L’Eurosummit ha raggiunto
un’intesa unanime. Siamo pronti per partire con il programma di supporto
finanziario del Fondo Salva Stati e riforme serie”. Ha prevalso quindi la
spinta decisiva di Italia e Francia per arrivare ad un accordo record, contro
l’intransigenza di Angela Merkel, supportata dai paesi baltici. Non erano
infatti buone le premesse di questo lungo summit, che ha visto il ministro
delle finanze tedesco Shaeuble in chiaro disaccordo con Tsipras e Mario Draghi, quest’ultimo favorevole a
raggiungere un’intesa finale. Il premier greco Tsipras avrebbe dichiarato che
“non si tratta di un accordo umiliante per i greci e che gli altri europei non
perderanno la faccia”. Il negoziato prevede aiuti per 82-86 miliardi di euro
versati direttamente dal fondo Salva-stati (Esm). Buona la reazione delle borse
che chiudono in rialzo, ma l’accordo presenta pesanti condizioni per il governo
ellenico. Il testo prevede infatti che il parlamento greco approvi entro il 15
Luglio 2015 quattro importanti riforme tra cui: 1) La razionalizzazione del
sistema IVA e l’ampliamento della base imponibile per aumentare le entrate; 2)
Misure nette per migliorare la sostenibilità del sistema pensionistico inserite
in una nuovo programma di riforma delle pensioni; 3) Assicurare l’indipendenza
dell’ufficio di statistica; 4) Creazione del ‘Fiscal Council’ previsto dal
Fiscal Compact per controllare il bilancio. Ulteriori riforme sono previste
invece per l’approvazione entro il 22 Luglio da parte di Atene e prevedono: 1)
L’adozione di un Codice di Procedura Civile volto a snellire il sistema
giudiziario civile e accelerare così la durata dei processi civili; 2)
L’adozione della direttiva di risoluzione delle banche (BRRD) che vieta
l’intervento degli stati negli istituti di credito. Nel medio termine invece,
il testo prevede misure più dure sul mercato del lavoro come l’introduzione dei
licenziamenti collettivi, e l’abolizione della contrattazione collettiva. È
inoltre prevista la ‘depoliticizzazione’ della pubblica amministrazione, ovvero
la rimozione dei membri di Syriza che ora la occupano. Tutte queste riforme
saranno monitorate dalle Istituzioni Europee e dal Fondo Monetario
Internazionale. L’ultimo punto riguarda la creazione di un Fondo Indipendente
per il Debito che avrà sede in Grecia (e non in Lussemburgo come aveva proposto
il ministro delle finanze tedesco Wolfang Schaeuble) e sarà gestito assieme
alle istituzioni europee. Il Fondo sarà costituito da asset statali che saranno
privatizzati o ‘monetizzati’ in altro modo, fino a generare 50 miliardi di
euro, 25 dei quali andranno a ricapitalizzare le banche e il resto ad abbattere
il debito con il Fondo Salva-Stati. Solamente dopo l’adozione di queste misure,
verranno erogati gli 82-86 miliardi dell’Esm, più una disponibilità da parte
dell’Eurogruppo a ridiscutere il debito. Nel frattempo le sue esigenze
finanziarie verranno coperte da un prestito-ponte che discuterà l’Eurogruppo a
partire da oggi. La palla passa adesso al parlamento greco, minacciato dalle
tensioni che sono sorte sul fronte Syriza, il quale appare spaccato al proprio
interno. Il premier Tsipras avrebbe infatti incassato forti critiche da parte
dell’ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis e dal ministro dell’energia
Lazafanis il quale parla di “accordo umiliante”. Nonostante le premesse e i
contenuti dell’accordo, esso rappresenta adesso un punto decisivo affinchè la
Grecia non esca dall’euro e trascini con sé il resto dei paesi a rischio, data
la grande sfiducia mostrata dagli investitori in questi giorni. Lo scenario
geopolitico a cui potremmo assistere con una Grexit, sarebbe caratterizzato da
un avvicinamento della Russia, la quale, minacciata economicamente dalle sanzioni,
avrebbe una grande chance per importanti investimenti in Grecia, tra cui il
porto del Pireo, snodo commerciale e strategico di fondamentale importanza.
Scenario che gli Stati Uniti non accetterebbero in nessun modo, dato che il
governo americano starebbe negoziando un’importante partnership commerciale tra
Stati Uniti e Unione Europea (Transatlantic Trade and Investment Partnership
(Ttip) che secondo Obama legherebbe il benessere europeo a quello statunitense.
L’accordo infatti prevede una crescita dell’economia europea di 120 miliardi di
euro e di quella americana di 95 miliardi di euro. Difficilmente entrambe le
parti in causa negozierebbero un accordo commerciale di così grande importanza
con un Europa disunita. Le sensazioni quindi, date da forti pressioni
statunitensi, suggerirebbero il pieno e definitivo accordo sul salvataggio
greco.
Danilo Lo Coco
all’Euro-summit tra la notte del 12 e il 13 Luglio per il piano di salvataggio
per la Grecia. Dopo 17 ore di trattative, l’annuncio ufficiale viene dato dal
Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk: “L’Eurosummit ha raggiunto
un’intesa unanime. Siamo pronti per partire con il programma di supporto
finanziario del Fondo Salva Stati e riforme serie”. Ha prevalso quindi la
spinta decisiva di Italia e Francia per arrivare ad un accordo record, contro
l’intransigenza di Angela Merkel, supportata dai paesi baltici. Non erano
infatti buone le premesse di questo lungo summit, che ha visto il ministro
delle finanze tedesco Shaeuble in chiaro disaccordo con Tsipras e Mario Draghi, quest’ultimo favorevole a
raggiungere un’intesa finale. Il premier greco Tsipras avrebbe dichiarato che
“non si tratta di un accordo umiliante per i greci e che gli altri europei non
perderanno la faccia”. Il negoziato prevede aiuti per 82-86 miliardi di euro
versati direttamente dal fondo Salva-stati (Esm). Buona la reazione delle borse
che chiudono in rialzo, ma l’accordo presenta pesanti condizioni per il governo
ellenico. Il testo prevede infatti che il parlamento greco approvi entro il 15
Luglio 2015 quattro importanti riforme tra cui: 1) La razionalizzazione del
sistema IVA e l’ampliamento della base imponibile per aumentare le entrate; 2)
Misure nette per migliorare la sostenibilità del sistema pensionistico inserite
in una nuovo programma di riforma delle pensioni; 3) Assicurare l’indipendenza
dell’ufficio di statistica; 4) Creazione del ‘Fiscal Council’ previsto dal
Fiscal Compact per controllare il bilancio. Ulteriori riforme sono previste
invece per l’approvazione entro il 22 Luglio da parte di Atene e prevedono: 1)
L’adozione di un Codice di Procedura Civile volto a snellire il sistema
giudiziario civile e accelerare così la durata dei processi civili; 2)
L’adozione della direttiva di risoluzione delle banche (BRRD) che vieta
l’intervento degli stati negli istituti di credito. Nel medio termine invece,
il testo prevede misure più dure sul mercato del lavoro come l’introduzione dei
licenziamenti collettivi, e l’abolizione della contrattazione collettiva. È
inoltre prevista la ‘depoliticizzazione’ della pubblica amministrazione, ovvero
la rimozione dei membri di Syriza che ora la occupano. Tutte queste riforme
saranno monitorate dalle Istituzioni Europee e dal Fondo Monetario
Internazionale. L’ultimo punto riguarda la creazione di un Fondo Indipendente
per il Debito che avrà sede in Grecia (e non in Lussemburgo come aveva proposto
il ministro delle finanze tedesco Wolfang Schaeuble) e sarà gestito assieme
alle istituzioni europee. Il Fondo sarà costituito da asset statali che saranno
privatizzati o ‘monetizzati’ in altro modo, fino a generare 50 miliardi di
euro, 25 dei quali andranno a ricapitalizzare le banche e il resto ad abbattere
il debito con il Fondo Salva-Stati. Solamente dopo l’adozione di queste misure,
verranno erogati gli 82-86 miliardi dell’Esm, più una disponibilità da parte
dell’Eurogruppo a ridiscutere il debito. Nel frattempo le sue esigenze
finanziarie verranno coperte da un prestito-ponte che discuterà l’Eurogruppo a
partire da oggi. La palla passa adesso al parlamento greco, minacciato dalle
tensioni che sono sorte sul fronte Syriza, il quale appare spaccato al proprio
interno. Il premier Tsipras avrebbe infatti incassato forti critiche da parte
dell’ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis e dal ministro dell’energia
Lazafanis il quale parla di “accordo umiliante”. Nonostante le premesse e i
contenuti dell’accordo, esso rappresenta adesso un punto decisivo affinchè la
Grecia non esca dall’euro e trascini con sé il resto dei paesi a rischio, data
la grande sfiducia mostrata dagli investitori in questi giorni. Lo scenario
geopolitico a cui potremmo assistere con una Grexit, sarebbe caratterizzato da
un avvicinamento della Russia, la quale, minacciata economicamente dalle sanzioni,
avrebbe una grande chance per importanti investimenti in Grecia, tra cui il
porto del Pireo, snodo commerciale e strategico di fondamentale importanza.
Scenario che gli Stati Uniti non accetterebbero in nessun modo, dato che il
governo americano starebbe negoziando un’importante partnership commerciale tra
Stati Uniti e Unione Europea (Transatlantic Trade and Investment Partnership
(Ttip) che secondo Obama legherebbe il benessere europeo a quello statunitense.
L’accordo infatti prevede una crescita dell’economia europea di 120 miliardi di
euro e di quella americana di 95 miliardi di euro. Difficilmente entrambe le
parti in causa negozierebbero un accordo commerciale di così grande importanza
con un Europa disunita. Le sensazioni quindi, date da forti pressioni
statunitensi, suggerirebbero il pieno e definitivo accordo sul salvataggio
greco.
Danilo Lo Coco
Siamo giunti dunque, grazie ad un unione monetaria disfunzionale, che "quell'aggregazione di stati fraterni che solo insieme contano qualcosa nel mondo" sono tenuti insieme da un accordo umiliante che fomenta sentimenti nazionalistici di revanscismo intra-europeo e dalle forti pressioni degli Stati Uniti che vogliono tenere in piedi le loro esportazioni (TTIP) e le posizioni NATO. Siamo messi bene…