#Pensatodavoi
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Putin, l’altra faccia della medaglia
La notizia dell’assassinio di Boris Nemzov nel cuore della capitale russa non ha messo semplicemente in agitazione l’opinione pubblica, ha proprio fatto scoppiare tutti i mass-media del paese. Bisogna in questo caso sottolineare che la notizia della morte del politico russo, in passato Vice Primo Ministro, è stata presentata in tutto il mondo non tanto come la notizia di un assassinio, quanto piuttosto come una valutazione politica dell’accaduto. Passata la foga del momento, però si può iniziare a riflettere sul crimine. Innanzitutto, la figura politica di Boris Nemzov era da tempo in declino. Nemzov ha esercitato la sua influenza nel periodo di Presidenza di Boris Elzin – intorno all’inizio degli anni ’90. Oggi il quadro politico russo è composto da nuove figure, da nuovi politici, e se vogliamo dirla tutta, la cosiddetta “minaccia alla politica di Putin” rappresenta piuttosto Navalniy – il blogger russo, noto oppositore ed attivista politico. A chi conviene dunque la tragedia? Probabilmente all’occidente. L’ovest sembra ormai aver acquisito il ruolo del regista principale o piuttosto produttore dell’omicidio sul “Bolshoy Moskvorezkiy”. Diventa quasi palese il tentativo da parte di blogger ed opinione pubblica di costruire i loro argomenti su ciò che la Russia è oggi riferendosi al suo passato, riproducendo le statistiche di Freedom House. Guardiamo, invece, la verità negli occhi! Vladimir Putin già nei primi due anni della sua presidenza, durante il suo terzo mandato presidenziale ha portato la Russia ad un nuovo livello politico e diviene il leader della classifica mondiale, dimostrando che la Russia è in grado di difendere i propri interessi nazionali. Secondo RIA Novosti, il leader russo durante questi due anni, è stato in grado di mobilitare la maggior parte delle forze sociali e politiche del paese intorno ai valori conservatori e di formulare l’idea di un percorso speciale di sviluppo della Russia. Esperti osservano che, dopo le elezioni del 2012, il rating di Putin, non solo non è caduto, come è successo dopo le elezioni, per esempio, con Barack Obama e Francois Hollande, ma anche notevolmente rafforzato. Nell’autunno del 2013 in un’intervista con First Channel russo e l’agenzia di stampa americana Associated Press, Putin si è descritto come un uomo pragmatico che condivide la filosofia del conservatorismo. Ma un conservatorismo che guarda al progresso. E di progresso ce n’è stato. Dal punto di vista economico, la Russia può permettersi una politica sociale a sostegno della crescita demografica. Solo per riportare qualche esempio, di recente, il parlamento russo ha lavorato su un disegno di legge volto a sostenere le famiglie numerose garantendo un cospicuo assegno per la nascita di un terzo figlio. Questo è uno dei tanti cambiamenti che si sono succeduti sotto la Presidenza del cosiddetto “tiranno” come l’occidente lo ama chiamare. Ma la “tirannia” del presidente Putin, viene messa in risalto dai mass media occidentali, non tanto per quel che riguarda la politica interna ma sopratutto per quelle che sono le sue scelte in ambito estero. Anche qui è semplice dimostrare quanto è facile sviare l’opinione pubblica. Il riferimento ovviamente è alla crisi in Ucraina. Bisogna tuttavia fare un salto indietro nella storia per capirne la nascita e l’evolversi. Lo stesso nome di questa nazione, Ucraina, dovrebbe di per se farne capire l’importanza geopolitica che ricopre, in quanto la sua traduzione italiana è “sul confine” quindi storicamente è sempre stata terra e meta di conquista. Con le elezioni presidenziali del 2010 e la vittoria riportata da Janukovic, il potere si fece più autoritario con l’intento di ristabilire ordine al caos creatosi in Ucraina dal dopoguerra ad oggi. L’intento del presidente Janukovic era quello di poter ottenere consistenti aiuti economici dal governo russo senza però mai perdere di vista l’obiettivo di entrare a far parte dell’Unione europea. L’eterna indecisione da parte delle nazioni europee nell’accettare o meno l’Ucraina come paese membro hanno portato il presidente Janukovic a chiedere e di conseguenza accettare, prestiti dalla Russia con lo scopo di risollevare una disastrosa e disarmante crisi economica interna. Questo è il motivo che ha portato poi agli avvenimenti di piazza Maidan. La popolazione ucraina filo occidentale e dichiaratamente nazionalsocialista, orchestralmente pilotata da personaggi la cui provenienza non è data sapere, ha portato in quasi tutta l’Ucraina un’estenuante caccia all’uomo “russo, filo russo o di origine russa”. E qui entra potentemente in gioco la macchina dei massmedia occidentali, dipingendo un quadro perfetto immortalando la Bella addormentata Europa che si sveglia e Superman U.S.A. venire in aiuto ad una nazione dilaniata dalla politica estera del dittatore e tiranno Putin il quale nel frattempo attua una politica difensivista, apre le frontiere a tutti coloro che appartengono ad etnie russe e fortifica i suoi confini, cosa che ogni stato sovrano è tenuto a fare. La domanda da fare ci porta all’origine della nostra discussione: perchè questo improvviso svegliarsi dell’Occidente al momento in cui l’Ucraina chiede aiuto alla Russia? Sarà magari per il semplice fatto che non se ne avrebbe più il controllo? Sarà perchè, dopo la caduta dell’impero sovietico, la nuova politica portata in atto dal presidente Putin tendente a far tornare la Russia ai fasti di una grande potenza, fa molta paura a quelli che oggi sono i nostri padroni ovvero gli Stati Uniti? Del resto ricordiamo semplicemente l’origine del nome “Ucraina”: Sul confine.
Anastasia Vasilyeva