Il coraggio del volontariato, chi siamo per giudicare?


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Il coraggio del volontariato, chi siamo per giudicare?

“Purtroppo
le cose sono andate così ma è la guerra, noi continueremo a dedicarci e ad
aiutare da qui, non ci arrendiamo.” Commenta così Greta Ramelli, una delle
due cooperanti rapite in Siria il 31 luglio, la liberazione sua e di Vanessa
Marzullo. Vanessa Marzullo e Greta Ramelli sono due ragazze di venti e ventuno
anni, studentesse di Mediazione linguistica e Scienze infermieristiche,
attiviste, impegnate in progetti umanitari, fino al giorno del loro rapimento,
il 31 luglio.  Ma cosa c’entrano queste
due ragazze con l’Isis? Nulla. L’Isis è la più feroce, sanguinaria e pericolosa
organizzazione terroristica esistente, attiva in Siria e in Iraq il cui attuale
leader, Abu Bakr al-Baghdadi, è al momento l’uomo più ricercato al mondo. La
Siria, paese in larga maggioranza sunnita, dal marzo 2011 è lacerata da una
guerra civile che vede contrapposte le forze governative e quelle non
governative.  La maggior parte di questi
miliziani ha ingrossato le file delle formazioni jihadiste, in prevalenza
quelle del Fronte al-Nusra e dello Stato Islamico dell’Iraq e Levante. Greta e
Vanessa, volevano partire, volevano aiutare, da anni volontarie in Italia e
all’Estero, anche in zone di guerra, volevano partecipare attivamente a quella
azione umanitaria, spesso invisibile, che però c’è, esiste, fatta di persone
coraggiose, di un coraggio che non tutti possiamo comprendere fino in fondo: il
coraggio del volontariato.  L’hanno
fatto. Sono partite.  Ma noi non siamo un
paese all’altezza di un gesto del genere, facciamocene una ragione.  Un paese all’altezza non avrebbe dibattuto
così come ha fatto la liberazione di due volontarie, con esperienza pregressa
in Italia e all’Estero, denigrandole in modo sessista.  Il nostro è un paese perbenista e bigotto.  Un paese che addita e che giudica e lo fa
perché da noi “non è di moda” partire come volontarie in zone di guerra, non
è comune sentire l’esigenza di volere aiutare un popolo sotto assedio, e sì,
magari prendendo anche posizioni radicali. Noi non siamo un paese dove le donne hanno gli stessi diritti,
sostanziali e non formali, degli uomini, ammettiamolo. In un paese egualitario nei diritti, il vice
presidente del Senato non si sarebbe permesso di offendere due volontarie partite nell’ambito di un progetto di cooperazione
internazionale, due cittadine italiane, due donne. Non avrebbe messo tutto,
vergognosamente, sul piano del sesso. Noi non siamo neanche un paese solidale. Un
paese solidale non augura la morte a nessuno.  Noi siamo un paese che si dovrebbe solo
vergognare.  E nonostante tutto, forse,
non basterebbe a chiedere scusa a Greta e Vanessa, che continuano a sorridere e
con la forza della loro età dicono: “non vogliamo smettere di aiutare il
popolo Siriano.”
Angiolina Ferraiolo

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