Costruiamo il futuro: Susanna Camusso incontra gli studenti


Costruiamo il futuro: Susanna Camusso incontra gli
studenti

Si è tenuto giorno 5 Dicembre
l’incontro tra il segretario nazionale della CGIL e gli studenti
dell’Università Di Palermo, a termine di un tour che ha visto l’Udu Nazionale e
la Rete degli Studenti Medi in giro per 13 regioni e 23 città italiane per  raccogliere testimonianze di ragazzi che
hanno deciso di abbattere gli ostacoli e costruire un futuro fatto di speranza,
tenacia e diversità.
Palermo, ultima tappa, dove
vengono raccontante esperienze positive e negative, a testimonianza che i
giovani non sanno solo protestare ma anche proporre, un tour in “direzione
diritti”, un’esperienza che nasce in un periodo complesso per il nostro stato,
fatto di crisi economica, tagli, licenziamente, immigrazione ed emigrazione. Un
viaggio che parte da un provvedimento sull’istruzione, in cui il ruolo della
scuola viaggia su due binari diversi, quello della meritocrazia e   della competitività, senza tener   conto di un concetto importante,
l’uguaglianza. Mettendo a sistema le tematiche del diritto al lavoro e del
diritto allo studio, l’una non può esservi senza l’altra, il “viaggio dei
ragazzi” tenta di raccontare storie di studenti e lavoratori. Susanna Camusso
ha risposto ad una serie di domande, affrontantado argomenti importanti,
dall’istruzione, al lavoro, dall’investimento, alla diversità, fino
all’immigrazione, tutto racchiuso nel quadro dell’economia della conoscenza,
tema dell’incontro.
“Circa quindici anni fa si
diceva che questa società doveva essere basata sull’economia della conoscenza,
la formazione avrebbe dovuto creare investimento, potenziare l’economia al
ritmo della competizione e dei diritti, ma così non è stato, economia e
conoscenza non hanno saputo contaminarsi a vicenda.”
Si parla innanazitutto
del futuro dell’Europa, nel momento in cui il modello del capitalismo
finanziario crolla,  della perenne
crescita dei consumi senza avere l’idea di un del rapporto con le persone e il
territorio. È necessaria una presa di conoscenza delle ricchezze che ha il
nostro territorio, e di come, sulla base di queste, si possa dar vita ad una
nuova competizione, che richiede innovazioni ed energia, occupandosi delle
nuove generazioni, non guardando sempre al passato. Un paese che dichiara di
guardare al futuro dovrebbe garantire il diritto allo studio come premessa per
una prospettiva verso il futuro, nasce dunque un conflitto tra chi vuole
rimanere nell’economia del risparmio, dei tagli, della compatiblità dei
bilanci, e chi invece propende verso un’economia dell’investimento che crede
nell’innovazione.
“Serve l’istruzione ? Se serve
qual’è il tempo di istruzione perchè sia crescente, se dobbiamo guardare
all’economia della  conoscenza, il
percorso verso l’apprendimento del sapere ha un suo tempo che va di pari passo
con la qualità dell’istruzione.”
con questa domanda provocatoria il
segretario rompe il silenzio e risponde ad un’altra delle domande postele,
affermando che  la prima rivoluzione da
fare è rendersi conto della necessità di investire nell’istruzione,
universitaria e professionale, non guardando indietro ma avanti, rendendosi
conto delle esigenze del mercato. Le esperienze di lavoro non sono quelle di
questo periodo, date dal rapporto “stage-tirocino-stage”, tutti senza un
compenso. Il tema non è inventare lavoro gratuito, ma  se nei luoghi di lavoro si è in grado di
costruire una possibile acquisizione di competenze e di verifica nel rapporto
che vi è tra
 chi sta imparando e quello che avviene nei
luoghi di lavoro per sancire il rapporto “scuola-lavoro”. Necessaria è una
riforma del sistema di istruzione che preveda seriamente lo scambio tra la
stagione di studio e la stagione di lavoro, abolire l’idea secondo cui dato il
percorso d’istruzione intrapreso è  possibile
lavorare gratuitamente. Ciò, non solo è ingiusto ma  svalorizza la prodizione, lascia intendere
così che l’obiettivo dell’impresa è creare produzione a basso costo non di
qualificare competenze. Chi lotta per delle politiche diverse da quelle che ci
sono state imposte è visto come un pericolo per il paese e questo non crea  un punto di interlocuzione tra le parti.
“Un paese che non sa cosa
farsene dei giovani è un paese che non sa cosa farsene di se stesso “,
si
passa dunque al tema della flessibilità che ha progressivamente dato vita a varie
forme di precarietà,  si è perso
l’effettivo carattere valoriale del lavoro, venendo meno qualità e
investimento.  Se un’azienda  non spenderà nulla in training, formazione,
responsabilizzazione, la situazione del lavoro rimarrà perennemente svalorizzata.
Si constata la consapelovezza per
cui non è più un produttore, ha copiato modelli che a  poco a poco le sono stati propinati, si è
persa la concezione del legame che esiste tra la formazione professionale e il
lavoro, l’unica idea è quella di ridurre i costi. È dunque   necessaria una discussione culturale fondata
sulla conquista dei diritti, gli anni delle conquiste dei diritti sono gli anni
di crescita di questo paese.Vi  sono
delle forme di organizzazioni dei giovani che sono di reaziona al sistema, le
proposte  sono egualitarie, non esistono
le gerarchie che sanciscono diversità, il lavoro non può essere parcellizzato
in via gerarchica, permane invece l’idea del lavoro secondo cui la
subordinazione è necessaria. Anche la professionalità dei lavoratori diventa un
tema esclusivamente aziendale, se non si ha 
la pienezza dei diritti non si avrà la possibilità di essere un punto di
interlocuazione per determinare la professionalità, il lavoro e quindi la
qualità.
Susanna Camusso, spazia su vari
temi tutti in stretto lagame tra di loro, sottolieando anche un tema cardine
qual’è quello della fragilità dell’Italia, non soltanto dal punto di vista
lavorativo e territoriale, ma anche sociale.
 La gente si è spostata dalle montagne verso le
città abbandonando larga parte del terriotorio, non si è considerato quanto si
risparmiasse qualora di intestisse in un risanamento di alcuni luoghi, viene
considerato, ancora una volta, il bilancio, buttando via una marea di risorse,
rinconrrendo le emergenze, mettendo toppe qui e li.
Un’altra piaga, messa in risalto,
è quella della mancata coesistenza tra le persone, della segmentazione del
soggetto, vi  è sempre qualcuno che deve
sottostare ad un altro. Esiste
una netta  separazione tra italiani e stranieri, bisogna
costruire l’idea, non solo di essere ospitali con chi viene in Italia, ma anche
quella per cui bisogna ricostruire il lavoro, riqualificarlo, non si può
sfuggire alle migrazioni, bisogna avere la capacità di mescolarsi.
Se ci si chiude verso il resto
del mondo, vengono meno quelli che sono dei 
percorsi di trasfigurazione verso il futuro,.bisogna crare una
prospettiva che interloquisce con gli italiani, bisogna avere il coraggio di un
cambiamento culturale, e abbattere la concezione secondo cui da soli si fa meglio
e l’altro è un nemico.
 “Bisogna misurarsi con le nuove libertà,
con la diversità, con i fenomeni di migrazione, con quelli di cambiamento, il
tema della diversità riguarda anche le normative di riconoscimento non solo dei
matrimoni ma anche delle coppie di fatto. Un paese che invecchia su se
stesso,  ha paura di confrontarsi col
cambiamento, riconoscere la diversità è motivo di ricchezza.”

M.Martina Bonaffini

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