Pensavo fosse amore #25novembre2014


#Pensatodavoi
Lo spazio settimanale, a misura di lettore, per le vostre riflessioni



Pensavo fosse amore #25novembre2014


Parlare di rieducazione sentimentale, identità, ideali, ruoli
non è certo facile soprattutto se si
parla di
donne, se si parla di
abusi e questi prendono il nome di “femminicidio “. Lento è stato il percorso di sensibilizzazione
verso questa realtà fatta di 
sopraffazioni e violenze, per mano di uomini il cui gesto di certo non si può dire “fosse d’amore “. Si intrecciano emozioni,
diritti ,violazioni , urla sorde in
mezzo al nulla. Il 25
novembre
è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, stabilita tramite la  risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre
1999, emanata
 dall’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite. Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre
sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie durante il regime dittatoriale di
Trujilio nella Repubblica Dominicana . La parola “femmicidio” venne usata per
la prima volta nel 1976,
durante una seduta del Tribunale internazionale dei crimini contro le donne, svoltosi a Bruxelles.
A pronunciarla fu Diane Russell, scrittrice e attivista femminista.
La violenza sulle donne non è frutto di un raptus di follia. L’entità degli abusi e le violenze non devono essere celate o risolte in famiglia, come i
“panni sporchi” che un detto popolare cita, debbano essere lavati in famiglia. Ma quale
essere umano “merita” la lesione della propria dignità umana in relazione all’integrità fisica
e morale ? Quale Costituzione giustifica e autorizza le percosse di un
compagno, padre,fratello, ex
verso una donna? “Pensavo fosse amore.. “ avrebbero risposto queste donne…
Dopo aver ratificato, il 19 giugno 2013, la Convenzione di
Istanbul
, l’8 agosto il governo ha approvato un decreto
legge contenente una serie di misure repressive nonché di tutela delle vittime della violenza
avvenuta (poi convertito in legge con modifiche dalla L. 119/2013 del 15
ottobre 2013), riconoscendo
in questo modo l’esistenza di una situazione grave ma non ancora adeguatamente
affrontata. Se la legge compie un passo avanti in tema di lotta alla violenza
contro le donne in Italia,
si rileva tuttavia come alcuni standard richiesti dalla Convenzione di
Istanbul, non siano ancora
stati raggiunti. Se nella Convenzione vengono palesati quelli che sono gli
strumenti di prevenzione e protezione, questo non accade nel
testo di legge italiana, dove l’attenzione viene data più all’aspetto punitivo. Forti dubbi risiedono inoltre sull’entità delle risorse
economiche dedicate al piano d’azione straordinario, con
tutta probabilità non sufficienti a garantire gli obiettivi prefissati dal
testo stesso. Si noti poi come ancora manchi in Italia un’istituzione
nazionale indipendente per i diritti umani con una sezione dedicata ai diritti delle donne in grado di
vigilare sul fenomeno. I dati di Telefono Rosa sono confermati da quelli
dell’Istat. Gli omicidi in cui le vittime sono donne fanno registrare
preoccupanti picchi, si consuma una mattanza in un paese definito “civile “. Nel 2013, infatti, il 66,4% delle vittime di femminicidio
familiare ha trovato la morte per mano del 
coniuge, del partner o dell’ex partner. Sono le
trasformazioni e le dinamiche del rapporto di coppia a spiegare il maggior numero dei casi. Anche per effetto del
perdurare della crisi, si rileva un forte aumento dei matricidi, spesso compiuti per “ragioni di
denaro” o per una “esasperazione dei rapporti derivanti da convivenze imposte dalla
necessita’”. Il 2013 è stato l'”anno nero” con un incremento del 14%
delle uccisioni, rispetto al 2012
. E’ uno dei dati contenuti nel secondo Rapporto Eures sul femminicidio in Italia. Sempre nel 2013, quasi il 70% dei femminicidi è avvenuto in
famiglia, il 92,4% per mano di un uomo. E’ il tarlo della gelosia a spiegare la percentuale più
elevata di femminicidi, il 30,3% di quelli familiari,  seguiti da quelli scaturiti da conflitti e dissapori
quotidiani 17,6% di vittime. I “femminicidi del possesso” conseguono generalmente alla
decisione della vittima di uscire da una relazione di coppia. Sono oltre 330 le donne uccise in
Italia, dal 2000 a oggi, per aver lasciato il proprio compagno. Se le armi da fuoco si confermano come strumento principale
negli omicidi in genere, nei femminicidi la
gerarchia degli strumenti si modifica significativamente. Sconcerta il fatto che
sono gli omicidi “a
mani nude, rappresentare complessivamente lo strumento più ricorrente, nelle
tre forme delle percosse,
dello strangolamento, e del soffocamento. Di poco inferiore la percentuale di quelli con armi da
fuoco e da taglio , cui seguono quelli compiuti con altri mezzi. E con l’età media
cresce anche la percentuale delle vittime in condizione non professionale, confermandosi le
pensionate (35,5% del totale) le vittime prevalenti, seguite da casalinghe e disoccupate (15,1%),
impiegate e lavoratrici dipendenti (9,9%) e domestiche, colf e badanti 9,9%, Un bollettino ‘di
guerra’ che nelle cronache dei siti internet, dei giornali e dei tg passa ormai
quasi inosservato. Nel 2013
il sud diventa l’area a più alto rischio
(75 vittime ed una crescita del 27,1%) ma è il centro a
presentare l’incremento più consistente passando le donne uccise da 22 a 44: i
casi crescono nel Lazio,
in Toscana, in Umbria  e nelle Marche
.
Proprio il Lazio, insieme alla Campania, presenta
nel 2013 il più alto numero di femminicidi tra le regioni italiane seguono Lombardia, Puglia, Toscana , Calabria e Sicilia . La
graduatoria provinciale vede ai primi posti Roma, Torino e Bari,
seguite, con 6 vittime, da Latina, Milano, Palermo e Perugia. I centri anti-violenza si rivelano fondamentali,  ma moltissime donne non ne conoscono neppure l’esistenza. Denunciare è sempre possibile, ma spesso inutile. Si teme che dopo la denuncia sia anche peggio, spesso lo è. In
questa giornata di commemorazione, le  città si tingono
di rosso. Nelle piazze vengono esposte scarpe rosse di vario tipo e misura. Il colore non a caso è il simbolo del sangue di queste donne,
divenute vittime. Rivolgendo lo sguardo al resto del mondo, sessantaseimila
donne e bambine vengono uccise ogni anno nel mondo, una cifra enorme che
rappresenta circa un quinto di tutti gli omicidi. Il dato, raccolto dalla
Small ArmsSurvey, è un numero approssimativo perché
l’informazione in molti Paesi è carente. A  guidare la classifica degli omicidi femminili
sono le regioni quali Sud Africa, il Sud America, i Caraibi e l’America
centrale
. Tra i singoli Paesi
al primo posto c’è El Salvador con 12 femminicidi ogni centomila donne, seguito da Jamaica
(10.9), Guatemala (9.7), Sud Africa (9.6) . In questi Paesi le donne vengono attaccate nei luoghi
pubblici da bande criminali o da gang in un clima che sembra loro garantire l’impunità. Secondo le Nazioni Unite la metà delle donne uccise in Europa tra il 2008 e il 2010 è morta per mano di qualcuno che la amava, un
membro della famiglia. In molti Paesi del Vecchio
Continente resiste il tabù culturale che tende a considerare la violenza
domestica una questione privata
e a non denunciare i fatti.
Shedishe M. (37 anni), Usselina Denise F.G (42 anni) Adriana C. (80 anni)
Egidia M. (68 anni)Marilena C. (34 anni) Annamaria G. (57 anni) Franca I. (50
anni)   Antonia S. (47 anni ) Jamila Assafa(31 anni) Giuseppina
D.F. (52 anni) Favour O. (24) Giuseppina B. (87 anni) Michela F.(41 anni) Florentia
B.( 19 anni) Francesca D.G E Martina I. (56 e 19 anni) Giuseppina N. (51 anni) Angelica T.(35
anni) Fabiana L. (15 anni)  Erika P. e
Micaela G. (entrambe 34 anni) Immacolata R. (53
anni) Marta F.(50 anni) Olena T.(50 anni) Samanta F. (35 anni) Irma H.(33 anni) Chiara B. (25
anni) Maria N. (46 anni) Rosi B.( 26 anni) Tiziana R. (36 anni )Angela A. (65 anni) Erika C. (43
anni) 
Siete tante, troppe, centinaia in
Italia, migliaia in Europa, milioni nel mondo, così tante
da non riuscire a contarvi tutte, così tante da non potervi elencare
tutte..quelle mani che avrebbero
dovuto prendersi cura di voi e invece… pensavate fosse amore?

M.Martina Bonaffini

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